F1 | Storia: Fuori di test, quando le prove erano roba seria

Da Tony77g @antoniogranato

Luca SarperoF1Sport.it

4 Marzo 2014 – Si sono appena conclusi i test in programma sul circuito del Sakhir in Baharain. Test collettivi li chiamano, giornate dove tutti i team della Formula 1 si ritrovano, manco fosse la pizza pre-anno scolastico, e provano. Girano senza tregua per vedere qual’è il potenziale della vettura per la stagione ventura. Poi? Basta. Riga, fine, end. Niente test privati. Ma una volta era diverso, tutto diverso. 

I test privati venivano svolti su circuiti limitrofi alla sede dei team. Giusto per citarne qualcuno; Ferrari si costruì la propria pista a Fiorano mentre Jordan e Ligier trasferirono le loro sedi rispettivamente a Silverstone e Magny Cours. Ora i test privati (salvo casi di “buona fede”… vabbè..) sono vietati. Ed è proprio da queste prove private che sono usciti spunti per pagine di storia degne di nota. Ex-campioni pensionati che ci ripensano, campioni titolati che un giretto su un’altra macchina se lo fanno volentieri e anche personaggi al di fuori della F1 che una tastata di test se la fanno. Così giusto per, ma anche no. “Magari un domani un pensierino ce lo faccio” avranno detto. Comunque sia, se stessimo qui a discutere e parlare di ogni test e delle “sliding doors” che ne sarebbero derivate, tra 2 decadi saremmo ancora qua. A parlare, sostanzialmente, di un pugno d’aria fritto e stra-fritto stile carnevale di paese. Limitiamoci, dunque, a discorrere della parte curiosa dei test e scegliere i migliori. Opinabile, ovvio, ma giochiamoci su.

I campioni ri-pensatori: Manco fossimo alle nomination degli Oscar, per la categoria “quasi quasi ci ripenso” ecco a voi: Alain Prost. Il professore dopo il Gp del Portogallo del 93 annuncia il ritiro con una malinconica ed emozionante conferenza stampa. Sembra definitivo ma Ron Dennis, vecchio volpone orfano di Senna, avanza a Prost un’offerta. Prost preferisce rifletterci vicino ad un pandoro e passa l’inverno senza sbilanciarsi più di tanto. Alla fine accetta a febbraio e a Marzo fa un test con la Mclaren Mp4\9 sul circuito dell’ Estoril. Vuoi la competitività da carriola del Texas di quella sfortunata Mclaren, vuoi il contratto che ancora esisteva con la Williams (che diceva: test a piacere ma niente gare), l’affare saltò e Prost si mise a commentare per la Tv francese. Finita li? Macchè! 1995, Alain Prost bazzica nel paddock come consulente tecnico e sportivo della Mclaren. Al Gp d’Australia, Mika Hakkinen è vittima di uno spaventoso incidente che lo lascerà diversi giorni i coma e che porrà un grosso punto di domanda sulla tempistica del recupero. Dennis sa che i piloti più blasonati e ricercati sono ormai accasati e, salvo clausole faraoniche, è impensabile ingaggiare un degno sostituto in tempi brevi. Così si affida al suo consulente Prost e gli affida addirittura uno shakedown della Mp4\11, la vettura del 1996. Prost sembra candidatissimo al rientro a Melbourne, ma Hakkinen fa un recupero prodigioso e così tutto salta. Fine davvero dei giochi. Voci mai confermate, diranno che Prost avrebbe dovuto rientrare in Ferrari nel 1996 a fianco di Schumacher per aiutarlo nell’intento di vincere subito quell’anno, ma non se ne fece nulla. Verità? Non lo sapremo mai. Un’altro grande candidato all’oscar è Jackie Stewart. Dopo il ritiro del 1973, il grande Jackie fu tentato da una telefonata del boscaiolo Tyrrell che voleva mostrarle la nuova e rivoluzionaria P34. Il test fu fatto al Paul Ricard e fu di tipo televisivo, anche se si mormora che Tyrrell un’offerta a Stewart la preparò comunque. Un’altro test televisivo fu fatto 1978, sempre su Tyrrell e nel 1989 su una March e su Williams ma, riprese a parte, non se ne fece nulla.

L’erba del vicino.. ma quanto va?: Qui di nomination non c’è n’è bisogno. Il re indiscusso che ha collaudato più vetture da F1, oltre la sua ovvio, è Micheal Schumacher. Il Kaiser nella sua carriera si è seduto su svariati sedili, a cominciare da quello della Ligier. Il team francese montava i poderosi e invidiati motori Renault e il manager cuneese Briatore Flavio, aveva acquistato quote del team appunto per mettere le mani sui loro V12. Il tedesco futuro 7 volte campione del mondo, completò un test di svariati giri all’Estoril e rimase sbalordito dalla potenza del motore francese che sarebbe poi stato montato sulla B195 l’anno seguente. Dopo il passaggio in Ferrari, Micheal Schumacher completò altri test per conto di altri. Nel 1997, a King Micheal viene chiesto un test sulla Sauber (in strettissima partnership con la Ferrari) per verificare la distribuzione dei pesi sulla C16. 84 giri sul circuito di Fiorano girando a un secondo circa dal tempo fatto segnare con la sua Ferrari F310B. Beh ora i miracoli non si chiedono a nessuno, ma da quel test la Sauber migliorò sensibilmente e colse addirittura un podio con Herbert in Ungheria. Si parla anche di più di un test sulla Minardi tra il 1996 e il 1998 e anche di un test extra-F1 con l’Alfa Romeo WTCC nel 2003 per “tastare” il terreno in favore del fratellastro Tobias. Si sa che Schumacher arrivò al Mugello con tuta Ferrari, coppetta di muesley in mano e occhialino da sole dello sponsor. Guarda due parametri, sale in macchine e.. Bam! Gpv e valanga di dati forniti alla Squadra Corse.

Dal fango all’asfalto, ma sempre di traverso: Si sa che rally e Formula 1 sono due cose totalmente diverse. Chi va forte in uno, non può andare forte nell’altro ma, sfidando le leggi gravitazionali delle guida, qualcuno ci ha provato e, un pò per gioco un pò sul serio, qualche sassolino se l’è tolto. Nel passato, in gare ufficiali, viene così alla mente Jim Clark quasi vincitore al RAC del 1966 e poi Elford, Surer, Sarrazin fino ai nostri giorni con Kubica e Raikkonen per non dimenticare Senna capace di andare forte in un “multi rally-car test” (Opel Corsa, Mg Metro 6R4, Ford Escort Cosworth, Ford Sierra Cosworth e Wolkswagen Golf) nel 1986. Ma qualcuno prima di “the magic” ha provato a fare il salto opposto. Henri Toivonen è il suo gemello nelle corse su strada. Considerato imbattibile e unica persona al mondo in grado di portare al limite la Lancia Delta S4, nel 1982 vanta una gara di F3 a Thruxton con il team di Eddie Jordan conclusa con un più che onorevole 10° posto che gli è valso di li a poco un test con la Mclaren e uno con la March. Con quest’ultima, particolare, rifilò ben 1,5 secondi a Raul Boesel pilota ufficiale in F1. Si parlò di un serio interessamento da parte del direttivo March, ma pare che Toivonen avesse deciso di concentrarsi prima sul Rally e sulla sempre più crescenti Gruppo B. Nel 1989 il suo grande rivale e compagno alla Lancia, Markku Alen, provò una March ma solo per uno show televisivo. Negli anni ’80 e 90, la Renault era impegnata in ambo le categorie e così Jean Ragnotti fece 2 test con una vettura da F1: nel 1983 saggiò la potenza del turbo Renault, mentre nel 1993 salì sull’arma di Prost la Williams Fw15C. Altri? Certo! Nel 1996 Martin Brundle e Colin Mcrae si scambiano le vetture (dell’anno prima) per una serie di shot televisivi a Silverstone, ma lo spettacolo fu garantito comunque. Nel 1998, Jacques Villeneuve prova a spiegare a Mick Doohan e Tommi Makinen come si guida la Fw18, ma il canadese è tanto bravo in pista quanto inadatto alle spiegazioni, e finiscono entrambi a muro. Ultimo, ma solo per tempo, Sebastien Loeb guida prima una Renault poi una Red Bull con tempi degni di altissima nota. Poi c’è la leggenda del tempone assurdo (da 6° sulla griglia) tirato giù da Henri Toivonen all’Estoril nel 1986, ma qui si va nel mistero più fitto e poi, se vogliamo essere precisini, non era manco un test.

Faccio i primi passi con un test: E veniamo ai nostri giorni. Oggi vediamo i nostri idoli belli e impossibili amabilmente intoccabili all’interno di top team addirittura nel ruolo di prima guida. Eppure anche loro hanno iniziato con un test, magari anche segreto, in Formula 1. Jenson Button, per molti, ha debuttato sulla Williams, ma in pochi sanno che nel 1999 fece un test con la Prost a soli 18 anni. Risultato: mentate a gogò sulla scrivania. Kimi Raikkonen fece cadere menti e capelli a tutto l’organico Red Bull quando rifilò distacchi da calendario a Bernoldi in un test con la Sauber nel 2000. Peter Sauber incrinò seriamente i rapporti con la Red Bull che prediligeva il brasiliano al futuro campione del mondo. Fernando Alonso, poi, fu chiamato ad un test con più piloti a fine 2000 e solo nel giro di “riscaldamento del piede” diede la paga a tutti gli altri piloti impegnati quel giorno, con Fiorio che via radio li diceva di non spingere e lui, con l’innocenza dei suoi 19 anni, rispose: “Non sto spingendo”. Nico Rosberg debuttò su Williams in F1 nel 2006, e fin li non ci piove, ma nel 2004 (doveva ancora compiere i 18 anni) fece un test comparativo con l’altro teenager dal cognome altisonante Nelsinho Piquet. Il risultato fu una sonora bastonata Piquet Jr.

Una volta i test erano diversi davvero. Bastava una telefonata al centro organizzativo del circuito, si prenotava la pista per un tot di tempo e il test era bello che fatto. Ma era anche ancor più pericoloso, in quanto non c’erano gli standard di sicurezza che si trovavano in un Gran Premio. Citazione doverosa a gente come Elio De Angelis, Patrick Depailler, Peter Revson, Bob Andersson, Giulio Cabianca, Eugenio Castellotti, Charles de Tornaco e Cameron Earl; scomparsi durante lo svolgersi di un test. Grazie anche loro sacrificio, spesso dimenticato, oggi i test sono roba seria, almeno, dal punto di vista della sicurezza.

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