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F1 Hamilton al cospetto del suo idolo Senna

Da Tony77g @antoniogranato

Cristian ButtazzoniF1Sport.it

1 ottobre 2015 – Suzuka, il circuito in cui Lewis Hamilton coglie il suo 41. successo, è carica di un’atmosfera molto particolare. C’è infatti il sapore di un’impresa costruita negli anni, di un mito inseguito e che ora, dopo anni di delusioni miste a trionfi, è stato finalmente raggiunto. 162 gare contro 161, 41 vittorie a testa. Lewis Hamilton e Ayrton Senna ora sono sullo stesso gradino nella classifica dei migliori di sempre. Davanti a loro, solo tre piloti: Sebastian Vettel, Alain Prost e Michael Schumacher.

Un traguardo suggestivo, che completa il percorso di due campioni uniti nella carriera (entrambi hanno iniziato nel karting, vincendo, entrambi hanno corso nella F.3 inglese, entrambi hanno corso per la McLaren), ma anche forse da qualcosa di più: una sensibilità e un carattere difficilmente riscontrabile in altri piloti percettibili anche nel modo di guidare e aff

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rontare le gare. Ed è forse proprio questo lato del carattere ad aver impressionato Hamilton, che lo ha fatto diventare l’idolo della sua infanzia, il mito da inseguire e raggiungere, anche se eguagliare Magic è praticamente impossibile.

Entrambi legati da storie personali particolari, Senna e Hamilton hanno trasportato nelle corse l’idea di essere entrambi dei predestinati. Legati a loro modo da un nome: la McLaren. Sarà proprio la scuderia di Woking a consacrarli entrambi, attirandosi anche non poche critiche nel momento in cui i due dovettero incrociare le lam

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e con dei campioni affermati che risposero al nome di Alain Prost e Fernando Alonso. Entrambi contestati, entrambi accusati di essere dei favoriti all’interno del team ma entrambi subito maledettamente veloci. La loro ascesa si concretizza subito, Senna vince il titolo appena si cala all’interno della McLaren, Hamilton un anno dopo, ma la loro ascesa al vertice della Formula 1 fa capire chiaramente che i loro trionfi sono tutt’altro che immeritati.

E così come i momenti felici, per entrambi ci sono state anche le parentesi buie, in cui con un mezzo non all’altezza delle rivali hanno tirato fuori comunque tutto quello che potevano dai loro mezzi per tentare di risalire. Ed entrambi sono stati protagonisti del clamoroso divorzio con la McLaren, per inseguire un altro sogno, un altro trionfo, un’altra corona iridata. Ma proprio qui si

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assiste alla frattura netta tra le carriere di Senna e Hamilton, visto che il sogno del brasiliano di raggiungere Nigel Mansell e Alain Prost, il suo acerrimo rivale, si spegne per sempre in quel maledetto primo maggio 1994, alla curva del Tamburello. Un’immagine che ha scosso il mondo e pure Hamilton, che all’epoca di anni ne aveva 10 e che forse ancora non pensava alla strada della Formula 1, visto che le sue passioni erano il calcio e le auto radiocomandate. Ma da quel momento, forse, qualcosa è cambiato e diversi anni più tardi, quasi a voler imitare l’azzardo del suo idolo, accetta la grande scommessa della Mercedes e in uno strano ma suggestivo gioco di incroci prende il posto di quello che è stato l’ultimo grande rivale di Ayrton, Michael Schumacher.

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Una scommessa che la Mercedes vuole vincere a ogni costo e nel 2014 Hamilton e Rosberg vivono quasi la stessa grande annata 1988 che coincide con il primo mondiale di Ayrton Senna targato McLaren-Honda, ottenendo tutte le pole position meno una e una doppietta iridata non senza qualche difficoltà e qualche battibecco di troppo. Alla fine, nella notte di Abu Dhabi è proprio Hamilton a prevalere, conquistando il suo secondo titolo iridato dopo la sfida infinita con il compagno di
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squadra.

Nel 2015 la storia sembra essere tutta dalla parte di Hamilton, che miete successi a ripetizione nella prima parte dell’anno, per poi essere acciuffato di nuovo da Rosberg. Ma nel corso di questi due anni, Hamilton avvicina e supera grandi nomi della Formula 1: Piquet Fangio, Lauda, Clark, Stewart, Mansell e Alonso. E si arriva a Suzuka, forte delle 7 vittorie stagionali e di un buon vantaggio su Nico Rosberg e Sebastian Vettel. Una pista che ha regalato grandi imprese nella storia della Formula 1, titoli mondiali, tra cui quelli di Hill e Schumacher, ma forse su tutti il pilota che viene in mente più di qualunque altro è lui, Ayrton Senna. Il brasiliano, nel bene e nel male, a Suzuka ha scritto alcune delle pagine più importanti della storia della Formula 1 e ha conquistato i suoi tre Mondiali, il primo dei quali a bordo della MP4/4. Proprio quella vettura che Lewis Hamilton sognava di guidare sin da bambino e che, in un giorno del 2011, la redazione della BBC gli fece trovare sul circuito di Silverstone. E lui di certo non poteva resistere alla tentazione di regalarsi un paio di giri a tavoletta.

Nella prima gara che si corre nel segno di Jules Bianchi, il compagno di squadra si rivela più veloce in qualifica, ma allo start Hamilton fa capire a tutti gli avversari che non è giornata, perchè il suo obiettivo di pareggiare Senna non poteva concretizzarsi a Singapore (dove ha corso il suo 161. Gran Premio, cosa che avrebbe significato un suggestivo doppio pareggio con Ayrton) ma qui, in casa della Honda e sulla pista che ha portato alla ribalta la McLaren più di chiunque altro, che in questa gara si vede costretta a correre con un “motore da GP2”, come dice Alonso. E sulla pista dei celeberrimi scontri tra Senna e Prost, Lewis Hamilton non poteva certo esimersi d

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al celebrare il suo idolo e questo traguardo con una vittoria perentoria e senza discussioni, comandando dall’inizio alla fine. Le epoche cambiano, la Formula 1 è stata rivoluzionata più volte, i calendari sono stati stravolti così come i circuiti e le monoposto, i piloti, i sistemi di punteggio, i box, i giornali, le televisioni; si vive in un altro mondo e i numeri non hanno lo stesso sapore -e lo stesso valore- di prima (Senna raggiunse le 41 vittorie due anni dopo il suo terzo Mondiale…). Certi traguardi, però, non possono passare inosservati (lo stesso traguardo raggiunto da Vettel a Budapest è rimasto quasi sotto silenzio), perchè forse vanno aldilà dei freddi numeri e si trasformano in emozioni, in brividi che attraversano la pelle, proprio come quelli che regalava Senna con le sue imprese e che Hamilton prova a replicare. E adesso gli manca solo un traguardo, che sembra vicino: il terzo Mondiale. E a questo punto potrebbe proprio dirsi che Hamilton e Senna sono così lontani da essere anche maledettamente vicini.

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