6 gennaio 2015 – La vita delle volte sa essere cinica, bastarda, quasi. Jean Pierre Beltoise ha corso in ogni dove e in ogni modo, eppure passano 44 anni e ancora le memorie di quel 10 gennaio 1971 non si sono cancellate. Una ferita aperta, un taglio profondo, un solco netto nel cuore degli innamorati folli di questo fantastico, ma talvolta anche lui bastardo, sport.
Bypassiamo questa brutta e dolorante storia; come bypassiamo i numeri di Beltoise. Scrivere un’articolo il giorno dopo la sua scomparsa fatto di numeri, sarebbe inutile e, tra l’altro, lo si può già trovare (leggi articolo qui). Beltoise va ricordato come l’uomo che insieme a suo cognato, François Cèvert, seppe riportare il motorsport in Francia. Lo riportò a tutti gli effetti, in quanto dopo l’epopea d’inizio ‘900 e le vittorie di Trintignant, nel paese che si mette la mano sul cuore sulle note della “Marsigliese” non ci fù nessun’altro in grado di dare un’altra scossa di passione.
Ma Jean Pierre Beltoise non è solo Formula 1. Beltoise ha nel suo palmarés anche un Mondiale Marche vinto nel 1973 su Matra, uomo simbolo del marchio francese, in coppia con il cognato Cévert. Per non parlare delle vittorie in gare di durata vere, dure e crude come le 1000 Km a Brands Hatch, Nurburgring, Buenos Aires e anche la 6 ore di Watkins Glen. Mancava solo la 24 di Le Mans, ma anche li figurò benissimo in più di un’occasione.
Con queste righe, non si vuole assolutamente forzare un sentimento che non c’è. Chi vede Beltoise come vero e unico responsabile della morte di Giunti, dovrebbe essere ostile anche con: Siffert, Ickx, Amon e tanti altri che giustificarono il suo comportamento. Beltoise non chiese scusa a nessuno, ma creò a partire dal 1987 la “Conduire Juste” una scuola di guida sicura in Francia. Magari tra i due fatti della sua vita non vi è alcun nesso, ma chi siamo noi per capire fino a fondo l’animo di un racer vero?
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