17 giugno, 2013 – Ci sono uomini che in pista rischiano la vita, per grandi e bambini sono eroi, alcuni di loro rimangono per sempre nella memoria collettiva. Le loro gesta hanno infiammato i tifosi, dando vita ad emozioni che ancora ardono nei cuori di molti che amano lo sport della F1.
Ma ci sono uomini che sono pronti a spegnere altre fiamme, altri fuochi di cui spesso ci si dimentica ma che nel Motorsport son sempre presenti.
Quest’uomini da dietro le reti di protezione della pista, sono sempre pronti a soccorrere gli eroi dal fuoco, rischiando la loro vita, mossi solo dalla grande passione che li anima verso lo sport per loro più bello, quest’uomini sono: i “Leoni” della CEA.“Del pericolo di un incendio spesso ci si dimentica e si tende ad ignorarlo, ma nel mondo delle corse è un pericolo sempre presente e solo le grandi misure di sicurezza e prevenzione di oggi, hanno impedito il verificarsi di ulteriori situazioni pericolose. E’ bene porre sempre la massima attenzione al pericolo dell’incendio e continuare a non sottovalutare i rischi presenti nel mondo delle corse” queste, le prime parole di Rossella Amadesi, Responsabile della Squadre Corse di CEA con cui abbiamo avuto il piacere di poter parlare per conoscere meglio chi sono e come vengono formati i “Leoni”.
Il fondatore Ermete Amadesi
La CEA nasce nel 1970 dall’idea e dalla grande passione per il mondo dei motori di Ermete Amadesi, che insieme ai gestori dell’epoca dell’autodromo di Imola, Luciano Conti e Paolo Moruzzi, idearono e formarono il primo vero servizio antincendio dedicato alle corse motoristiche.
Il soprannome “Leoni” se lo guadagnarono sul campo, o meglio sulla pista in occasione del terribile incidente, subito dopo la partenza, del GP d’Italia del 1978 a Monza. Quello fu la primo episodio in cui i ragazzi della Squadra Corse CEA dimostrarono il loro coraggio affrontando il rogo spaventoso che divampò. “I nostri ragazzi – ricorda Rossella Amadesi – con il loro intervento evitarono una tragedia ancor più grande. Anche lo sfortunato Ronny Peterson venne salvato dalla fiamme, ma morì alcuni giorni dopo a causa delle ferite e delle fratture riportate”.
I più ricordano CEA anche per il terribile incidente di Gerhard Berger con la Ferrari ad Imola nel 1989. L’Austriaco schiantandosi contro il muro alla Curva del Tamburello venne salvato dalle fiamme con un intervento velocissimo e coraggioso dei “Leoni” della CEA. Il pilota austriaco, ancora oggi, è riconoscente a CEA come ricorda Rossella Amadesi: “per molti anni dall’incendio della sua Ferrari ad Imola nel 1989 ci ha mostrato riconoscenza, eppure noi abbiamo fatto solamente il nostro dovere”
Un dono del pilota austriaco è proprio all’ingresso della sede di via Tosarelli a Castenaso (Bologna), è lì che fa mostra di sé il modello della BMW-Williams FW 22 numero 9 in una scala davvero generosa.
In quell’occasione i “Leoni” dimostrarono un coraggio davvero unico ed una velocità d’intervento che ha reso possibile il salvataggio del pilota austriaco. Ma come si preparano a questo i volontari della CEA?
Se oggi i piloti dei nostri tempi si preparano ai GP allenandosi al simulatore, abbiamo scoperto, grazie al racconto della Responsabile della Squadra Corse Rossella Amadesi, che anche i “Leoni” si preparano con l’ausilio di un simulatore.
Il simulatore di fiamme CEA
Tanto complessi e sofisticati sono quelli dei piloti che ricreano ogni minimo dettaglio del circuito che affronteranno, tanto sofisticato e complesso è il simulatore di fiamme che utilizza il personale della CEA nei suoi addestramenti. “Abbiamo a disposizione un simulatore di incendi che gestito da sofisticate apparecchiature computerizzate riesce a riprodurre le stesse identiche fiamme, per intensità e calore, che si sprigionerebbero nel caso in cui una vettura da corsa prendesse fuoco. Con questa apparecchiatura possiamo quindi ripetere ed esercitarci quante volte vogliamo ed in assoluta sicurezza”.
A questo punto abbiamo chiesto anche quante persone vengono coinvolte durante un GP di Formula 1 e come poi queste vengano coordinate dalla Direzione gara.
“I Leoni, in occasione del Gran Premio d’Italia di F.1, sono 185, ed hanno libertà d’intervento. Nel momento in cui dovesse scoppiare un incendio sono assolutamente liberi di intervenire. Sarà poi la Direzione di gara che si occuperà di far segnalare ad i commissari di percorso, con le apposite bandiere, la presenza del nostro personale in pista. Comunque è sempre presente anche un nostro coordinatore nella sala della Direzione Gara e che, nel caso di un GP di F1 è sempre al fianco dello Staff e di Charlie Whiting.”
Ma come si diventa un “Leone” e che percorso deve fare chi vuole avvicinarsi a questo servizio?
“Innanzitutto va ricordato che siamo volontari, ma non confondiamo questa caratteristica con una sorta di dilettantismo che sovente, a torto, accompagna l’idea del volontariato. Nessun “Leone” mantiene la propria famiglia con questa attività, perciò siamo volontari. Ciò non toglie che alle nostre spalle ci sia un’organizzazione salda e collaudata”
La selezione degli aspiranti, come ci ha spiegato Rossella Amadesi, avviene una volta all’anno, presso il campo prove a Savignano sul Rubicone, vicino a Forlì. Nell’arco di un intenso fine settimana, gli istruttori impartiscono le nozioni di base, sufficienti per esordire in pista. Non tutti superano questo impatto: e quando vengono evidenziate difficoltà nel primo approccio, si decide di comune accordo di non proseguire l’addestramento. Chi invece risulta abile inizia l’iter di cinque anni, seguito sempre da un Leone esperto, al termine dei quali sarà in grado di gestire una postazione di sorveglianza antincendio.
Per affrontare l’emergenza durante le gare CEA Squadra Corse ha a disposizione più di 50 automezzi speciali veloci e fuoristrada dotati anche di attrezzature di decarcerazione per estrarre il pilota dall’abitacolo, attrezzature sempre più richieste sia nell’ambito di manifestazioni che si svolgono in pista che nei diversi campionati Rally.
Dopo aver parlato a lungo con la Responsabile di CEA Squadre Corse, non vi nascondiamo che la passione che anima l’intera organizzazione ha coinvolto anche noi. Un ringraziamento doveroso va alla Sig.ra Rossella Amadesi per il tempo dedicatoci ed il materiale fornitoci per questo servizio, ma un ringraziamento ancora più grande và all’intera Squadra Corse per tutta la loro passione, per la loro dedizione e per il loro coraggio che ha reso possibile il salvataggio di tante vite umane.
“Motorsport is dangerous” ricorda spesso la Federazione Internazionale dell’Automobile sui pass per i paddock di tutto il mondo, forse grazie a loro è un pizzico meno pericoloso. Grazie!
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