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F1 | Imola ’94 ep.9: storia della sfortunata avventura della Simtek

Da Tony77g @antoniogranato

Cristian ButtazzoniF1Sport.it

30 aprile 2014 – Nel giorno del ventennale dalla scomparsa di Roland Ratzenberger, non si può certo dimenticare la storia della Simtek, il team nato da una “costola” della March che nel corso del 1994 e del 1995 ha calcato i circuiti di Formula 1 e su cui ha pesato in modo decisivo la tragedia del pilota austriaco.

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La sua storia non nasce come quella di un normale team di Formula 1, bensì come quella di un laboratorio di consulenza per le gare automobilistiche, fondato da Max Mosley e Nick Wirth, entrambi usciti dalla March (Leyton House), che fornisce supporto a diverse scuderie, sia di carattere logistico che di carattere tecnico. La Simtek (abbreviativo di Simulation Technology) fornirà, tra le altre, una galleria del vento alla Ligier e curerà alcuni progetti, come quello della BMW e quello della Bravo Grand Prix; i telai della BMW saranno acquistati dalla Andrea Moda, che esordirà con poca fortuna in Formula 1.

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La Simtek si guadagnerà il rispetto di molti, Federazione compresa, per l’immane lavoro che stava svolgendo in supporto a vari team, e decise che era giunto il momento di fare le cose in proprio. Tra gli altri, si guadagnerà uno sponsor molto speciale: il 3 volte Campione del mondo australiano Jack Brabham, il quale, dopo che aveva deciso di chiudere la propria scuderia, aiuterà in modo significativo la Simtek, entrando nel capitale del team e agendo come “procacciatore”. Questo perchè, nel frattempo, Max Mosley uscì dalla compagine sociale e verrà portato al vertice della Federazione. I risultati non tardarono ad arrivare, la fortuna arrise al grandissimo pilota australiano, tanto che a proporsi sarà nientemeno che il colosso televisivo britannico MTV, che garantì un sostanzioso contributo economico che permettrà al team di vedere la luce e prendere parte alla sua prima stagione in Formula 1.

Largo ai giovani, quindi: Wirth aveva solo 27 anni ma è stato in grado di mettere in piedi un vero miracolo, come un team di Formula 1. Non solo, si occuperà

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anche di progettarla, quella monoposto; si tratta della S941. Purtroppo per il giovane ingegnere inglese, però, fu fatale il nuovo regolamento 1994: via le sospensioni attive e via tutti i controlli elettronici sulla monoposto; Wirth deve rifare tutto daccapo, ma il tempo stringe, bisogna chiudere tuto prima dell’inizio della stagione. Alla fine la monoposto arriva… e i piloti? Jack Brabham mette a disposizione il figlio David, al suo fianco Jean-Marc Gounon. Peccato che il francese non avrà i soldi necessari per pagarsi le corse. Allora venne ingaggiato un pilota austriaco abbastanza esperto e che ha dato prova di ottime capacità: Roland Ratzenberger. Si ripete, a ritroso, una situazione simile a quella che si era vissuta in Jordan nel 1991, quando Bertrand Gachot subentrò all’austriaco proprio perchè mancarono gli accordi di sponsorizzazione in Jordan. E sarà lo stesso Gachot che, a causa del suo arresto, farà esordire un giovane inesperto pilota tedesco: Michael Schumacher. I due piloti prenderanno la volta di Imola, dove svolgeranno dei test prestagionali.

La Simtek dovrà anche pagare il deficit di motore rispetto agli altri team: si tratta di un V8 Ford, ma non è lo stesso della Benetton, bensì un motore della serie HB, decisamente meno potente. Nonostante questo, l’avventura può iniziare; si vola a Interlagos. Brabham si qualifica, l’esordiente Ratzenberger no. Il team all’esordio arriva in 12. posizione con l’australiano, che comunque si trova nella prima metà della classifica (nel 1994 partono 28 vetture). Ad Aida la situazione di fatto si inverte, con entrambi i piloti qualificati e Ratzenberger che, così, prende parte alla sua unica gara in Formula 1; Brabham si ritira, mentre l’austriaco arriva 11.

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Ma proprio quando le cose stavano iniziando a girare, ecco il colpo di grazia. 30 aprile 1994 ore 13.15 circa, Ratzenberger è al suo quinto giro nella sessione di qualifica del sabato. Alla curva Villeneuve perde il controllo della monoposto, sbatte contro il muro alla velocità folle di 314,9 km/h. L’impatto è violentissimo e fa fare alla monoposto diversi testacoda; Ratzenberger perde coscienza e muore sul colpo. Una tragedia che gli uomini della Simtek vivranno forse nel modo peggiore: nessun membro del team è andato a rivolgere al povero Roland l’ultimo saluto, ci saranno solo i colleghi austriaci Berger e Wendlinger e il Presidente della FIA Mosley, già socio della Simtek, nessun altro del mondo della Formula 1, prenderà parte a quella cerimonia. Perchè?

L’interrogativo rimane ancora aperto, ma lo spettacolo deve andare avanti. La Simtek, quasi come se nulla fosse successo, sostituisce il povero Roland con Andrea Montermini. Si va a Barcellona, ma la sensazione pè che la cattiva sorte voglia abbattersi su quella monoposto color blu e viola sponsorizzata dalla MTV: infatti il pilota che era salito sulla monoposto di Ratzenberger andrà a schiantarsi lungo il rettilineo d’arrivo del circuito catalano e quasi con la stessa dinamica del botto dell’austriaco, anche se le conseguenze saranno fortunatamente molto minori; si romperà una gamba. Brabham tenta di salvare l’onore della Simtek, portandola al 10. posto, ma anche lui sarà vittima di un incidente, in un test privato a Silverstone.

La squadra inglese, così, decide di correre la gara del Canada solo con Brabham e si affiderà dal GP di Francia al rientrante Jean-Marc Gounon per 6 gare, ma le ragioni del portafoglio costringeranno Wirth a schierare Mimmo Schiattarella prima e Taki Inoue poi. Nel frattempo, verranno svolti svariati test per comprendere la causa dei diversi incidenti dell’inizo di stagione e la soluzione che verrà individuata consentirà anche un piccolo avanzamento delle prestazioni della S941, che si qualificherà con entrambe le monoposto in tutte le gare.

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Appunto, le ragioni del portafoglio; saranno proprio queste che limiteranno le ambizioni della Simtek; lo sponsor MTV, infatti, non gradirà questa situazione e deciderà di ridurre drasticamente il finanziamento al team. A questo si aggiunge il ritiro dei Brabham dalla compagine sociale. Il giovane Wirth è nei guai, il suo sogno è in pericolo; il team manager-ingegnere è costretto a correre ai ripari. Deve pensare a progettare la nuova monoposto al buio perchè non prenderà parte ai test per la stagione 1995 e deve giocoforza assumere due piloti paganti, anche se decide dipuntare su un nome di esperienza come Jos Verstappen, reduce dall’annata 1994 con la Benetton al fianco di Schumacher. Al suo fianco viene confermato Schiattarella, che nella seconda metà della stagione avrebbe dovuto essere sostituito da Hideki Noda.

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Quando tutto sembra andare male, ecco che le sorprese arrivano dalla nuova monoposto, che si rivela anche piuttosto veloce, oltre che affidabile. Infatti, alla seconda gara in Argentina Verstappen si ritroverà in 14. posizione, che gli consentirà di agguantare la zona punti prima del mesto ritiro per noie tecniche. Ma le gioie durarono poco; già a Imola, pista che l’anno prima fu fatale a Ratzenberger, entrambe le monoposto partirono abbastanza indietro e dovettero ritirarsi per noie tecniche. In Spagna, invece, ci fu un doppio arrivo al traguardo oltre la 10. posizione. A Monaco la Simtek si presentò al via a organici ridotti ed entrambe le monoposto non presero il via, Schiattarella per rottura del cambio e Verstappen perchè fu coinvolto nel crash alla curva di Sainte-Dévote al primo via. E fu così che Wirth prese la decisione estrema: ritirarsi definitivamente dalla Formula 1 a partire dal Gran Premio del Canada.

Cala così il sipario su un’avventura troppo breve e intensa per poter essere descritta in poche righe, segnata da una terribile tragedia che 12 anni dopo Riccardo Paletti ha riportato alla ribalta il tema della sicurezza in Formula 1 e che con rammarico ha irrimediabilmente chiuso le porte dei circuiti a un team che nel corso degli anni si è guadagnato tanta stima da parte dell’ambiente, sia per l’attività di consulenza svolta che come piccolo team in cerca di quel riconoscimento che gli sarebbe spettato.

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