Luca SarperoF1Sport.it
29 Gennaio 2013 – C’è un team nella storia della Formula 1 che non ha mai vinto un gran premio. Nessun alloro, nessun giorno di gloria, solo qualche podio; ma nonostante tutto il suo nome è dentro al cuore degli appassionati della F1 di una volta e merita assolutamente di essere definito un “Team Indimenticabile”: la Arrows.
Già solo l’inizio della storia della Arrows sembra un romanzo. Nel novembre del 1977 Franco Ambrosio, Alan Rees, Jackie Oliver, Dave Waas e Tony Southgate (rispettivamente: main sponsor, team manager, direttore commerciale e i 2 progettisti) della Shadow, lasciano il team dell’enigmatico e misterioso Don Nichols per fondarne uno loro. Il nome Arrows deriva proprio dalle iniziali dei 5 personaggi sopra citati, con l’aggiunta di una W. In soli 53 giorni la prima Arrows della storia, la Fa1, è presentata in una imbiancata Silverstone. Pochi, troppo pochi 53 giorni per progettare da 0 una F1 per di più una factory (con sede a Milton Keynes in Inghilterra) che fino a 3 mesi prima manco esisteva. Di fatti si trova ben presto l’inghippo.

La Warsteriner (birra tedesca subentrata all’Ambrosio) continua la sponsorizzazione anche nel 1979 anche se al posto di Stommelen subentra Jochen Mass. La stagione inizia con la Arrows A1B che non è nient’altro che un’evoluzione della vecchia A1. La vettura è palesemente superata e viene sostituita a giugno dalla A2, una vettura con canoni aereodinamici diversi da tutti. La sua forma tozza la fece soprannominare “il sigaro” anche se l’idea iniziale era quella di ripercorrere la strada della Lotus 79, cioè realizzare una vettura dipendente dall’aereodinamica e dall’effetto suolo. Anche il motore (montato a 4° di inclinazione verso l’anteriore) era montato per favorire l’aderenza e l’abbassamento dei pesi. Tuttavia i problemi non furono pochi (in rettilineo Mass diceva che sembrava si essere su un’altalena) e i risultato furono due sesti posti di Mass. Le soddisfazioni arrivavano dalla Formula Aurora dove Rupert Keegan si mise in tasca il titolo.
Nel 1980 la nuova Arrows A3, più convenzionale della progenitrice A2, fu l’ultima vettura disegnata da Tony Southgate prima di lasciare il team a metà anno. La stagione vede una vettura più competitiva ma ancora acerba chiudere 7° nel mondiale costruttori nonstante Mass avesse chiuso 4° in Spagna. Sfiga vuole che il Gp fu cancellato dalla FiSa; ma tale sfiga fu ripagata dal fatto che Mass uscì incolume dal botto nelle prove del Gp d’Austria (anche se dei problemi al collo lo costrinsero a saltare 2 Gp). Nel 1981 Dave Wass corregge i difetti progettuali lasciati da Tony Southgate e la A3 ottiene addirittura la Pole al Gp inaugurale a Long Beach. Stohr rimpiazza Mass portando in dote come sponsor la Ceramiche Ragno e la Beta tools. Patrese ottiene un gran 3° posto in Brasile e rimane spesso in lotta per le prime posizioni, attirandosi addosso gli occhi della Brabham che lo ingaggerà per il 1982. A fine stagione debutta Jacques Villeneuve, fratello dell’indimenticabile Gilles, ma non si qualificherà. Al posto di Patrese arriva Marc Surer, ma un incidente ad inizio anno lo costringe a saltare la prima parte della stagione. La nuova A5 non è una macchina competitiva e arriva solo un undicesimo posto nei costruttori. Le cose non vanno meglio nel 1983 quando Serra affianca Surer anche se a Long Beach corse con una A6 Alan Jones. Le prestazioni della Arrows al di sotto delle aspettative del campione del mondo 1980 lo spinsero a rinunciare il proseguo della stagione.

La BMW si ritira, ma i vecchi turbo vengono rimarchiati Megatron e rimangono montati sui telai Arrows. Inoltre anche il munifico sponsor Barclay si ritira e la USF & G rimane l’unico finanziatore. Tuttavia, la stagione 1987 vede i piloti Warwick e Cheever portare 11 punti per un eccellente settimo posto nei costruttori. Nel 1988 la Arrows corre con la A10B, ma il progetto è comunque molto buono e per il team arrivano ben 23 punti con un 5° posto nei costruttori. E’ la stagione migliore per la storia della Arrows che può anche esultare il podio di Cheever a Monza nella giornata di gloria della Ferrari.
Da questo 1988 trionfale la Arrows vuole ripartire alla grande e presenta la A11 sviluppata in un centro tecnico tra i più moderni dell’epoca inaugurato proprio quell’anno. Un 7° posto nei costruttori non è certamente il passo in avanti che ci si aspettava e cosi prima Brawn (destinazione Jaguar) poi Warwick e Cheever lasciano la Arrows. Il centro tecnico faraonico è costato molto a Jackie Oliver che, ormai senza soldi, e la Arrows sembra sull’orlo della bancarotta.

Nel 1992 Caffi viene rimpiazzato dall’appogiatissimo Honda Aguri Suzuki che porta, infatti, i motori Mugen V10. La FA13 (nata grazie ad una galleria del vento notevolmente ampliata) è tutt’altra cosa rispetto alla progenitrice FA12 e Alboreto riesce ad andare costantemente a punti. La Footwork – Arrows chiude ottava con 6 punti, ma a fine anno Alboreto lascia il team e viene sostituito da Warwick. Il 1993 è un anno in calo con solamente 4 punti e la mazzata a fine anno della sponsorizazione ritirata da Ohashi. La Honda non crede più nel team anglo-nipponico e ritira i propri motori costringendo Rees a rivolgersi alla Ford per il 1994. I piloti sono i giovani Fittipaldi e Morbidelli che lottano come leoni; al figlio d’arte arrivano 6 punti frutto di due quarti posti mentre “Morbido” mette in cascina 3 punti. Nel 1995 arriva il pay-driver Taki Inoue mentre il ruolo di prima guida viene spartito tra Max Papis (quasi a punti in Italia) e Gianni Morbidelli che porterà ad Adelaide l’unico podio nella storia della Footwork-Arrows.
Il 1996 la Footwork lo inizia già sapendo che sarà la sua ultima stagione. La TWR di Tom Walkinshaw rileva le quote di Rees mentre a Oliver rimane il 49% della società. Il team rimane ancora Footwork-Arrows e i piloti sono Verstappen e Rosset, ma la cura è già nella mente di Walkinshaw. Dopo un 1996 con un solo punto, Walkinshaw attua la sua cura con la stessa delicatezza di un pachiderma ubriaco:ingaggia il campione del mondo in carica Hill, ottiene la motorizzazione Yamaha e ingaggia Diniz che con i suoi sponsor paga entrambi. Hill in Ungheria per poco non vince, ma porta a casa uno strepitoso secondo posto.
Dopo un ritorno del marchio Arrows col botto, i successivi due anni saranno una delusione. Hill fugge dopo un anno lasciando il posto a Salo, mentre la TWR acquista la Brian Hart Ltd. che andrà ad equipaggiare le Arrows nelle due stagioni successive. Nel 1998 arrivano 6 punti (4 a Montecarlo) e peggio andrà nel 1999 con 1 punto solo e la carenza totale di sponsor preoccupa tutti.

Si considerano grandi solo i team che hanno vinto in ogni dove e con ogni pilota, ma ci si dimentica spesso di un team che con solo una pole una manciata di podi e neanche un giro veloce ha saputo solcare la storia della F1 dalla fine degli anni 70 fino agli albori del 2000. Una storia funestata di un team sfigato e finito spesso in mani sbagliate che non hanno saputo orchestrarla come avrebbe meritato.
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