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F1 | 50 anni di leggenda Mclaren

Da Tony77g @antoniogranato

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2 settembre 2013 – Tutto iniziò il 2 settembre di 50 anni fa, quando un ragazzo, un talento promettente ormai consacrato del mondo delle corse, decise che era meglio fondare una scuderia tutta sua. Bruce McLaren, neozelandese di 26 anni dal passo zoppicante ma dal piede pesante, diede vita a quella che sarà destinata a diventare la scuderia più vincente della Formula 1, seconda solo alla Ferrari.

Gli inizi furono con la Cooper con la quale vinse la Coppa Tasmania nell’inverno 1963-64 in coppia con Timothy “Timmy” Mayer, pilota americano, portato dal fratello Teddy. Edward “Teddy” Mayer sarà una figura fondamentale nel corso della storia della Mclaren negli anni 70.. Ma andiamo con calma. La Mclaren Ltd si impegna su vari fronti, dalle vetture Sport alla Can-Am, e proprio in questo continuo cambio di categoria, conosce Robin Herd, primo ingegnere storico della scuderia di Bruce Mclaren.

Nel 1966 Bruce Mclaren partecipa al suo primo mondiale di Formula 1 con una vettura della sua omonima scuderia Mclaren, la M2B spinta in un primo tempo da un motore Ford, potente ma fragile, per poi puntare ai motori italiani Serenissima, più resistenti ma poco potenti. I primi anni della Mclaren in Formula 1 vedono il team al top nello sviluppo del telaio, ma alla ricerca di motori competitivi in grado di poter competere con i potenti, leggeri e resistentissimi Repco della Brabham.

Dopo 2 anni a partecipazione discontinua, la Mclaren si impegna, con costanza, in Formula 1 nella stagione 1968 con le M7A affidate a Bruce Mclaren e Denny Hulme. La bontà del telaio (ultimo progettato da Robin Herd) unita  al leggendario Ford Cosworth DFV, fanno si che il team ottenga 3 vittorie (Belgio 1968 prima vittoria nella storia della Formula 1 per la Mclaren) e un eccellente secondo posto nel mondiale costruttori.

teddy mayer
Nel giugno del 1970 muore a Goodwood, mentre prova la M8D, il padre fondatore Bruce Mclaren. Il team rimane un pò allo sbando, ma ne prenderà le redini Teddy Mayer, abbandonando il ruolo di responsabile del marketing. Tale ruolo verrà preso da Phill Kerr che, come vedremo più avanti, sarà una pedina importantissima nella firma con partner storici.

Progettazione, costruzione e vendita di telai destinati alle categorie Can-Am, Formula 5000, Formula 2, Tasman Series e Formula Indy, saranno una delle principali fonti economiche della Mclaren, ma la Formula 1 viene vista da Teddy Mayer come la categoria dove la Mclaren deve concentrare le sue maggiori energie.

Nel 1971, Ralph Bellamy progetta la M19 e le sue successive versioni evolute, la M19B e la M19C, detta per la sua forma la “macchina alligatore” con la quale la Mclaren abbandona la storica livrea arancione in favore del bianco voluto dal munifico sponsor Yardley.

Nel 1973 la M19C lascia spazio alla M23, disegnata da Gordon Coppuck, ex assistente di Robin Herd. La M23 è figlia dell’esperienza acquisita da Coppuck nella progettazione di vetture destinate alle competizioni americane, con l’occhio sempre attento allo sviluppo tecnologico in Formula 1 che ha da sempre contraddistinto la Mclaren. Emerson Fittipaldi, che già aveva guidato la formidabile Lotus 72, definì stupefacente l’ingresso in curva della M23. Con il benestare di Bellamy che, sedotto dai milioni della Brabham, abbandonò la Mclaren alla fine del 72. Ormai la leggenda è pronta ad esplodere in tutto il suo splendore.

Nel 1974 la coppia Mayer – Kerr strappa il munifico sponsor Marlboro alla BRM, ciò comporta l’arrivo di fiumi di dollari e l’ingaggio di Emerson Fittipaldi dalla Lotus. La combinazione M23 – Emerson Fittipaldi, unita ai milioni targati Marlboro e Yardley, permetto alla Mclaren di vincere il mondiale piloti e costruttori nel 1974, per poi replicare il titolo piloti nel 1976 con James Hunt.

Dal 1977 la M23 va in pensione e viene sostituita dalla M26, ma l’avvento delle wing-car offuscherà la figlia della ultra competitiva M23 e il Gran Premio del Giappone del 1977 sarà l’ultima vittoria Mclaren della gestione di Teddy Mayer.

In questi anni i successi per la Mclaren sono scarsi e la Marlboro, esasperata, sostituisce lo storico team manager, Teddy Mayer, con un giovane inglese, già capo meccanico alla Brabham e propietario del team Rondel e Preject Four. Un certo Ron Dennis.

Ron Dennis arriva in Mclaren come un ciclone. Fonde il proprio team con la Mclaren stessa e dà vita al sequel di monoposto di Formula 1 più longevo della storia: l’ MP4 che tradotto vuol dire Mclaren Project Four.

ron e ayrton
Nel 1982 piazza il colpo ingaggiando Niky Lauda, di ritorno alle competizioni dopo 2 anni di assenza, e convince la Porsche a scendere in Formula 1 con i potentissimi motori Tag sovrallimentati. Nel 1984 arriva il titolo mondiale piloti ma è solo un antipasto. Nel 1985 e 1986 il team replica con Alain Prost e nel 1988, Ron Dennis, strappa il motori Honda alla Williams dando vita ad una delle accoppiate motore e telaio più vincenti e longeve della storia. Arriveranno 4 mondiali piloti e costruttori consecutivi con 39 vittorie su 65 gran premi, gestendo la rivalità storica tra Senna e Prost alla grande. La tattica di gara era la seguente: assicuratevi di avere la vittoria in mano dominando metà gara, poi giocatevela tra voi 2 alla fine. Insomma, non c’è trippa per gatti in quegli anni. Il formidabile duo si scioglie al termine del 1992, annichiliti dallo stra potere Williams – Renault – Mansel. Nei 2 anni successivi la Mclaren si affida prima ai Ford Cosworth poi ai motori Peugeot, ma senza particolari soddisfazioni.

Ron Dennis capisce che per tornare a vincere bisogna dare una svolta alla storia della Mclaren. Chiude un rapporto ventennale con la Marlboro e firma con la West Tabacco che, grazie ai soldoni che porta, gli permettono di assicursi il miglior progettista del momento, Adrian Newey. Convince la Mercedes a scendere in Formula 1 e ad Hakkinen, da anni sotto contratto Mclaren e cresciuto sotto gli insegnamenti di Senna, affianca il promettente, ma pasticcione, David Coulthard.  Nel 1998 la Mclaren vince sia il costruttori che il piloti e nel 1999 vince il piloti con Hakkinen. Dal 2000 al 2004 lotta contro lo strapotere Ferrari e sostituisce il ritirato Hakkinen con il promettente Raikkonen. Ma non basta. La Ferrari vince in lungo e in largo e bisogna approfittare subito dell’abbandono alle competizioni di Michael Schumacher. Ingaggia il bi-campione in carica Alonso, gli affianca l’astro nascente Hamilton e soffia alla Ferrari un contratto di sponsorizzazione con la Vodafone da 100 milioni l’anno. La stagione 2007 vede una guerra tra i 2 che avrà conseguenze autolesionistiche sulla squadra che perde il titolo piloti all’ultima gara e anche il costruttori dopo la sentenza sulla Spy Story. Nel 2008, Alonso se ne va; arriva Kovalainen che si dimostra fido scudiero di Hamilton vincitore del mondiale all’ultima gara in Brasile, come se fosse un’amara vendetta dell’anno prima, e regala alla Mclaren quello che è, per ora, l’ultimo titolo piloti. Ron Dennis si ritira dalle competizioni, ma non dalla Mclaren della quale è diventato presidente, nel marzo 2010 cedendo il ruolo di team manager al suo secondo Martin Whitmarsh.

Oggi la Mclaren sta affrontando una stagione molto difficile, alle prese con una MP4\28 piena di problemi e lenta. Gli anni dei trionfi targati Dennis, Senna, Prost, Hakkinen e Hamilton sembrano lontani anni luce, ma rendere omaggio ad una delle scuderie più blasonate della storia è doveroso, sperando di rivedere le frecce d’argento (dal prossimo anno manco più così si potranno chiamare per via di un cambio di sponsorizzazione) in cima alle classifiche, dove sognava di vederle un ragazzo neozelandese dalla camminata zoppicante ma dal piede pesante.

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