C’è una quasi singolare coincidenza nella genesi di questo articolo che riprende la serie dei ritratti dei personaggi che hanno fatto la storia della Formula 1 (si tratta del numero 41).
Esistono infatti vari personaggi le cui gesta non sono state ancora raccontate e uno dei primi nomi che erano balzati alla mente di chi scrive, anzi forse il primo, era proprio quello di Guy Ligier, non fosse altro perché, a suo modo, il piccolo grande genio francese è stato uno dei grandi pionieri che hanno animato questo sport nel corso di un ventennio, che inizia con un sogno: quello di portare la Francia là dove i grandi costruttori transalpini non erano ancora arrivati.
Ligier inizia la sua carriera come pilota motociclistico (quando vincerà un titolo nazionale) e automobilistico, abbinandoci come molti pionieri del volante anche quella da costruttore. La sua avventura sarà segnata per sempre da una profonda amicizia: quella con Jo Schlesser, con cui condividerà le prime gare automobilistiche nelle quali correranno insieme nel 1968. Ma proprio in quella che sembrava essere la trasformazione di un’amicizia in qualcosa di più, un’idea, un progetto vincente, ecco che accade l’impensabile:
Schlesser perde la vita nel corso del Gran Premio di Francia, quando la su vettura venne divorata dalle fiamme, nel corso del terzo giro dopo il tremendo impatto alla curva Six Frères sul circuito di Rouen. Un trauma fortissimo per un uomo all’apparenza rigido come Ligier, attaccato al senso del dovere, come racconta il nipote François, ma anche un genio innovatore nonché un uomo animato da profondi sentimenti. Una delle dimostrazioni del suo genio è questa: la struttura della vettura nella quale perde la vita Schlesser era in magnesio, a dimostrazione del continuo lavoro di ricerca e studio sui materiali che in quegli anni dei pionieri come Ligier stavano portando avanti.Da costruttore come creatore di prototipi e per farlo parte dalla Citroen SM, che verrà costruita proprio negli stabilimenti della Ligier e che successivamente verrà ribattezzata Ligier JS2, dotata di un motore Maserati V6. La successiva JS3 avrà una particolarità che incuriosirà diversi addetti ai lavori: per la prima volta, infatti, verrà montato un propulsore proveniente dalla Formula 1, e non un motore a caso bensì l’intramontabile Cosworth DFV. La vettura corse kla 24 Ore di Le Mans nel Gruppo 6, ma non fu classificata per avere coperto una distanza insufficiente, ma l’obiettivo venne comunque centrato perché arrivò sino alla bandiera a scacchi nonostante le numerose noie meccaniche.
Ligier, quindi, da piccolo costruttore di automobili e creatore di prototipi decide di gettarsi nell’avventura della Formula 1, affidandosi al genio di Gérard Ducarouge, ai motori Matra, al talento di
Jacques Laffite per lanciare una scommessa: portare la Francia ai vertici dell’automobilismo mondiale tentando di battere i grandi costruttori italiani e inglesi. La vettura promette bene, tant’è che già alla prima stagione ottiene la prima pole position e l’anno successivo ottiene anche la prima vittoria.Ma sarà due anni più tardi che Ligier si consacrerà come ottimo costruttore e degno quindi di entrare nell’olimpo dei grandi: nel 1979, infatti, decide di affiancare a Laffite Patrick Depailleer e dalla matita di Ducarouge esce la JS11, vettura che riprende a modo suo i concetti dell’effetto suolo che hanno portato la Lotus 79 al trionfo iridato l’anno prima. I risultati furono alquanto sorprendenti, visto che la Ligier vinse le prime due gare e la quinta. La scuderia francese sorprende tutti, a iniziare dalla Ferrari che nelle gare successive inizia a inanellare quella serie di risultati che la porteranno in cima al mondo, ma le innovazioni di Ducarouge avevano fatto scuole e, se si considera che Depailler venne licenziato per un incidente in deltaplano (ecco il richiamo al dovere) e la progressione che ottennero Williams e Ferrari la Ligier non andò oltre il terzo posto. ma fu un risultato strabiliante, a cui va aggiunto il quarto posto in classifica piloti di Laffite.
Un risultato che però non sarà destinato a durare: Ducarouge tirerà lo sviluppo della JS11 per un’altra stagione, in cui arrivarono altre vittorie e, nonostante delle fasi abbastanza travagliate come nel 1981, quando Jabouille venne sostituito prima da Jarier e poi da Tambay, si riuscì comunque a garantire un discreto numero di punti in classifica. Ma dal 1982, con la partenza di Ducarouge e poi con il disimpegno della Matra inizia il periodo di crisi, in cui Ligier deve fare i conti con la mancanza di risultati, la perdita degli sponsor, piloti che vanno e vengono, piloti anche un po’ troppo irruenti come De Cesaris (che verrà licenziato), il team vive una fase di alti e bassi, che alla fine porterà Ligier a prendere una decisione sofferta: cedere il team.L’orgoglio francese, però, rimane anche dopo il disimpegno del fondatore, tant’è che il controllo della scuderia verrà affidato a Cyril De Rouvre che riportò in auge da subito il team, grazie alle prestazioni di una coppia tutta inglese formata da Martin Brundle e mark Blundell. Ma nel corso del 1993 De Rouvre venne arrestato e il team venne acquistato da Flavio Briatore.
E i francesi? Spariti? Nemmeno per idea, il 1994 si ripresenta al via quella che si potrebbe definire la Ligier dele origini, tutta francese, con motore Renault e due piloti francesi, appunto, Panis e Bernard; in una stagione caratterizzata da guai di diversa natura i due piloti, comandati ai box da Cesare Fiorio, saliranno sul podio nella gara a eliminazione di Hockenheim. E dopo un 1995 più ricco di risultati, sarà proprio Panis a regalare alla Ligier l’ultimo acuto, in un’altra gara a eliminazione sul circuito di Montecarlo due anni più tardi; una vittoria che sicuramente ha fatto piacere al buon Guy, al quale rimane il rimpianto di aesseren stato costretto a cedere la scuderia e a infrangere il suo sogno, quello di vedere la Francia automobilistica sul tetto del mondo. Una speranza svanita con Alain Prost, che ha rilevato la scuderia guidandola fino al momento della sua chiusura, e che poi si è realizzata grazie alla Renault alcuni anni più tardi. Per inciso l’avventura del 4 volte Campione del mondo come costruttore è finita pressappoco come è iniziata l’avventura di Guy Ligier, dal quale ha assorbito bene lo spirito patriottico sotytolineato anche dal colore blu delle sue monoposto (che corrispondeva al colore nazionale della Francia): una monoposto disegnata da un francese (Henri Durand) e guidata da un pilota francese (Jean Alesi). La sua scomparsa lascia dietro di sé una pesante eredità, che tutto l’automobilismo d’Oltralpe è chiamato a raccogliere per cercare di riportare un team francese guidato da un personaggio geniale e del suo stesso carisma a rinvigorire i fasti della Grandeur sulle piste si tutto il mondo. Cosa che Guy Ligier è riuscito a fare in modo maiuscolo, guadagnandosi il prestigio riservato ai grandi costruttori.F1 Ritratti: Guy Ligier, orgoglio francese della F1F1Sport.it - F1 Formula 1 F1 Tecnica F1 News Team Analisi