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F1 Storia: GP Gran Bretagna 1992, l’apoteosi di Mansell

Da Tony77g @antoniogranato

Cristian ButtazzoniF1Sport.it

31 maggio 2015 – Dal momento che in due articoli storici abbiamo parlato di Riccardo Patrese e della Williams FW14, la tentazione irresistibile è quella di celebrare colui che quella vettura l’ha portata al successo, ossia Nigel Mansell, e lo facciamo con una delle gare che sottolineano quello che è stato il dominio indiscusso del pilota inglese e lo hanno portato al trionfo iridato,ovverosia l’apoteosi in casa sua e della Williams, a Silverstone.

In Inghilterra, una delle patrie dei motori e terra di grandi costruttori e piloti, stanno vivendo un’altra situazione da sogno: un pilota inglese su una vettura inglese sta andando alla conquista del titolo numero 43 della storia della Formula 1 e lo sta facendo in maniera perentoria. Un dominio che non viene mai messo in discussione nè da Patrese nè tantomeno da Senna, il grande rivale. Tant’è che il punteggio dell’inglese doppia praticamente quello di Patrese (66 a 34) prima dell’inizio di questa gara, chiaro segno di un trionfo inarrwestabile. E sulle tribune, anche i compostissimi tifosi inglesi vanno in delirio, visto che era dai tempi di Clark e Graham Hill che non vedevano nulla di simile. Già, Graham Hill.
Proprio lui, e un testimone che si passa di padre in figlio, con Damon finissimo collaudatore che plasma le forme di quella macchina meravigliosa oggetto del desiderio degli ingegneri che è la FW14 per poi affidarla a quel velocissimo animale da corsa che risponde al nome di Nigel Mansell.

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Proprio questa sarà la gara in cui Damon inizierà a scontrarsi in pista con i propri rivali, al volante di una Brabham soffiata a Giovanna Amati. E anche in questo caso i fatti daranno ragione a Frank Williams, che sul figlio del grande Graham ci ha visto lungo, piazzandolo sulla Brabham (altro nome illustre) per poi fargli compiere il salto nel proprio team.

Ma Damon arriverà un po’ più tardi, adesso è il turno di Nigel di diventare l’idolo indiscusso degli inglesi e grazie al suo trionfo che si materializzerà di lì a poco lo diventerà ancora di più. Un trionfo che inizia già dalle prove, dove non ha assolutamente rivali e lo fa capire in modo chiarissimo rifilando ben 1″919 a Patrese, secondo. Un distacco enorme, che in termini spaziali si traduce in circa 150 metri e che spezza sul nascere qualsiasi speranza di lotta. Ma al via della gara, Patrese non resiste alla tentazione di provarci, però capisce che non c’è storia, visto che viene chiuso subito. E Mansell inizia a martellare come un forsennato, giro dopo giro fino alla bandiera a scacchi, non cedendo mai la prima posizione conquistando anche il giro più veloce (ci si sarebbe sicuramente meravigliati del contrario) e diventando il pilota inglese più vincente della storia, con 28 successi (altri ne arriveranno ancora), accompagnato nella telecronaca della BBC dall’inconfondibile voce del mito del giornalismo britannico Murray Walker, che va in estasi mentre racconta quello che si rivela un dominio incontrastato e, quando il grande connazionale taglia il traguardo non riesce a trattenersi ed esplode di gioia anche lui.

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L’entusiasmo è traboccante da qualsiasi angolo del prato inglese di Silverstone, con migliaia di bandiere con la Union Jack che sventolano nell’aria e gli steward che trattengono a forza il pubblico sulle tribune prima dell’invasione di pista, con Mansell che viene letteralmente sommerso dai tifosi e mentre si ferma per raccogliere il povero Senna, fermo dal 52. giro per un problema al cambio, il pilota brasiliano è costretto a mandare via in malo modo uno spettatore, visto che i due non riuscivano nemmeno a muoversi, e l’inglese viene scortato verso il podio dai commissari di percorso.

Dietro a Mansell, manco a dirlo, il fidato scudiero Patrese, che non poteva fare altro se non mantenere il secondo posto e completare così il trionfo della Williams. E se per le monoposto di Didcot è stata la giornata perfetta, per quelle di Woking, ossia le McLaren, è stata una giornata da dimenticare, visto che oltre al ritiro di Senna devono fare i conti con la beffa di Berger, superato dalle Benetton di Brundle e Schumacher e seguito dalla Lotus di Hakkinen.

La Williams vive così il suo giorno perfetto, propiziato da una monoposto perfetta e da Mansell in stato di grazia, lanciato a passi da gigante verso quello che è un trionfo annunciato, senza che nessuno sia in grado di impensierire il suo dominio netto e inappellabile. E come canterebbero i Queen, “no time for losers ’cause we are the Champions”, mai citazione fu più azzeccata come in questo caso.

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