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F1 | Ritratti: la Ferrari di Luca Cordero di Montezemolo

Da Tony77g @antoniogranato

Cristian ButtazzoniF1Sport.it

30 giugno 2014 – La serie dei personaggi che hanno fatto la storia della Formulas 1, giunta alla sua 21. puntata, parla di un manager che ha contribuito a scrivere la storia di questo sport grazie alle sue vittorie ottenute con la Ferrari, da direttore sportivo prima e da Presidente poi, Lucaa Cordero di Montezemolo.

Il giovane avvocato inizia una breve carriera da pilota nel mondo dei rally, in cui si guadagna riconoscimenti importanti, tra cui quello di Cesare Fiorio che lovorrà alla Lancia al volante di una Fulvia HF al fianco di Daniele Audetto. Fiorio e Audetto avranno un ruolo anche nel successivo destino di Montezemolo alla Ferrari. Sarà proprio il Drake, nel 1973, a volerlo alla propria scuderia per gestire quella che si sarebbe rivelata come una fase di rivoluzione: infatti a dare manforte a Clay Regazzoni arriverà Niki Lauda. Prima però la Ferrari dovrà attraversare un’altra stagione difficile, con Ickx e Merzario che raccoglieranno un solo podio in tutta la stagioine. Ma la nuova coppia di piloti e la nuova 312B3 che stava per nascere promettevano già un’aria nuova a Maranello. E a confermarlo sarà proprio il progetto di Forghieri, completamente rivoluzionario rispetto a quelli precedenti, soprattutto dal punto di vista aerodinamico, e Regazzoni si dimostrerà in grado di lottare con Fittipaldi per la conquista del titolo, battendo in classifica Scheckter e Lauda che avevano colezionato più vittorie di lui.

Questo però è solo l’assaggio di quello che sarebbe accaduto la stagione successiva, con la nuova 312T dotata del cambio trasversale, che si rivelerà una vera e propria

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macchina da guerra; Montezemolo e Ferrari decideranno, per quella stagione, di ridefinire i ruoli dei due piloti, con l’austriaco prinma guida e lo svizzero a fare da scudiero. I risultati arrivano subito: Lauda è uno schiacciasassi, Lauda vince 4 gare nelle prime 9 e riesce a rintuzzare la rimonta di Fittipaldi. Durante l’ultima gara di Monza sarà Regazzoni a regalare alla Ferrari una vittoria che ha il sapore del trionfo: Lauda arriva terzo, Montezemolo al muretto non trattiene l’emozione ed esplode ancora prima che i suoi due alfieri taglino il traguardo. La Ferrari si aggiudica, così, sia il Mondiale piloti che il Mondiale costruttori  dopo 11 anni. E anche nella stagione 1976 la Rossa viene preannnciata come la macchina da battere, ma nel corso della stagione qualcosa va storto. Prima l’incidente di Lauda al Nurburgring, che mette a repentaglio la vita di Lauda e sembra mettere fine alla sua carriera, poi le polemiche sul conto di Regazzoni (e le frasi di fuoco pronunciate nei suoi confronti da Enzo Ferrarri) e da ultimo il clamoroso ritiro di Lauda nella penultima gara del Fuji faranno sì che la stagione, annunciata come quella dell’immediato e pronto riscatto, si trasforma in quella della delusione. Montezeolo deve quindi gestire una situazione difficile e ad aggravarla arriva il nuovo pupillo di Enzo Ferrari, Carlos Reutemann, che vorrà guadagnarsi il ruiolo di prima guida cercando di mettere Lauda all’angolo. L’argentino, infatti, vincerà nella seconda gara stagionale a Interlagos, ma l’austriaco reagirà da fuoriclasse andando a vincere il titolo e chiudendo anzitempo il suo rapporto con la Ferrari. Nel frattempo, a Maranello arriva un nuovo nome che farà molto parlare di sè, Gilles Villeneuve, che si renderà subito protagonista in uno spettacolare incidente nel Gran Premio del Giappone.

Montezemolo a fine stagione si ritira dalla dirigenza sportiva della Ferrari per ricoprire l’incarico di responsabile delle relazioni esterne FIAT. Verrà sostituito proprio da Danierle Audetto, suo navigatore ai tempi della Lancia Fulvia. Dopo altre esperienze nel mondo dell’editoria, dello sport e dell’impresa, torna in Ferrari insieme a Niki Lauda, che vorrà come consulente, alla fine del 1991, dove la situazione è tutt’altro che rosea. Jean Alesi e Alain Prost si ritrovano fra le mani una monoposto difficile da guidare, problematica e inaffidabile, dopo la partenza di Barnard; in più, c’è di mezzo la diatriba che vede protagonisti proprio Prost e Cesare Fiorio, diventato Direttore sportivo della Ferrari. Causa dello scandalo, la trattativa che il team manager stava conducendo per portare Ayrton Senna alla

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Ferrari, cosa che ha mandato Prost su tuttte le furie e lo ha portato a chiedere la testa del manager piemontese. La dirigenza Ferrari decide di risolvere la quextione in modo netto, licenziando Fiorio a inizio stagione e Prost prima dell’ultima gara e affidando la direzione sportiva e tecnica a Claudio Lombardi. La stagione 1992 fu molto difficile, ma sarà l’anteprima del progetto di Montezemolo: riportare la Ferrari al vertice dopo anni di digiuno. Infatti, nel 1993 arriverà quello che si può definire il “capitano” di questa rivoluzione, Jean Todt, che con la Peugeot ha vinto nei rally e un Mondiale Sportprototipi. Inoltre, torna Barnard e a fianco di Alesi arriva Gerhard Berger. La stagione avrà pochi acuti, tra cui l’ottimo secondo posto di Alesi a Monza, ma costituirà comunque un buon viatico in vista delle future conquiste.

Infatti all’avvio della stagione 1994, Montezemolo parla in modo molto nchiaro: l’obiettivo è tornare a vincere, e per farlo la Ferrari si affida a John Barnard, che crea una monoposto a suo modo rivoluzionaria, la 412T1, con cui, dopo un avvio di stagione tutto sommato positivo, a Hockenheim Berger riporta a Maranello una vittoria che mancava da 3 anni e mezzo, impreziosita dalla pole position, mentre Alesi si aggiudicherà la prima partenza al palo a Monza. Il vento inizia a cambiare e all’inizio del 1995 la Ferrari inizia ad avere progetti ambiziosi: mentre viene presentata la nuova 412T2, infatti, viene annunciato il progetto di un nuovo propulsore V10, che inizialmente avrebbe dovuto esssere montato sulla vettura già a metà stagione ma che invece sarà sfruttato dalla Ferrari a partire dal 1996. Intanto la stagione prende il via con Alesi che, dopo il quinto posto di Interlagos, sembra molto più in pallòa rispetto a Berger,

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tant’è che in  Canada farà sua la prima e unica vittoria della storia personale. Ma gli obiettivi a Maranello sono molto più ambiziosi e prendono forma qualche gara dopo: l’avvocato Agnelli infatti convince Montezemolo a ingaggiare il più forte pilota presente sul mercato: Michael Schumacher. Con lui arriveranno anche Ross Brawn, Rory Byrne, Nigel Stepney e molti meccanici dalla Benetton, team nel quale andranno Alesi e Berger dopo  l’appiedamento del francese e l’abbandono dell’austriaco, al quale farà seguito anche l’addio di Niki Lauda come consulente. L’ambizione della Ferrari è chiara: tornare al vertice. Montezemolo dà a Schumacher carta bianca su tutto, ingegneri, compaqgni di squadra, dirigenti… Schumacher si dedica anima e corpo alla causa della Ferrari e dopo il lungo lavoro alla fine arrivano le soddisfazioni: Michael Schumacher, dopo avere sfiorato il titolo nel 1998 e vedersi interrotta la corsa al titolo nel 1999 da un incidente a Silverstone, nel 2000 riporta la Rossa al vertice, facendo esplodere di gioia i tifosi che atttendevano questo momento da 21 anni.

Ma questo era solo l’inizio, perchè nei 4 anni successivi la Ferrari dilaga, centrando anche due doppiette iridate nel 2002 e 2004, in una Formula 1 che si veste sempre più di elettronica e dove il pilota conta sempre, anche se in misura minore. E mentre tutti gli addetti ai lavori criticano questa Formula 1, Montezemolo la difende, ritenendo sempre che i migliori team e le migliori Case costruttrici abbiano diritto a maggiori riconoscimenti anche di carattere finanziario.. Una prima battaglia di Montezemolo ha riguardato l’attribuzione del sistema di punteggio che attribuiva 8 punti al secondo invece che 6, sostenendo che andava a premiare chi era più regolae e non chi vinceva di più. Questo è stato solo uno degli aspetti che lo hanno portato a una lunga battaglia sui regolamenti tecnici e sportivi, come l’introduzione di una terza macchina (da lui stesso caldeggiata) o l’opposjizione all’ingresso dei team cosiddetti minori, sfiociata nella costiotuziione di una cordataq, la FOTA, che a più riprese avevano minacciato di abbandonare la Formula 1 per creare un Mondiale alternativo. Ne sono seguite varie mediazioni che nel 2009 hanno poratto alla firma di un accordo tra la FIA, Ecclestone e la FOTA per la gestione dei diritti televisivi, degli aspetti commerciali, sportivi e tecnici riguardanti la Formula 1. Ma le battaglie da combattere son

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o ancora tante, come quella della liberalizzazione dei test, oppure, dopo l’introduzione delle bnuove Power Unit, la questione legata alla libertà di sviluppo sui motori.

In casa Ferrari, intanto, dopo le vittorie nei primi anni 2000, Schumacher si vede costretto ad alzare bandiera bianca nel 2005, lasciando la disfida iridata nelle mani di Alonso e Raikkonen, attuali piloti Ferrari, per poi scontrarsi direttamente con lo spagnolo nel 2006, prima del suo abbandono momentaneo alla Formula 1. A sostituirlo ci penserà Kimi Raikkonen, che farà centro al primo colpo, regalando l’ultima gioia iridata alla Ferrari, approfittando della faida interna alla McLaren tra Alonso e Hamilton. L’anno successivo, però, qualcosa va storto e il Mondiale piloti sfugge dalle mani di Massa all’ultima curva dell’ultima gara, dopo che a Interlagos aveva tagliato il traguardo da vincitore, grazie al sorpasso di Hamilton su Glock che consegna all’inglesse della McLaren il titolo. L’èanno successivo si rivela una stagione drammatica per la Ferrari a causa dell’incidente che colpisce lo stesso Massa e il calo di prestazioni della monoposto, che con Raikkonen e Fisicheklla si vede costretta a soccombere nella stagione contrraddistinta dal dualismo tra BrawnGP e Red Bull.

Montezemolo allora gioca un’altra carta: strappa alla Renault, con un contratto triennale, Fernando Alonso, rivale della Ferrari nel 2006, con il chiaro obiettivo di vincere il Mondiale subito. Il 2010 parte bene per la Ferrari, con una doppietta, ma dovrà vedersela con le due Red Bull di Vettel e Webber, in una sfida che alla fine premierà il giovane tedesco, capace di battere lo spagnolo all’pultima gara ad Abu Dhabi. La red Bull negli anni successivi domina le scene, con Alonso sempre costretto a inseguire e tentare cdi impensierire il domkinio dei rivali, ma anche nei 3 anni a seguire il risultato sarà il medesimo. Alonso, allora, parte all’attacco del team, con dichiarazsioni che non mancheranno di suscitare un certo clamore (come il “vorrei la macchina degli altri” come regalo per il suo compleanno o il

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“ma siete scemi!” detto via radio nella gara di Monza del 2013) e che non hanno certo fatto piacere a Luxca di Montezemolo, il quale ha criticato pesantemente lo spagnolo difendendo la squadra e per il 2014 ha deciso di schierare Kimi Raikkonen al fianco di Alonso, ingaggiando anche il tednico del finlandese alla Lotus, James Allison. Ma i risultati sperati da Montezemolo non arrivano e il distacco tra lo spagnolo e il finlandese è ancora rilevante. Nel frattempo, però, Montezemolo non taglia il legame con le proprie racdici, prendendo in gestione, come Ferrari, la Casa museo natale del Drake, testimoniando una vlta di più come la Ferrari, nonostante l’evoluzione continua, rimanga sempre la stessa.

Tuttavia questo non nasconde le capacità manageriali e imprenditoriali di quest’uomo cresciuto all’ombtra di Enzo Ferrari e Gianni Agnelli (suo zio), il quale ha saputo riportare al massimo prestigio quello che è il marchio più famoso del mondo, sia a livello sportivo che a livello commerciale.

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