F1 | Ritratti: il motore posteriore e altri successi di John Cooper

Da Tony77g @antoniogranato

Cristian ButtazzoniF1Sport.it

15 giugno 2014 – Ritratto numero 20 della serie dedicata ai personaggi che hanno fatto la storia della Formula 1 dedicata a uno dei primi grandi pionieri inglesi nella storia di questa competizione: John Cooper, creatore dell’omonimo team, che ha fondato i propri successi su ubn concetto rivoluzionari: il motore posteriore.

Cooper già all’età di 15 anni si distingue nella Royal Air Force come venditore di ricambi per automobili e dopo la fine della II Guerra Mondiale fonda il proprio garage per la costruzione di automobili sportive, che prendono spunto da alcfuni automezzi sdperimentati in campo militare che si rivelarono molto performanti. Grazie alla collabotrazione di Owen Maddock, Cooper costruisce la prima auto a motore posteriore usando un motore motociclistico collegato con una catena di trasmissione.

L’invenzione fu felice, tant’è che dopo varie sperimentazioni la Cooper entrò in Formula 1 con Jack Brabham e nella sorpresa generale beffò la concorerenza rappresentata soprattutto dalla Ferrari e porterà a casa il primo Mondiale con il pilota australiano. Il titolo verrà bissato l’anno successivo, con annesso Mondiale coswtruttori e la Cooper che fa segnare in due anni 11 vittorie su 19 gare. A completare il successo ci pens

La rivoluzione di Coopoer venne notata anche oltreocean   o,; infatti, a seguito del Gran Premio degli Stati Uniti del 1959 Rodger Ward, Campione della USAC, disse a Cooper: “Devi provare la tua auto sull’ovale, Indy ti sta aspettando!” E Cooper non si tirò indietro, schierando la sua monoposto con al volante Jack Brabham, che portò la sua monoposto a 144,8 miglia orarie, una media che averebbe permesso alla Cooper di partire in terza fila. Ward, entusiasta, volle provarla e da quel momento anchje le monoposto americane iniziarono il cammino inesorabile verso il motore posteriore.

Il contributo della Cooper risulterà fondamentale anche nella successiva conquista della 500 Miglia di Indianapolis da parte di Jim Clark con la Lotus, che riprese le stesse idee di Cooper.

La Cooper inizia una fase di declino che dura alcuni anni, anche se nel 1966 la Cooper si renderà protagonista di un’altra stagione con buoni risultati. L’ultima vittoria arriva nel gennaio del 1967 per mano di Pedro Rodriguez, che vince la gara inaugurale a Kyalami con una Cooper T81 Maserati seguito da una Cooper T79 Climax, condotta da John Love. Nella sua ultima stagione disputata la Cooper ottiene 20 punti, di cui 6 di Scarfuiotti. Il pilota italiano perderà la vita dopo sle 3 gare nel 1968 duirante le prove di una gara dell’Europeo della Montagna. La notizia gettò scompiglio nella scuderia mentre si svolgeva il Gran Premio del Belgio e il pilota inglese Brian Redman perderà il controllo della sua Cooper, romopendosi un braccio e ustionandosi il voklto a seguito di un grave incidente.

Nel 1969 la Cooper si ritira dalla Formula 1, anche se nel frattempo continua l’attività nella produzione di serie e nei rally grazie alla Mini, che per 3 volte si aggiudica il Rally di Montecarlo. Cooper ha inootre contribuito al restyling della piccola auto inglese collaborando con BMW e Rover. L’ultima monoposto, la T86C, gareggerà nel 1970 nella Formula 5000 e nel 1971 verrà anche rubata. In seguito verrà riadattata alla Formula 1 ma non gareggerà mai.

Grazie alle sue innovazioni e alla sua scuderia, John Cooper, che ha abbandonato la Formula 1 per mancanza di divertimento e ha gestito fino alla sua morte, avvenuta nel 2000, le concessionarie di famiglia. Cooper ha lasciato un’eredità pesantissima all’intero mondo della Formula 1 e dell’automobilismo inglese, perchè dopo il primo Mondiale costruttori conquistato dalla Vanwall ha contribuito in modo determinante alla crescita e al dominio delle scuderie britanniche, visto che (come detto) tra i suoi piloti ha avuto Jack Brabham e Bruce McLaren, che con la fondazione delle omonime scuderie hanno dominato le scene per diversi anni. Ha quindi trasformato il mondo di quelli che Enzo Ferrari chiamava “garagisti inglesi” in un movimento costituito da un insieme di scuderie di grande successo, come Brabham, McLarenm e poi Williams, Lotus, fino ad arrivare ai successi odierni della Red Bull.

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