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F1 | E’ morto Jean-Pierre Beltoise, pioniere della sicurezza

Da Tony77g @antoniogranato

Cristian ButtazzoniF1Sport.it

Dakar, 5 gennaio 2015 – All’età di 77 anni è morto l’ex-pilota di Formula 1 Jean-Pierre Beltoise. Lascia la moglie Jacqueline Cevert (sorella di François) e i due figli Anthony e Julien. Beltoise fu famoso in Francia perchè, insieme proprio a Cevert e a molti altri, fu capace di ridare popolarità allo sport automobilistico.

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Infatti, proprio con le 4 ruote riuscì a vincere da subito, aggiudicandosi il Campionato di Formula 2 del 1968, dopo che aveva dovuto interrompere anzitempo la sua carriera nelle moto proprio per un incidente con una F.2 occorsogli 4 anni prima. Passato in Formula 1, la sua carriera sarà legata a quella di un marchio francese, la Matra, proprio negli anni in cui sarebbe esplosa la stella di Jackie Stewart, compagno di squadra prima suo e poi di Cevert. Infatti, sarà proprio il 1969 la sua stagione migliore, quella contrassegnata dal primo titolo mondiale dello scozzese. Beltoise chiuderà  al quinto posto, con 3 podi e 21 punti.

Anche nel 1970, con Stewart passato alla Tyrrell, i risultati di Beltoise furono buoni, visto che guadagnerà il nono posto con 16 punti. Però, la mancanza dello scozzese pesò sulle sorti del costruttore francese e, infatti, gli anni successivi i risultati ne risentirono. Nel 1971, con Stewart iridato per la seconda volta, Beltoise ottenne solo un punto. Jean-Pierre così decise di cambiare aria e si accasò per il 1972 alla BRM ed ebbe copme compagno di squadra, insieme a molti altri, Peter Gethin. Beltoise rimase a secco in tutte le gare, tranne una.

Quella gara, il Gran Premio di Montecarlo, che iniziò con il meteo incerto sulle qualifiche, portò Beltoise al quarto posto in griglia, a dispetto delle difficoltà che pativa il team BRM, con Gethin e tutti gli altri che non riuscirono a risolvere i problemi di assetto che attanagliavano la vettura inglese sul tracciato del Principato. Ma Beltoise non fu solo lesto in qualifica; in gara, infatti, non ci fu storia sin dal via: Jean-Pierre brucia allo scatto la Lotus 72 di Fittipaldi e le Ferrari 312B2 di Ickx e Regazzoni. Risultato: si porta in testa e comanderà la gara in solitaria, percorrendo 80 giri in solitudine, con Jacky Ickx che provò a insidiarlo, ma la BRM numero 17 fu inavvicinabile, tant’è che al traguardo il distacco fu di ben 38 secondi.

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Fu la sua unica vittoria nella sua carriera in Formula 1, che si interromperà nel 1974 a 37 anni, l’anno successivo a quello in cui scomparirà il suo connazionale e amico François Cevert. Contemporaneamente corse nelle gare di durata e lo farà tornando alla Matra, il team che lo aveva lanciato in Formula 1. Vincerà diverse gare, tra cui la 1000 km del Nürburgring, la 1000 km di Brands Hatch, la 1000 km di Buenos Aires e la 6 Ore di Watkins Glen. Vinse il titolo marche nel 1973 e nel 1974. Fu però anche sfortunato protagonista dell’incidente in cui perse la vita Ignazio Giunti, in Argentina nel 1971, quando la sua vettura rimase ferma in mezzo alla pista senza benzina e venne centrata dalla Ferrari 312PB dell’italiano, che stava comandando la gara. A Beltoise venne revocata la licenza per un mese, visto che venne ritenuto responsabile dell’incidente, anche se la sua manovra fu usuale tra i piloti.

Forse anche per questo motivo, Beltoise si battè per la sicurezza in pista e sulla strada, fondando diversi anni più tardi un centro di guida sicura, chiamato “Conduite Juste” (Guida Giusta). Non solo, ideò e progettò il circuito di Haute Saintonge, inaugurato nel giugno 2009, “per l’educazione di tutti alla buona giuda cittadina e per vivere i problemi meccanici con un approccio moderno“.

L’eredità di Beltoise, quindi, è pesante e ricade sulle spalle di tutti coloro che hanno a cuore la sicurezza, in pista come sulle strade di tutti i giorni. Il ricordo di Beltoise è affidato alle parole di Jean-Louis Moncet, della redazione Formula 1 di Canal+: “Ha raggiunto il paradiso dei piloti perduti stamattina, rendendoci orfani di un’epoca gloriosa dello sport automobilistico“. Mai parole furono più vere.

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