Maranello, 8 aprile 2014 – La crisi in cui è piombata la Ferrari non sembra di facile soluzione. Servono decisioni nette, di rottura col recente passato.
Ci risiamo, purtroppo. Quante volte abbiamo sentito parlare di “punti di non ritorno”, di sviluppi abbandonati per concentrarsi sulla monoposto dell’anno dopo, di bandiere bianche alzate in modo mesto.La Ferrari si è trasformata in un incubo (citando Alonso) per i suoi tifosi, trasecolati per la cronica incapacità del team di progettare un’auto competitiva da subito e per un intero campionato.
La F14 T, ahinoi, si inserisce perfettamente sulla scia dei fallimenti che l’hanno preceduta; con l’aggravante per il Cavallino di non aver saputo inventare niente di originale con i nuovi regolamenti (per giunta mal interpretati).
James Allison doveva essere il direttore tecnico della provvidenza, è rimasto con “la matita in mano”, stretto nella morsa dei vari Tombazis, Fry e Co. che non mollano la presa. Non è colpa di quello o di quell’altro se la Ferrari va piano, è l’intero organigramma (e forse il metodo di lavoro) che andrebbe rivoluzionato.
Non basta, dunque, ingaggiare un tecnico di spessore, se questi si va a sommare ad una moltitudine confusa che – parlando dall’esterno e per intuizione – non sembra essere capace di collaborare con quell’unità di intenti che aveva reso invincibile la Rossa di Jean Todt.
Perchè il problema potrebbe essere proprio questo, facile di intuizione, difficile da risolvere: la poca propensione delle teste pensanti della Ferrari nel costruire insieme e in modo coordinato una monoposto efficace. Ripeteremo, fino alla nausea, che ci pare alquanto strano la diarchia Allison-Fry, così come non è facilmente comprensibile l’acquisto di De Beer, capo aerodinamico dell’ottima Lotus 2013, con la conferma di Tombazis nel ruolo di chief designer.
E’ su questi dati che Montezemolo dovrebbe investigare, parlando a quattr’occhi con ciascuno dei suoi uomini, per poi tentare di riorganizzare pezzo dopo pezzo un team caotico e poco armonico. Asincrono nel lavoro e nei risultati. Anche la Mercedes ha fior di tecnici, ma questi si muovono tutti come un unico soggetto. Un reparto tecnico, appunto, solido ed efficiente.
Non per suonare (ancora) ripetitivi, o per lo sfizio di accanirci contro qualcuno, ma di questo tangibile disordine dovrebbe rispondere in primis il Comandante, al secolo Stefano Domenicali. Team principal, attualmente incavolato nero, che sprona da anni i suoi “ragazzi” senza risultato alcuno.
I tifosi meritano risposte, chiarezza, rispetto. Finanche un presidente equilibrato e calmo come Montezemolo è scappato dal circuito di Sakhir in preda ai nervi per la indecorosa performance della F14 T
Aver toppato il motore, nell’anno in cui contava il motore, quando ti chiami Ferrari ed hai fatto la storia dei propulsori sportivi, è uno smacco senza precedenti. La mesta figura fatta nel deserto davanti a sponsor ed appassionati segna un punto di non ritorno.
Questa Ferrari ha da essere rivoluzionata. Il momento è quello giusto, con una macchina carente di velocità, di aderenza e di trazione. Tre difetti enormi nelle tre aree chiave per avere successo in F1. Una caporetto su tutti i fronti che non può, e non deve, passare impunita.
Montezemolo agisca, prenda provvedimenti. Intervenga in prima persona. E’ lui il nostro garante. Un po’ come il Presidente della Repubblica per lo Stato, così “LCdM” rappresenta la Ferrari ai nostri occhi. Imposti una sua linea, riparta daccapo, ma chiuda definitivamente questo ciclo del dopo-Todt sventurato e privo di futuro.
La Ferrari non deve vincere sempre, ma non può essere questa ombra allo sbando, alla quale di leggendario è restato solo il colore…
F1 | La Ferrari è una squadra senza meta: adesso tocca a MontezemoloF1Sport.it - F1 Formula 1 F1 Tecnica F1 News Team Analisi