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F1 | Gp Corea: Una cattedrale nel deserto

Da Tony77g @antoniogranato

F1Sport.it

7 ottobre 2013 – Il Gran Premio di Corea entra negli archivi, forse per sempre. Se già qualcuno aveva dubbi sulle future edizioni, dopo lo spettacolo regalato ieri, la federazione ha come minino un paio di motivi in più per salutare per un bel pò la piccola penisola coreana.

E pensare che il tracciato di Yeongam era nato sotto i migliori auspici. Fortemente voluto da Bernie Ecclestone, il tracciato fu creato per diventare poi, in breve tempo, strada per collegare grattacieli e palazzine. Insomma, sulla carta la Formula 1 doveva, in breve tempo, diventare lo sport nazionale. Alla faccia del calcio, dei mondiali del 2002 e di Byron Moreno.

F1 | Gp Corea: Una cattedrale nel deserto
E’ accaduto invece tutto il contrario. La pista viene ultimata nel 2010 a poche settimane dal gran premio a tal punto che l’evento stesso rimane in sospeso. La gente coreana vuole la F1.. ma sa cos’è? Una radio locale regala i biglietti per il Gp a chi sa trovare il significato dell’acronimo. Le opzioni sono: Force 1, Forza 1 e Formula 1. Grazie a dio indovinano in molti, ma un buon 20% cicca clamorosamente. L’evento è un trionfo! Vince Alonso su Ferrari e gli spettatori coreani sono entusiasti della Formula 1.

L’anno dopo, la Ferrari giunge nei garage di Yeongam e trova ancora la spazzatura che lasciò li l’anno precedente, compresi i tappi dello spumante stappato per festeggiare. Nel 2011 la 150 Italia è inguardabile, la malinconia, immaginiamo, salì a palla. Nel 2012 Lewis Hamilton si ricorda che ha la moquette di casa rovinata nel tinello, allora strappa via un pò di erba sintetica e se la porta a spasso per un bel pò di giri. Vabbè dai “Son ragazzi” direbbe qualcuno, sono solo alla terza edizione diamogli tempo!

Edizione numero 4, anno 2013, il peggio del peggio.  La Red Bull di Webber va a fuoco, i soccorritori sono talmente tempestivi che qualcuno stava già telefonando al macellaio di fiducia per fare una bella “bistecconata” sul cofano motore della RB9 e, quando arrivano, si lanciano come se non ci fosse un domani a estintori aperti a chiodo in una sfida all’ ok-corral con le fiamme. Webber da una pattina sulla spalla a uno di loro per dirgli: “Basta! Mica la voglio surgelare per metterla nel freezer!”.

La Corea non ha storia nei Gran premi? Da oggi si! Tutto grazie ai vigili del fuoco che, alla guida di una italo – americana Jeep, si buttano in pista per raggiungere il luogo dove la Red Bull sta bruciando. Esattamente come a: Long Beach 1982 o Brasile 2002 (medical car Fia ufficiale). Non ditelo però ai coreani che negli anni ’60 o 70′ si vedeva molto facilmente mezzi di soccorso raggiungere luoghi di incidenti sfruttando parti di tracciato, sennò ci rimangono male.

Della città che doveva sorgere intorno al tracciato non se ne vede l’ombra, manco un ricovero attrezzi per qualcuno. Ennesima “cattedrale nel deserto” per questa Formula 1 che non vuole proprio capire che un occhio al passato (Francia, Olanda, San Marino) regalerebbe il triplo degli introiti televisivi che può dare un nastro di asfalto nel nulla.

 

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