Roma, 11 agosto – Che non fosse un periodo facile per l’economia globale già ce ne eravamo accorti da tempo, non molti però sanno che anche la F1 ha iniziato a sentire la crisi; a dare l’allarme è stato Eric Boullier DS della Lotus.
La compagine con ovile ad Enstone sembra essere, assieme a Sauber e Force India, la più colpita dalla crisi economica che possiede trame diverse da quella con cui ci confrontiamo tutti i giorni.
Lo scoglio più grande è il costo di sviluppo delle monoposto che negli ultimi anni ha toccato cifre imbarazzanti. Boullier stesso in un’intervista ci fornisce alcuni dati: nel ventennio scorso un top team spendeva massimo 46 milioni di euro mentre ora si superano ampiamente i 100. Un dislivello di 50 e più milioni che ha portato alla chiusura di diversi teams e al declino di altri; Williams in primis.
La “spending review” promossa da Max Mosley non sembra abbastanza per far si che tutti arrivino a fine stagione senza fermare a metà anno lo sviluppo. La colpa, in questo caso, non è solo dell’ex presidente FIA; l’imputato maggiore è il regolamento tecnico sempre poco chiaro, che con doppio diffusore prima e i vari F-Duct, DDRS poi, ha prosciugato i conti in banca delle squadre.
2014: sarà una categoria a risparmio energetico, ma non economico che costringerà gli ingegneri a dover ripensare al concetto di monoposto non più atto alla massima prestazione, bensì, al minimo impatto ecologico. Le Power Unit – e non vi azzardate a chiamarle motori altrimenti in Renault si risentono – provocheranno uno stravolgimento radicale sulle vetture, che si tradurrà in una spesa maggiore visto per esempio il diverso posizionamento degli scarichi (da due a uno, da allocare sullo sfogo posteriore per evitare benefici aerodinamici) e la “gentile” concessione sull’ERS, sostituto del KERS, di cui una parte potrà essere sviluppata senza limiti, se non di potenza. Anche le ali verranno ridimensionate, finalmente scompaiono quegli spalaneve anteriori, e ciò riporterà a zero i parametri raccolti finora sull’andamento dei flussi.
Schumacher ha lanciato la provocazione: le trasferte iniziano a pesare? Il calendario della F1 ha subito una grande metamorfosi negli ultimi anni, raddoppiando – in tredici anni – le sei gare che nel 1992 venivano disputate fuori dall’Europa. E mentre una volta gli spostamenti erano esemplificati dalle poche unità da trasportare, ora non è più così visti i tre bilici più motorhome da muovere nei diversi angoli del globo. E per le squadre minori anche questo sta diventando un grande ostacolo.
L’assenza dei test è davvero un beneficio? Contenuto nella riforma Mosley è anche il divieto di testare le vetture durante la stagione. A parte che dall’anno prossimo questo diverrà relativo, dimostrando l’inutilità pratica ed economica di tal provvedimento. I top team, infatti, fin da subito si sono armati di simulatore i cui aggiornamenti spesso hanno dei costi nettamente al di sopra di una giornata al circuito. Senza dimenticare che le compagini “meno possidenti” sono ancor più svantaggiate, dovendo appellarsi sempre a strutture esterne visti gli investimenti milionari che andrebbero fatti sulla realtà virtuale.
Insomma, una Formula 1 nata all’insegna dell’egualitarismo sportivo si è rivelata ancor più classista di prima. Ed il futuro non promette bene.
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