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F1 | Storia: Gordon Murray, genio della semplificazione aerodinamica

Da Tony77g @antoniogranato

Cristian ButtazzoniF1Sport.it

25 aprile 2014 – Ritratto numero 11 dei personaggi che hanno fatto la storia della Formula 1 e in questo caso prendiamo in consisderazione la carriera di un grande progettista, distintosi in Brabham e McLaren: Gordon Murray.

L’ingegnere sud

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africano è noto soprattutto per avere disegnato la monoposto più vincente della storia, la McLaren Mp4/4, ma non è l’unico coniglio uscito dal cilindro del mago di Durban.

Ripercorrendo la stioria del baffuto designer. infatti, scorrendo la sua biografia, si scopre che Murray ha iniziato la sua carriera nel 1969 in Brabham, avvicinato dal direttore tecnico Ron Tauranac. Ma il vero uomo della provvidenza per Murray si chiama Bernie Ecclestone, colui che rileva la Brabham di lì a poco, che lo nomina chief designer. Murray inizia a farsi notare dopo qualche anno di apprendistato nel suo nuovo ruolo, affinando sempre di più le sue monoposto; sarà infatti la BT44 progettata nel 1974 a far capire quali fossero le reali intenzioni del sudafricano e le linee di ricerca che andava sviluppando: pulizia delle linee e alcuni accorgimenti aerodinamici che fanno presagire l’introduzione dell’effetto suolo. La monoposto tra il 1974 e il 1976 darà i frutti sperati, giungendo terza con 3 vittorie nel 1974 e seconda nel primo anno di sponsorizzazione Martini, quel 1975 che Forghieri tingerà di rosso Ferrari. Saranno ben 7 i podi conquistati, oltre a 2 vittorie, dalla coppia dei due Carlos, gli argentini Rerutemann e Pace.

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Murray inizierà così a sviluppare alcuni dei concetti che diventeranno un vero e proprio credo progettuale: partendo dal 1976, anno in cui la Brabham sarà dotata del 12 cilindri boxer dell’Alfa Romeo, Murray inizia a pensare a come contrastare l’immane peso del propulsore milanese, perchè “se si toglie il 10% del peso di tutte le vetture sulla terra, questo darà molta più differenza di qualsiasi tercnologia applicata sui motori o sui carburanti “. Da qui nasce una delle monoposto che hanno fatto la fortuna di Murray: la BT46, soprannominata anche “fan car“, che compenserà con la sua leggerezza l’enorme peso del 12 cilindri boxer Alfa, sfruttando anche l’effetto suolo per migliorare l’aderenza. Lauda e Watson sfrutteranno anche un’altra innovazione: un enorme ventilatore posto sul retro della monoposto, ma i tecnici della FISA dichiararono che questa soluuzione era da considerarsi contraria al regolamwento e per questo fu bandita. Nonostante questo la BT46 si rivelò competitiva e arrivò un interessante terzo posto in classifica Costruttori.

Questa sarà la base su cui verrà costruito il primo capolavoro di Murray, la BT49, una monoposto con telaio monoscocca in alluminio e pannelli in fibra di carbonio, che si caratterizza per l’introduzione di

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un concetto nuovo: la deportanza. Infatti, grazie all’effetto suolo generato aerodinamicamente, è possibile, grazie a questo accorgimento, esercitare una pressione sulle gomme in modo tale da permettere lo schiacciamento verso il basso della monoposto. Questa innovazione, unita all’uso della fibra di carbonio e all’abbandono del pesante 12 cilindri Alfa per far posto al V8 Cosworth, porterà a Nelson Piquet il primo titolo mondiale della sua carriera. Un trionfo che rappresenta la prima vera affermazione di Murray, La stagione successiva la monoposto sarà evoluta nella BT50, che rappresenterà un’evluzione della precedente con un adattamento della parte posteriore per lasciar spazio all’introduzione del motore V6 turbo della BMW. La stagione sarà il preludio a un altro colpo di genio del sudafricano, che si presenterà al via della stagione 1q83 con un’altra monoposto innovativa

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Verrà infatti portata in pista la Brabham BT52, la cosiddetta “freccia“, una monoposto strettissima, con le pance ridotte al minimo e un curioso alettone anteriore di forma triangolare. I piloti la trovasno facilissima da guidare e rappresenta in modo abbstanza fedele la filosofia di progettazione di Murray, che ha eliminato ogni possibile complicazione o interferenza aerodinamica per ricercare la massima efficienza. Piquet si aggiudicherà con questa monoposto il suo secondo Mondiale con 4 vittorie, mentre il titolo Costruttori andrà alla Ferrari. Questa particolare soluzione rimarrà unica nella sua specie, tant’è che le successive BT53 e BT54 saranno caratterizzate da pance laterali di forma allungara. In quegli anni si proveranno anche nuove posizioni per il propulsore BMW, per miglioratre l’efficienza a livello aerodinamico.

La sua ricerca sarà portata avanti in modo estremo con la BT55, la cosiddetta “sogliola“, monoposto innovativa che però presentava diversi elementi di criticità.

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In sostanza, la monoposto sarà particolarmente bassa e con una forma allungata, con un alettone posteriore che si trovava parecchio indietro rispetto all’unita motrice. Questa soluzione, oltre a risultare parecchio scomoda per i piloti, causerà anche dei problemi di perdita di potenza, dati da un eccessivo turbo-lag, e la seduta del pilota sarà particolarmente stretta con notevoli rischi per la sicurezza. La mopnoposto si rivelerà fallimentare e sarà quella con cui Elio De Angelis troverà la morte in un test a Le Castellet nel corso della stagione 1986.

Murray, così, lasci la scuderia di Ecclestone per accasarsi alla McLaren, dove darà vita al suo capolavoro: la MP4/4. Questa monoposto introdusse gli stessi concetti che avevano dato vita alla “sogliola”, con una riduzione della sezione frontale del 30%, un’aerodinamica abbastanza semplificata, linee squadrate (come la parte inferiore della scocca) e un nuovo cambio, longitudinale e di dimensioni molto ridotte. Questa monoposto fu equipaggiata dal V6 turbo Honda da 1200 cavalli e al volante non c’eran

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o due piloti a caso, ma Ayrton Senna e Alain Prost. I risultati furono sbalorditivi: 15 vittorie in 16 gare, 10 doppiette, 15 pole position e 10 giri più veloci in gara, con Senna che si aggiudicherà il suo primo Mondiale ai danni del compagno-rivale Prost. I segni del dominio si videro sin da subito: un esempio furono le qualifiche del Gran Premio di San Marino, seconda gara stagionale, in cui Senna staccò Prost di 7 decimi e tutti di oltre 2 secondi. A Monaco, poi, Senna dà il meglio di sè, staccando Prost di 1″4 e infliggendo distacchi abissali a tutti i suoi avversari, oltre i 2 secondi. In gara, però, andrà a sbattere al Portier, regalando così la vittoria al rivale Prost.

Murray vive la sua consacrazione, tant’è che anche la prima monoposto che riaccoglierà un motore aspirato, la MP4/5 successivamente evoluta nella versuione 5B, sarà inizialmentre progettata dalla coppia formata da Gordon Murray e Steve Nichols, e come le precedenti presenterà linee abbastanza essenziali, a cui verrà in seguito aggiunta la presa d’aria sopra la testa del pilota per il motore. La vettura, poi, verrà sviluppata da Neil Oatley, il disegnatore che prenderà in

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carico i progetti delle nuove McLaren fino al 1997, mentre Murray continuerà a svolgere il suo ruolo di direttore tecnico fino al 2006. Prost prima e Senna poi, grazie a questa monoposto, porteranno in dote alla McLaren altri 2 titoli mondiali, entrambi vissuti sulla lotta tra i due grandi rivali Prost e Senna, che si renderanno protagonisti di due incidenti spettacolari sul tracciato di Suzuka. La McLaren in quelle stagioni non farà seguito alla moda del momento, lanciata da John Barnard, rappresentata dal cambio semiautomatico sequenziale con comandi al volante, che aveva sbalordito tutti sin dal suo esordio al GP del Brasile del 1989, che si risolse con un’incredibile vittoria della Ferrari di Mansell. Infatti, queste due McLaren, così come la successiva MP4/6, adotteranno una soluzione tradizionale rappresentata dal cambio meccanico, mentre i test con la nuova soluzione si riveleranno problematici e renderanno travagliata la stagione 1992, in cui la MP4/7 non riuscirà a portare Senna oltre il quarto posto in classifica, sopravanzato anche dall’astro nascente Schumacher.

Gordon Murray e Ron Dennis, nel corso del 1997, riusciranno in un altro colpo a sorpresa: strappare il miglior tecnico sul mercato, Adrian Newey, alla Williams e dando vita alla monoposto che

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rappresenta la consacrazione dell’unmione tra McLaren e Mercedes, la MP4/13, caratterizzata dalla massimizzazione dell’efficienza aerodinamica a discapito del grip meccanico. Questo la renderà una monoposto sottosterzante, ma questi problemi non impedirano alla McLaren di dominare la stagione, seppure insediata fino alla fine dalla Ferrari di Schumacher, e a Mika Hakkinen di conquistare il suo primo Mondiale, che verrà bissato l’anno successivo. Murray nel frattempo si dedicherà alla progettazione di vetture stradali GT, tra cui la McLaren F1 GTR, che vincerà i Campionati BPR (antenato del Campionato FIA GT) nel 1995 e nel 1996, vincendo anche la 24 Ore di Le Mans del 1995, in cui avrà la meglio su mezzi decisamente più potenti, come i prototipi Ferrari o Porsche.

Murray nel 2012 si è aggregato alla Lotus, con il ruolo di consulente per le vetture stradali, ma pare che abbia fornito nel corso della sagione anche alocuni consigli utili a James Allison per lo sviluppo delle monoposto affidate a Raikkonen e Grosjean… Di certo, un progettista geniale e innovativo, che ha basato la sua ricerca su concetti all’apparenza semplici (l’eliminazione di tutto quello che era superfluo) che però hanno portato risultati decisamente di rilievo.

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