30 luglio 2013 – Roger Williamson aveva 25 anni il 29 luglio del 1973 quando trovò la morte. Una morte terribile, stupida e dannatamente evitabile. Una stella nascente dell’automobilismo mondiale dell’epoca stroncata dal’ incompetenza umana e dalla paura di chi non dovrebbe averne, sopratutto se c’è in ballo una vita.
Una carriera brillante nei go-kart e tante le vittorie in Formula Ford britannica nel 1971 e 1972, sono questi i biglietti da visita di Roger Williamson.

La sua prima gara dura un battito di ciglia, in quanto viene coinvolto nella mega carrambola al secondo giro, innescata da Jody Scheckter, e costa la carriera in Formula 1 al nostro Andrea de Adamich. Fortunatamente, ma solo per stavolta, Williamson ne usci senza conseguenze.
A Zandvoort c’era grande festa quel giorno. La Formula 1 torna sullo storico circuito olandese dopo un anno d’assenza dovuto a opere di asfaltatura e messa in sicurezza del tracciato. Williamson, come detto, è giovane e inesperto ma si mette in mostra, dimostrando grandissimi progressi rispetto al Gran Premio d’esordio, a cominciare dalla posizione in griglia di partenza (18°esimo).Tutto sembra andare bene a Williamson, fino al maledetto 7° giro..
Alla March di Roger Williamson si sgonfia improvvisamente uno pneumatico, e priva di controllo finisce contro un terrapieno cappottandosi e prendendo fuoco, si ferma poco prima dell’ingresso di una curva e il pilota è intrappolato nell’abitacolo.
I soccorsi sono completamente impotenti e mal attrezzati, nessuno tenta minimamente di domare le fiamme. David Purley, compagno di marca ma non di scuderia di Williamson e neanche amico fraterno come molti riportano ma semplice conoscente, è l’unico a prestare soccorso al pilota inglese perchè gli altri piloti, come del resto anche i cronisti, scambiano lo stesso Purley per il pilota della vettura incidentata.

Per ironia della sorte, un’autobotte è posta pochi metri dopo la curva dove è ferma la vettura di Williamson ma non può percorrere contromano la pista (la gara non viene interrotta) e deve perciò compiere tutto il giro della pista. Arriva dopo 8 minuti, troppo tardi la per Roger Williamson che muore asfissiato e carbonizzato nella sua March.
In un’era nella quale la morte è un fatto possibile in Formula 1, la gara proseguì senza interruzione e solo alla fine il corpo ormai privo di vita di Williamson venne estratto dalla vettura.
40 anni dopo quel tragico giorno, le corse sono ben altra cosa. Il fuoco ormai è domato e non è più un pericolo da anni. Rimane di quella giornata così tragica, il ricordo di un astro nascente rimasto tale e il gesto eroico di un’uomo vero come David Purley, un ex paracadutista dell’esercito che quando aveva paura, urlava. Urlava fino a farsi scoppiare le orecchie dentro al casco, fino a “sfondarsi i polmoni” (come disse lui stesso) e probabilmente lo fece anche quel maledetto giorno mentre tentò invano di salvare Williamson. 40 anni fa, se ne andò un’ astro nascente (insieme a Brise e Pryce scomparve una generazione di promettenti inglesi) e Purley, che mai volle essere considerato eroe per quel gesto, dimostrò che i piloti in Formula 1 erano tanti, ma di uomini con l’ignifuga c’era solo lui.
QUEST’ARTICOLO ERA IN PROGRAMMAZIONE PER IERI ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI ROGER WILLIAMSON, MA IN SEGUITO AI TEMPORALI NEL BASSO PIEMONTE , L’AUTORE NON E’ RIUSCITO A COMPLETARLO IN TEMPO. CI SCUSIAMO PER IL DISAGIO.
F1 | 40 anni fa la morte di Roger WilliamsonF1Sport.it - F1 Formula 1 F1 Tecnica F1 News Team Analisi




