F1 | Il mito di Enzo Ferrari

Da Tony77g @antoniogranato

Luca SarperoF1Sport.it

16 Settembre 2013 – “Se date un foglio di carta e una matita in mano un bambino e gli dite di disegnare una macchina, state sicuri che la colorerà di rosso“.Questa frase racchiude tutto ciò che ha rappresentato e rappresenta tuttora Enzo Ferrari. Un personaggio ambiguo, discusso, irascibile. Ferrari ha dato tanto, tantissimo all’Italia e all’automobilismo. Chiunque legga quest’articolo, ferrarista o meno, a Enzo Ferrari deve qualcosa. Senza di lui, la Formula 1 sarebbe, nella calciofila e reality dipendente Italia, uno sport di quarto livello. Giusto sopra al torneo condominiale di ping pong.

Enzo Ferrari ha costruito negli anni il mito, la leggenda, il blasone di un marchio che rappresenta il made in Italy nel mondo. A differenza di quanto si crede, Ferrari, era patriottico. Molto attaccato ai colori. Nel suo salone campeggiava un quadro che raffigurava 3 aerei che sembravano colorare le nuvole di bianco, rosso e verde. A Watkins Glen, nel 1975, un’assurda squalifica a Regazzoni portò Luca Cordero di Montezemolo quasi alle mani con la direzione corsa. La sera Ferrari telefonò e disse loro: “Avete fatto bene”.

L’Italia a Enzo Ferrari non ha riservato lo stesso trattamento. Dopo le morti di Musso e Castellotti, fu messo alla gogna. Paragonato a un mostro, che costruisce macchine di morte. Per lui, che vedeva le automobili come uno stile di vita, fu un colpo durissimo.

Enzo Ferrari incuteva spesso terrore in chiunque lo circondasse. In fabbrica cominciavano a tremare polsi quando scendeva nelle officine col cappello sulle 23. Qualcuno si sarebbe preso una strigliata. Oppure, celeberrimo il suo pennarello viola, con la quale sottolineava ciò che, a suo dire, sui giornali non andava bene. Contemporaneamente, però, ritagliava sempre mezz’ora per leggere e rispondere alle migliaia di lettere che le scrivevano i fans.

Un uomo che ha saputo mettere in riga anche Bernie Ecclestone. Il super boss della F1 ama dire:”nessuno può tenermi per le palle perchè non hanno le mani abbastanza grandi”. Nel 1986, in pieno disaccordo con la FOM, Enzo Ferrari fa costruire un prototipo per la 500 miglia di Indianapolis. Seguono una serie di foto fate ad hoc e i gioielli di famiglia del buon Bernie sono pronti per essere strizzati a dovere. L’accordo tra Fom e Ferrari arriva pochi giorni dopo.

Il rapporto con i piloti della sua scuderia erano spesso contrastanti. Amava metterli in contrasto tra di loro affinché ci fosse sempre una lotta che potesse giovare alla squadra. Ai piloti chiamati a fare i primi test con una Ferrari a Fiorano, aggiungeva sempre un secondo al loro tempo migliore. “Non si devono montare la testa” diceva.

Era legato in modo particolare ad Alberto Ascari, in quanto era amico del padre Antonio. Amava la guida spettacolare e il coraggio di Tazio Nuvolari e Gilles Villeneuve. Ebbe un rapporto anche burrascoso con Lauda e chiamava “Pierino il terribile” Jacky Ickx.

Un uomo tutto d’un pezzo che ha sofferto all’inverosimile la scomparsa prematura del figlio Alfredo, detto “Dino”, a tal punto da avvicinarlo a Dio,lui che si è sempre considerato ateo. Per non parlare della Ferrari Dino, del tracciato di Imola intitolatogli e del Gran Premio Dino Ferrari corso nel 1979.

Portava sempre gli occhiali da sole, perchè non voleva dare la parvenza di come era fatto dentro. Un’ uomo che alla domanda “Qual’è la vittoria più bella?” rispondeva: “Quella che deve ancora venire”. In questo domanda e risposta, c’è l’essenza pura delle competizioni. “Ho ucciso mia madre”, disse quando Gonzales nel 1951 si mise dietro il plotone Alfa Romeo. Sono alcune delle frasi celebri di Enzo Ferrari, che danno ragione a chi lo definiva un “contadino modenese” irascibile e burbero all’apparenza, ma straordinariamente colto e fine se lo si conosceva a fondo.

Nella storia della Formula 1, Enzo Ferrari è riuscito a fare qualcosa che va oltre l’innovazione meccanica, tecnologica e sportiva. Ferrari ha fatto qualcosa che va anche oltre la Formula 1 stessa, lambendo settori come l’arte e la lettaratura. Enzo Ferrari ha dato il colore rosso alla passione. Enzo Ferrari è entrato nel mito, per non uscirci più.

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