Cristian ButtazzoniF1Sport.it
3 agosto 2014 – Tra i manager che hanno, nel corso della loro storia, sfornato tanti campioni uno dei nomi che balzano subito alla memoria è sicuramente quello di un piccolo uomo irlandese dotato di un grande fiuto per scovare nuovi talenti: Eddie Jordan. A lui il ritratto n. 26 della serie sui personaggi che hanno fatto la storia della Formula 1.
Jordan iniziò la sua carriera come pilota di kart, vincendo il campionato irlandese nel 1973, ma già pochi anni dopo intuì che la sua strada era un’altra, quella del management. Infatti, sarà il 1976 l’anno in cui fonderà la sua scuderia, con cui prende parte alle categorie minori, tra cui la Formula 3 inglese.
In questa categoria, particolarmente selettiva, si distinguerà la prima grande scoperta di Eddie Jordan, Martin Brundle, che arriverà secondo nel campionato del 1983 dove a vincere sarà Ayrton Senna, che l’anno successivo esordirà in Formula 1. Jordan contribuirà al debutto anche di altri piloti come Damon Hill che nel 1984 farà il suo esordio in Formula 1.
“Air Jordan” è un personaggio istrionico, grande lavoratore e creatore di una scuderia, la Jordan appunto, che da un lato rappresentava la sua orgogliosa provenienza irlandese e, dall’altro, sarà una grande fucina di talenti.
Pochi anni dopo, nel 1988, il manager irlandese salirà di categoria, esordendo in Formula 3000, dove con Johnny Herbert coglierà la sua prima vittoria e si aggiudicherà il titolo anche grazie a Martin Donnelly (anche lui irlandese, di Belfast) e l’anno successivo porterà al successo un altro nome nuovo:, Jean Alesi.
La “cantera” Jordan non smette di sfornare talenti, tant’è che al suo esordio in Formula 1 riserverà un’altra sorpresa. Ma sul fatto che le sue idee da talent-scout siano vincenti la dimostrazione arriva dalla prima stagione in Formula 1 di Alesi, dove all’esordio giungerà a punti e nella prima gara stagionale del 1990 contenderà la vittoria ad Ayrton Senna.
Jordan esordisce in Form
Perso Schumacher, poco tempo dopo, Jordan farà esordire un altro pilota che si farà notare, soprattutto nelle gare americane, Alex Zanardi. L’italiano concluderà la stagione correndo le ultime 3 gare, prima di lasciare il posto, per la stagione successiva, alla coppia formata da Stefano Modena e MauricioGugelmin, anche quest’ultimo nome che si farà notare nelle gare americane. Orfana del motore Ford, la Jordan dovrà ripiegare su un pesantissimo V12 Yamaha, che non permetterà al team irlandese di conquistare punti iridati.
Il 1993 è un altro anno di cambiamenti: Jordan abbandona il motore Yamaha per far posto al V10Hart e i due piloti vengono sostituiti con Ivan Capelli e un altro nome nuovo che si affaccia in Formula 1: Rubens Barrichello. L’italiano correrà due gare e la mancata qualificazione in Brasile non gli consentirà di proseguire il rapporto con il team che aveva sede a Silverstone e la sua carriera subirà lo stop definitivo. Jordan ingaggia ThierryBoutsen per quasi tutto il resto della stagione e non raccoglierà punti. A Suzuka, però, va in scena uno dei sodalizi più riusciti nella storia del team: accanto a Barrichello verrà infatti schierato un altro irlandese, Eddie Irvine, l’espressione in pista dell’orgoglio patriottico di Jordan (anche se Irvine proviene dall’Ulster). Quella gara verrà ricordata per una celebre scazzottata tra Senna e lo stesso Irvine, reo di essersi sdoppiato e aver gettato scompiglio durante la gara, mandando fuori pista Derek Warwick. Irvine non si fece certamente pregare e anche lui rilasciò dichiarazioni altrettanto velenose. I due piloti d
L’anno successivo, Irvine si rende protagonista di un altro incidente spettacolare, proprio al via della stagione in Brasile, spedendo fuori pista Hakkinen e Herbert. L’irlandese verrà squalificato per le 3 gare successive, mentre Barrichello, proprio nella gara successiva di Aida, centrerà il primo podio nella carriera sua e del team irlandese. A Imola Barrichello si prende un terribile spavento, andando a schiantarsi alla Variante Bassa in piena velocità con la monoposto che si solleva da terra. Sono attimi di paura per il team e il pilota, che se la caverà con diverse ferite. Nel corso della stagione arriverà anche la prima pole position, sempre per mano del brasiliano, sul difficile circuito di Spa in condizioni di bagnato. La gara però si rivelerà una doccia fredda per il brasiliano, che sarà costretto alo ritiro. La stagione si chiuderà con diversi arrivi a punti e la coppia verrà confermata anche per il 1995.
Qui arriva un altro cambiamento (al quale Jordan sembra ormai essere abituato): via il V10 Hart per far posto a quello Peugeot e Gary Anderson (altro irlandese) dà forma alla 195, monoposto che si
Barrichello, invece, nel 1996 sarà affiancato da Martin Brundle, ex-pilota di Jordan ai tempi delle formule minori proveniente dalla Ligier. I due piloti non arriveranno sul podio ma, nonostante questo e alcune manovre come l’incidente al via della prima gara di Melbourne, ma otterranno più punti in classifica rispetto alla stagione precedente. Jordan quindi decide di modificare tutto il layout dei piloti per la stagione successiva, con Barrichello che andrà in Stewart e successivamente sostituirà il suo ex-compagno di squadra Irvine alla Ferrari a fianco di Michael Schumacher, mentre Brundle terminerà
Ralf Schumacher rimane e Jordan cambia il propulsore della sua monoposto, passando dal Peugeot al Mugen-Honda, “scambiandolo” con la Prost. A sostituire Ralf Schumacher non ci sarà, stavolta, un
Il 1999 è la stagione più alta nella storia della Jordan, tant’è che anche nel 2000 non riuscirà più a lottare per alti traguardi, finendo solo due volte sul podio. E’ l’inizio del declino del team di Silverstone, che nel 2001 ospiterà anche le ultime gare nella carriera di Jean Alesi. L’anno successivo rientrerà Giancarlo Fisichella, che nel 2003 regalerà l’ultimo scarto d’orgoglio al manager irlandese vincendo (a tavolino) la gara di Interlagos, grazie all’interruzione anticipata della gara al 54. giro. Nellen gare successive, comunque, otterrà pochissimi punti (appena 3). L’ultimo podio verrà regalato da un esordiente, Thiago Monteiro, nella rocambolesca gara di Indianapolis, dove il compagno di squadra Karthikeyan (anche lui esordiente) giungerà quarto grazie anche al ritiro di tutti i piloti gommati Michelin che non prenderanno parte alla gara. Si chiude così l’avventura in Formula 1 dell’istrionico manager irlandese, che dal 2009 collabora con la BBC e anche da lì ha dato prova di essere un profondo conoscitore dell’ambiente, rivelando alcuni eventi che poi si sono
Jordan, quindi, è stato senza dubbio uno dei più grandi scopritori di talenti della storia e la sua carriera da manager è stata relativamente breve ma allo stesso tempo intensa e ricca di successi da parte di diversi piloti che nel tempo hanno vestito la tuta dei suoi team; risultati di cui questo manager che porta il parrucchino e fa molta beneficenza può andare orgoglioso.
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F1 | Ritratti: il piccolo diavolo irlandese, Eddie JordanF1Sport.it - F1 Formula 1 F1 Tecnica F1 News Team Analisi