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F1, in Malesia scintille Red Bull

Da Postpopuli @PostPopuli

 

di Francesco Gori

Sepang-Malesia, “regno dell’imprevedibilità”: clima caldo-umido da piogge improvvise, rimonte-capolavoro come quella di Alonso un anno fa, scintille pronte a dare il là a veri e propri falò, come accaduto stavolta in casa Red Bull.

Sì, perché nella vittoria di Sebastian Vettel davanti al compagno di squadra Webber c’è il sapore di un’antipatia reciproca, concretizzatasi in pista al giro 46: Mark è in testa, la strategia di squadra prevede una gestione attenta degli pneumatici, ma Sebastian opta per la beffa e sorprende il compagno in rettilineo, sfiorando il muretto dei box.

F1, IN MALESIA SCINTILLE RED BULL: LE PAGELLE

La Ferrari incidentata di Alonso – ilsecoloxix.it

Questo il fatto principale, di un gran premio che non ha mancato di offrire sorrisi, come quello in occasione del pit-stop di Lewis Hamilton che si infila nel box McLaren in un eccesso di nostalgia, e lacrime, quelle del tifoso Ferrari che vede uscire l’idolo Alonso al giro numero 2, causa eccessiva trance agonistica che “vieta” la sosta ai box per la sostituzione dell’alettone danneggiato in partenza nel contatto con Vettel.

 LE PAGELLE:

SEBASTIAN VETTEL: 4

Si può dare 4 al vincitore di un gp? Si può, quando l’arroganza supera il limite della decenza e diventa prevaricazione incontrollabile: quella che marchia l’onore e l’onesta di Webber, “tradito” dal cattivone Sebastian a pochi giri dal termine, rischiando un incidente che in pieno rettilineo avrebbe potuto avere conseguenze gravi. No, Seb: un tri-campione del mondo così non fa, campione vero è chi sa rispettare anche l’altro, anche il compagno da sempre secondo e la serenità di squadra. Adesso terribilmente compromessa, con più che probabile effetto boomerang sul mondiale del tedesco. Del resto, talento a parte, l’intelligenza non è mai stata il forte di un pilota forte.

MARK WEBBER: 8

Partenza sprint, gara costantemente al vertice, per molti giri dà la paga a Vettel. Ottima strategia, che lo catapulta ancora in testa dopo l’ultimo pit, con gomme dure e più fresche. Non considera però la variabile Sebastian: irruenza e piede pesante del tedeschino lo sorprendono a tal punto che, dopo il sorpasso, molla la presa, preda di un nervosismo ben evidente sul podio. La faccia nera di Mark è l’emblema di un divorzio ufficiale: la sensazione è che d’ora in poi l’australiano non farà sconti, né favori all’”ex compagno”. Applausi a scena aperta per la signorilità di Mark.

FERNANDO ALONSO: s.v.

Il dubbio amletico assale tifosi ed addetti ai lavori dopo il lieve contatto in partenza con Vettel:fermarsi o non fermarsi ai box? Nando e Ferrari scelgono la seconda, visto l’asciugarsi della pista, per evitare quindi una doppia sosta. Ma l’alettone cede in rettilineo e impenna la F138. Un vero peccato, anche con macchina compromessa Alonso teneva un buon passo e avrebbe detto la sua. Col senno di poi e in ottica campionato, la sosta “s’aveva da fare”.

FELIPE MASSA: 5

Dopo una qualifica ad hoc, il solito gran premio molle. Retrocede dopo una partenza col piede incollato sul freno, passeggia durante la parte centrale della gara, recupera nel finale fino al quinto posto. Ma non basta: quando manca Alonso, la Ferrari non esiste.

LEWIS HAMILTON: 7

Vederlo fermarsi con la sua Mercedes al box McLaren fa sorridere: capita a chi di quella squadra è stato leader e storia recente. Sorrisi a parte, la gara conferma i passi avanti di Lewis: terzo con rapide, seppur inconsistenti, folate in zona Red Bull, a conferma che la casa tedesca è in grande crescita. Si salva nel finale dal ritorno di Rosberg, grazie a Ross Brawn, che in lui vede la punta di diamante per il mondiale.

NICO ROSBERG: 7.5

Meritava il podio e il voto premia l’intelligenza. Dopo giri tirati, sempre dietro Hamilton, scopre di avere nel finale le carte in regola per sopravanzarlo, ma la squadra dice “NO”. Si mantiene in scia all’inglese per dimostrare la sua forza ed accetta le decisioni del team, per mantenere un equilibrio importante, necessario per il prosieguo del campionato. A lui il compito di impartire lezioni private di bon ton su pista a Vettel.

JENSON BUTTON: 6.5

Una gara strategiaca, delle sue, che senza l’impiccio ai box per un dado entrato male, avrebbe significato zona podio o giù di lì. Un’iniezione di fiducia per il futuro, dopo un inizio di campionato da spettatore.

KIMI RAIKKONEN: 5

Week-end da dimenticare, dopo il trionfo di una settimana fa: qualifiche disastrose, partenza ancor peggio, sportellate continue con Perez prima e Hulkenberg poi. Morale della favola un settimo posto, persino dietro Grosjean.

 NICO HULKENBERG: 7

A lui la palma delle combattività, con una Sauber, notare bene. Ottavo sul traguardo ma sempre in palla, vicino a piloti più blasonati, coi quali si ingarella senza timidezza. Dopo l’exploit sfiorato inBrasile nel 2012, pare aver raggiunto una maturazione da grande scuderia.

 

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