Eyes without a face - 9

Creato il 03 maggio 2010 da Baffo1971
"...il campo di prigionia di Istanbul era noto per la ferocia delle sue regole e per le perdite continue di prigionieri. Non solo per morte a seguito degli stenti, ma anche per i continui tentativi di fuga dei prigionieri disperati ed esasperati dai maltrattamenti. Nei primi 3 anni di esistenza del campo, circa 3000 prigionieri tentarono la fuga: di uno solo non fu mai ritrovato il corpo. Dopo la battaglia di Gerusalemme, la rappresaglia contro gli asiatici era divenuta la normalità. Una battaglia fisica, che si trasformò rapidamente in una guerra culturale, razziale, universale. La definizione stessa di asiatico era passata attraverso un'escalation continua di trasformazioni, fino a divenire l'unico modo dispregiativo per nominare qualunque persona o cosa degna solo di una fine tremenda, di una morte per tortura, un simbolo di scoria senza alcun valore, anzi... degna di essere distrutta. Da qui a divenire persino un pretesto per divertirsi a spese di un asiatico fino alla sua eliminazione, il passo fu breve".
"Dottoressa, io sono un asiatico?", chiese Joshua alzando la mano. L'intera classe scoppiò in una risata, anche se soffocata, e Hana, la Dottoressa Scolastica, sorrise.
"No, tu non sei asiatico. Forse tanti tanti anni fa qualcuno dei tuoi antenati è stato chiamato così, e forse qualcuno ha sofferto, e ha pagato solo per quelle sue origini. Ma tu non lo sei".
"O forse lo sei..." pensò tra sè e sè, provando un'emozione mista tra il soddisfatto e l'imbarazzato per il pensiero che stava avendo.
"Ok, ma allora chi è asiatico oggi?", incalzò Joshua, "... non capisco più niente... mio padre dice che una volta ci si chiamava in tanti modi diversi".
"Joshua, hai studiato e lo sai. Oggi siamo tutti una sola cosa: io sono un Membro del Popolo, tu sei un Membro del Popolo, tutta questa classe è composta da Membri del Popolo, l'intera Umanità... Una volta era diverso, Josh, è una storia molto lunga... ne riparleremo". Dopo un lungo silenzio: "La lezione è finita, salutiamo il Comitato che ci ha concesso un altro giorno di studio, di passione e di duro lavoro".
"Salutiamo il Comitato", rispose in coro l'intera classe.
Tutti uscirono dalla stanza, tranne Joshua che rimase seduto alla sua postazione, davanti al terminale. "Dottoressa, un giorno, presto, mi racconterà la storia dell'Era Terrestre? Mio padre dice sempre che il mondo una volta era migliore, e che presto torneremo a quell'epoca... lo sento spesso parlare al ricevitore di queste cose, ma non capisco. A volte mi sembra che mi tenga nascosto qualcosa, ed ho la sensazione che...".
"Josh", l'interruppe Hana, "devi fidarti di tuo padre, ma non fare questi discorsi a nessuno dei tuoi compagni. Potrebbe essere pericoloso. Ora va' a casa, studia, e non pensarci".
"Va bene, Dottoressa. A domani". Si alzò, prese il suo ricevitore, ed uscì dalla stanza.
Hana era una bella donna, attorno ai 40 anni, di bell'aspetto: capelli lunghi scuri, slanciata, sempre ben vestita. La divisa da Dottore Scolastico, nonostante la sua semplicità minimale, la rendeva affascinante, e questo era normale. I suoi tratti somatici nascondevano evidenti origini asiatiche, ma erano attenuati dalle innumerevoli unioni miste delle generazioni prima di lei, negli ultimi 1200 anni dall'inizio dell'Epoca PS. Popolo Sovrano.
I primi anni dopo la fine dell'Era Terrestre furono di devastazione totale: le battaglie combattute su tutto il pianeta avevano distrutto ogni cosa, ogni grande città, inquinato ogni angolo coltivabile, generato squilibri ambientali allucinanti, riducendo drasticamente la speranza di vita media dei pochi superstiti.
I prigionieri dei pochi grandi campi di prigionia, quello di Istanbul in primis, erano quasi tutti asiatici, furono decimati nel corso di pochi anni; ne rimasero in vita poche migliaia, e di quelli solo alcuni sparuti gruppi riuscirono gradualmente a fuggire rifugiandosi nelle terre del Medio Oriente e nei dintorni. Le cosiddette "battute di caccia" del Maresciallo Bjørnstad avevano sempre meno successo, dopo i primi anni, probabilmente a causa dei primi focolai di DAD che iniziavano a diffondersi tra le truppe dell'esercito dell'Unione Europea; così, a poco a poco, i fuggiaschi iniziarono a ritrovarsi insieme ed a formare i primi gruppi di resistenza, organizzandosi sulle alture delle montagne e nelle grotte del Lubnān e del Golan, nei pressi del fiume Nahr al-ʿĀṣi, o tra gli agrumeti rimasti quasi intonsi nei dintorni di İskenderun.
I gruppi continuarono a nascondersi, ma al tempo stesso ad organizzare incontri tra loro per discutere, poi decidere strategie di difesa dalla caccia all'asiatico, ormai divenuta l'abitudine di tutti i popoli sopravvissuti alla grande guerra. Dovevano difendere le loro origini, le loro caratteristiche somatiche, i loro geni, le loro tradizioni, la loro storia, i loro credo, le loro speranze. Ma per farlo dovevano coprire la faccia, il primo simbolo riconoscibile della loro diversità. A quel tempo, dopo le devastazioni ambientali provocate dall'esplosione di milioni di bombe nucleari, era abitudine coprire la testa con turbanti di stoffe arrotolate, e spesso anche l'intero viso, che veniva deturpato dalle radiazioni.
Ed i fuggiaschi approfittarono di questo uso ormai consolidato, adattandosi all'abitudine allungando i turbanti sopra all'intero volto e fino al collo, per coprirne i dettagli, lasciando solo una sottilissima fessura sugli occhi.
E nel periodo in cui l'Unione Europea introdusse le prime Leggi Razziali Digitali, secondo le quali ogni cittadino europeo aveva diritto all'istituzione di una Banca Digitale Personale di "ricambi", i fuggiaschi capirono che il loro destino di schiavi aveva solo una via di scampo: programmare qualcosa che, nei secoli a venire avrebbe ripristinato le sorti dell'intero mondo, senza cedere alle tentazioni di vendetta, ma anzi pensando ad un mondo unico, unito nella pace.
Ma questo aveva bisogno, oltre che di tempo, di grandi menti e di enorme coraggio, oltre che di tanta sofferenza e sacrifici di vite.

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