24 novembre 2014 – Si conclude sul tracciato di Abu Dhabi una delle stagioni più negative dell’ultimo ventennio Ferrari. Zero vittorie, zero pole position, solo due podi e una situazione ambientale mai serena all’interno della scuderia fanno del 2014 il punto più basso da cui Ferrari può soltanto risalire, sarà cosi?
La monoposto. Nata con l’auspicio di permettere a Fernado Alonso di lottare quantomeno per il titolo fino alla fine la F14-T si è subito mostrata nervosa e lenta nei primi test stagionali, situazione che nelle prime gare non è migliorata, tanto che dopo il “cappotto” rimediato in Bahrain il primo a farne le spese è stato il Team Principal Stefano Domenicali.
I problemi della monoposto sono principalmente la mancanza di motore, cosa sconcertante per una Ferrari. Una analisi più approfondita però mostra come chi sta vincendo oggi ha nella propria gamma venduta quotidianamente la cultura dell’ibrido circolante sulle strade di tutti giorni. Un banco di esperienza fondamentale, trampolino del lavoro iniziato diverse stagioni fa di cui oggi Mercedes raccoglierà i frutti. Il motore della Ferrari ha fatto soffrire la Rossa ma soprattutto Sauber e Marussia che montano power-unit di Maranello.
Per di più l’unità ibrida si è mostrata difficile da domare là dove alla potenza del propulsore termico si aggiunge quella generata dalle batterie elettriche, soprattutto per Kimi Raikkonen che conclude contro ogni aspettativa la stagione più deludente da quando corre in F1.
L’ambiente. Nel calcio si dice che i cambi di panchina in corsa generano dei benefici che possono durare qualche partita. Forse è stato così anche in Ferrari dato che l’arrivo di Marco Mattiacci ha subito portato bene alla rossa che è salita sul podio in Cina. Poi però, se in estate è parso di vedere qualche barlume di speranza, la situazione è di nuovo precipitata portando il Team italiano a posizionarsi al quarto posto della classifica costruttori dietro alla Mc-Laren che il prossimo anno sarà motorizzata Honda, una casa che parlando di ibrido sa quel che fà.
La stagione è vissuta sui dubbi di un Alonso che voleva andare via, con un Team Principal “uomo di Montezemolo” che ora con Marchionne presidente rischia, se non è già stato deciso, di doversi fare da parte lasciando il posto a Maurizio Arrivabene n1 di Philips Morris. Ciò che serve alla Ferrari per rinascere è prima di tutto un ambiente sereno e positivo. L’operato dei piloti per quanto impeccabile potrà essere non porterà a nessun risultato se la monoposto non sarà il frutto di un lavoro fatto con un’idea di pensiero lineare e costante.
Vettel. L’arrivo di Vettel non deve essere assolutamente considerato la panacea di tutti i mali, rispetto ad Alonso ha una bacheca più ricca di Mondiali ma una capacità di guida da dimostrare all’altezza dello spagnolo. Vettel sulle spalle ha l’eredità pesantissima di essere un tedesco in Ferrari. Sulle sue spalle peserà anche l’eredità di un Alonso che senza ottenere risultati importanti ha conquistato punti che molti non sarebbero stati in grado di prendere con quella macchina. Il confronto con i compagni di squadra, prima Massa poi Raikkonen è impietoso.
Vettel è e deve essere il primo mattone con cui la Ferrari deve costruirsi il futuro. Per Vettel ancora giovane e pluricampione la Ferrari è la consacrazione della carriera, vincere in Ferrari lo porterà nell’olimpo della Formula1. Per questo non c’è e non deve esserci fretta, la prossima stagione non sarà imperativo vincere, sarà imperativo “costruire un percorso ben chiaro e lineare per riportare la rossa in cima al mondo”(cit. Andrea Agnelli), sarà imperativo non bruciare Vettel. Non dimentichiamo che Schumacher per vincere il titolo con la rossa ha aspettato per ben 5 anni.
F1 | Ferrari F14 T, la grande tristezzaF1Sport.it - F1 Formula 1 F1 Tecnica F1 News Team Analisi