13 ottobre 2014 – GP di Russia, il primo dell’era moderna, ovvero il giorno del titolo mondiale della Mercedes o, se volete, lo spartiacque tra un passato recente fatto di vittorie di chi dieci anni fa si affacciava appena al mondo dei motori, e il presente dominato da chi le macchine le fa davvero, e da un secolo. Tutto questo, e non solo, di seguito.
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TOP
Il primo alloro della casa di Stoccarda: quando la Mercedes vinceva dominando le gare europee nella prima metà del secolo scorso, la F1, in quanto tale, neanche esisteva. Stesso discorso per la cosiddetta “Coppa Costruttori” (o mondiale costruttori, che dir si voglia). Ecco perchè quello di ieri è un giorno storico per la Mercedes e per tutto il suo staff diviso tra la Germania e l’Inghilterra, tra l’altro conquistato in una terra dove la stessa Mercedes, cento anni fa, vinse le uniche due edizioni storiche di una corsa appartenente ad un paese molto diverso. Quello conquistato ieri è il primo titolo mondiale conquistato come “marca” in F1, la massima categoria motoristica mondiale.
La bella storia di Niki Lauda: tre titoli mondiali conquistati da pilota con Ferrari e McLaren, due squadre che, allora, avevano proprio niente a che vedere con la Mercedes. L’alloro conquistato con la casa di Stoccarda è anche suo e della sua esperienza in fatto di corse tutta dedicata alla causa delle Frecce d’Argento. Ad oggi raccontiamo di un personaggio simpatico e dalla lingua aguzza, strappato via alla morte 38 anni fa e che ancora vince in F1. Complimenti Niki.
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FLOP
La scelta Pirelli per la Russia: la corsa di ieri non è stata sicuramente la più spettacolare dell’anno. Le cause si possono ricercare in tanti ambiti ma, sicuramente, una di esse può essere trovata in una strategia Pirelli troppo conservativa. Ok, dopo i “problemi” dell’anno scorso, i milanesi hanno voluto affrontare questa stagione con i piedi di piombo. Arrivati poi alla prima, vera, incognita dell’anno, con un asfalto che è risultato ancora meno abrasivo delle simulazioni, il costruttore italiano ha portato delle vere e proprie “pietre”, che non venivano affatto intaccate dal durissimo asfalto russo. Se consideriamo che – purtroppo o per fortuna – le gomme sono l’unica parte della vettura che tocca terra, lo spettacolo in pista deriva per larga parte della composizione delle stesse. Per l’appuntamento di ieri, si poteva osare di più.
L’attesa (delusa) di Kvyat: l’idolo di casa era veramente atteso alla grande impresa. Dopo la miglior qualifica della storia per i russi in F1 (a onor del vero l’unico russo in F1 è stato Petrov che ha portato la Renault al sesto posto in griglia), gli spettatori avevano sognato il podio per l’alfiere della Toro Rosso, dal prossimo anno all’interno della seconda Red Bull ufficiale. Invece niente. Emozione? Strategia di gara sbagliata? Difficile da capire davvero. La grande festa è rimandata a 12 mesi a partire da ora.
L’ultima gara di Montezemolo: non è un flop ma una dedica, un po’ triste, a Luca Cordero di Montezemolo, presidente, fino a ieri, del più grande team della storia della F1. Un capitolo, lungo e importante, della storia della Ferrari si è chiuso meno di 24 ore fa. I tifosi del team di Maranello ora guardano al futuro, sperando che sia altrettanto roseo e colmo di successi quanto questi ultimi venti anni.
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