20 agosto 2015 – Spa-Francorchamps è un circuito straordinario immerso nei paesaggi delle Ardenne, caratterizzato dal fenomenale saliscendi Eau Rouge-Raidillon, caratterizzato nel periodo in cui si corre (agosto) da un fattore di incertezza non indifferente: il meteo. In montagna, si sa, piove spesso ma le condizioni possono variare da un momento all’altro. Così, se in alcune edizioni si assiste a qualifiche accompagnate da piogge anche abbondanti e a gare asciutte (ne è un esempio il 1994), in altre le qualifiche sono asciutte mentre la gara è funestata da una pioggia torrenziale. E l’edizione protagonista di questo racconto è proprio una di queste, forse la più incredibile, ovverosia quella del 1998.
Edizione che, come detto, parte sull’asciutto, con Mika Hakkinen destinato a fare la lepre davanti a David Coulthard. Ma dietro di loro, a sorpresa ma non più di tanto, c’è una vecchia volpe in agguato: Damon Hill, che precede nientemeno che Schumacher e Irvine costrette a inseguire. In partenza, però, Coulthard si vede risucchiato dalle due Ferrari e da Hill, con Schumacher che agguanta il terzo posto superato, nella sorpresa generale, da Jacques Villeneuve, partito sesto. Si accende il duello tra Irvine e Coulthard all’uscita della Source, ma lo scozzese perde il controllo nella discesa dell’Eau Rouge, impatta contro il muretto della vecchia pit-lane (ancora in uso) e scatena un pandemonio, centrato proprio da Irvine.
La carambola è drammatica, coinvolge ben 11 vetture, con rottami che volano come schegge impazzite da tutte le parti. Vengono coinvolti Salo, Herbert, Trulli, Wurz, Diniz, Panis, Takagi, Barrichello e Rosset. Un’ecatombe che obbliga la direzione gara a esporre la bandiera rossa dopo essersi presi il rischio di partire da fermo e non dietro la safety car e costringe i commissari a un superlavoro per liberare la pista, che va avanti per più di un’ora.La ripartenza vede 4 vetture in meno, Barrichello, Salo, Rosset e Panis. Sono attimi in cui anche i piloti che sembrano uomini di ghiaccio arrivano a deconcentrarsi. E’ il caso di Mika Hakkinen, che parte male e viene infilato dalle due Ferrari, si gira alla Source e viene tamponato da Herbert. Fine dei giochi, con Schumacher che ha la possibilità concreta di superarlo in classifica. Ma chi indovina la partenza da manuale è Damon Hill, che beffa Hakkinen e tutto il gruppo e alla Source va in testa, nella sorpresa generale. Autore di un magnifico scatto è anche Alesi, che riesce a portarsi davanti alle due Williams. Però c’è un altro incidente che interrompe la gara da subito, è quello tra Coulthard e Wurz, che mette fuori gioco l’austriaco e fa entrare la Safety Car.
Al restart, Villeneuve e Frentzen superano Alesi, ma la gioia del canadese dura poco, perché un testacoda lo fa ripiombare in un amen dietro il francese e anche il compagno di squadra viene costretto ad arrendersi al francese. In testa, Schumacher sfrutta l’occasione regalatagli da Hakkinen e al nono giro supera Hill, andando in testa alla gara e alla classifica. Intanto, anche Alesi va in testacoda, mentre in casa Williams regna la confusione ai box, con Villeneuve che viene costretto a rimanere in pista invece di rientrare ai box; il motivo è che la piazzola del pit-stop era occupata da Frentzen. Un difetto di comunicazione che costerà a Villeneuve la gara, visto che finirà contro le barriere a causa dell’aquaplaning in cui era incappato.
La gara sembra proseguire normalmente nelle posizioni di testa, fino a quando accade l’incredibile: Schumacher deve doppiare Coulthard, arriva a Pouhon con lo scozzese che rallenta e si sposta all’esterno; dalla sua McLaren si alza una nube d’acqua dietro alla quale arriva come un fulmine Michael Schumacher, che impatta violentemente contro la monoposto numero 7 e rompe muso e ruota anteriore destra. Gara finita per entrambi, con Schumacher che rientra ai box e viene trattenuto a forza da Jean Todt e Stefano Domenicali, perché si avvia con passo deciso verso il box della McLaren e va in direzione di Coulthard con toni molto minacciosi. Volano parole grosse all’indirizzo dello scozzese, ma le intenzioni di Schumacher forse non si fermavano solo lì… Gara finita e con essa l’assalto a Hakkinen; un’occasione persa che forse sarà decisiva nella lotta al titolo. Ma come sempre c’è chi piange e c’è chi ride e chi ride è Eddie Jordan, che di colpo si vede non una ma ben due sue vetture che comandano la gara. Dietro però succede un altro drama, con Fisichella che urta Nakano alla fine del rettilineo di Blanchimont, prima dell’entrata dei box. Esce inevitabilmente la Safety Car e alla ripartenza inizia il duello in famiglia tra le due Jordan. Un duello che Hill chiede di interrompere subito per non compromettere il risultato di squadra. Jordan è pensieroso, si prende qualche minuto per pensarci e poi opta per il congelamento delle posizioni. Ralf Schumacher e la sua parte del muretto accettano la decisione e così si può dare avvio alla festa, non appena le due Jordan tagliano il traguardo in parata. La gioia è incontenibile e si diffonde all’interno del paddock, con Jordan che organizza pure un concerto rock.Una gara epica che si conclude con l’unica doppietta nella storia della Jordan, con Hill e Ralf Schumacher seguiti da Alesi, Frentzen con l’unica Williams superstite, Diniz e Trulli. Una bella prova che sarà l’inizio del rilancio della scuderia irlandese, che l’anno successivo sfiorerà il mondiale. Hill invece agguanta la sua 22° e ultima vittoria in Formula 1, a chiusura di una carriera breve ma intensa, che gli ha portato anche un titolo iridato.
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