I tessuti ignifughi e traspiranti sono una conquista degli ultimi anni. La lunga storia degli indumenti da gara è iniziata negli Anni ’50. E ricca di amianto.
Fonti del post:
institutequarterly.com
formula1.com
Sessanta anni fa i piloti della Formula Uno correvano vestiti in modo basic: pantaloni di cotone leggero, t-shirt, scarpe di pelle con suola di gomma, un copricapo antivento, guanti in cuoio bucherellati e occhiali di alluminio. Le innovazioni non sono mai state accolte con entusiasmo. Ma aziende come Stand 21, Sparco, OMP e Alpinestars hanno innovato le tute dei piloti. Dal 2005 un tessuto unico sostituisce tre strati di quelli ignifughi: basterebbe solo la tuta a Vettel, Alonso e compagni.
Il magazine della Fia, IQ magazine, ha preso in esame gli step dell’abbigliamento in gara. Dagli esordi eroici negli anni ’50 al casco obbligatorio dal 1935 fino all’utilizzo dei primi vestiti poco infiammabili del 1959. Il primo passo importante nel 1966 con un brevetto Du Pont per l’esercito amerciano: un tessuto leggero, flessibile, antifiamma e protettivo a 370 gradi e fino ai 3.642. Per garantire maggiore protezione i piloti erano invitati a vestire più strati di tessuti Du Pont. L’amianto è stato molto utilizzato negli Anni ’70 grazie alla francese Stand 21: secondo gli standard transalpini bastava uno strato, ma la Nasa raccomandava di averne addosso almeno cinque. Anni ’80 con Senna, Prost e Mansell che indossavano nuovi tessuti più leggeri e testati per resistere il minimo a contatto con le fiamme prima dei soccorsi: in tutto i piloti indossavano tre strati di indumenti ignifughi. L’utilizzo della Lycra ha permesso di rendere più elastiche e più traspiranti le tute a partire dal 1986. Dal 2002 lo standard di sicurezza è stato esteso a guanti, calze e scarpe. Dal 2005 esiste un nuovo tessuto più leggero e traspirante che mai.