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F1 | Storia: GP San Marino 1995, Alesi riaccende Imola

Da Tony77g @antoniogranato

Cristian ButtazzoniF1Sport.it

Dopo gli orrori e gli scandali del 1994, Imola si dimostra più forte del destino che vuole affossarla per sempre, e con essa forse la Formula 1. Le nuove regole della Formula 1 rappresentano un segno, forse, di speranza che il circuito del Santerno vuole raccogliere e fare sue. Il circuito verrà inevitabilmente modificato, soprattutto alla Curva del Tamburello e alla Variante Villeneuve, ma fortunatamente non viene snaturato.

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La voglia di ripartire del popolo emiliano appassionato di Formula 1 è tanta, così come quella della Ferrari, che si presenta al via con la nuova 412T2, monoposto all’apparenza convenzionale ma che già dalle prime gare fa vedere buone cose. E sulla spinta della vittoria di Berger a Hockenheim l’anno prima, inizia l’avventura inaugurando la monoposto con il “battesimo” ricevuto da un altro emiliano DOC, Alberto Tomba, fresco vincitore della Coppa del mondo di sci alpino e che l’anno successivo diventerà Campione del mondo. Montezemolo dirà che, come diceva Enzo Ferrari, l’importante non è che le monoposto siano belle ma vincenti e questa sembra partire con il piede giusto. Infatti, conquista due podi con Berger in Brasile e Alesi in Argentina e sembra pronta all’assalto al Santerno.

La gara vede un cavallo di ritorno: Jean Alesi, che aveva saltato, quasi per un segno del destino, l’edizione del 1994 e nella stagione 1995 si presenta con le carte in regola per ben figurare. Ma questo campionato sembra segnato quasi già in partenza, con Michael Schumacher che sembra avere la meglio su Hill, in un revival del duello che ha caratterizzato e monopolizzato il 1994. L’arrivo del francese, e non solo, richiama a Imola molti tifosi della Ferrari, che assediano le tribune anche per ricordare Ayrton Senna e Roland Ratzenberger, con l’auspicio che la gara del 1995 passi dal dramma alla festa. E infatti così sarà, ma dal punto di vista sportivo le speranze dei ferraristi sembrano presto affossate da Michael Schumacher, determinato a dominare la gara.

Il tedesco della Benetton, in testa alla classifica, a Imola non sembra fare eccezione a questa regola e il venerdì si mette già al sicuro la sua pole position, staccando un tempo inavvicinabile per tutti gli altri. Tutti tranne uno: Gerhard Berger. L’austriaco, poco prima che scendesse la bandiera a scacchi per la chiusura della seconda sessione di qualifica, giunge sul traguardo e ha il tempo di effettuare un ultimo giro. I primi due intermedi sembrano “normali”, ma nell’ultimo il pilota della Ferrari supera se stesso e Schumacher, riducendo il distacco a soli 8 millesimi di secondo, tra la sorpresa generale e l’entusiasmo delle tribune.

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Le buone notizie per la Ferrari non sembrano finite: il warm-up bagnato regala ad Alesi la soddisfazione di mettersi tutti dietro e avere come primo inseguitore proprio il compagno Berger. L’attesa del pubblico rosso per la gara è tanta e il circuito del Santerno la domenica è gremito in ogni ordine di posti. Il modo migliore per ricordare i due campioni che hanno perso la vita in quel maledetto weekend di un anno prima, e infatti prima del via tutti i piloti si raccolgono in cerchio davanti al traguardo e osservano un minuto di silenzio.

Ma subito dopo è il momento delle ostilità, con l’incognita meteo, che rende incerti assetti e strategie, fino all’ultimo quando sembra chiaro che la situazione volge verso l’asciutto. Ma le prime 6 posizioni in griglia, oltre a Barrichello (decimo), optano per le gomme rain e avranno ragione. La gara infatti si incanala verso dei binari abbastanza precisi, con Schumacher a fare da lepre e Berger a inseguire, tenendo dietro tutti gli altri. Incredibile il divario tra le gomme rain e le slick: 5 secondi al giro. Cosa che permetterà alle prime posizioni di accumulare un vantaggio tale da permettere loro, visto che la pista si stava asciugando, di andare al pit-stop senza preoccuparsi degli inseguitori, cambiare le gomme e gli assetti e rifornire. Ma proprio qui ci sarà un clamoroso colpo di scena: Schumacher, accreditato di grandi doti di guida sul bagnato, incappa in un clamoroso errore alla Piratella e urta violentemente la vettura contro le gomme. Il tedesco libera così la strada a Berger nell’esultanza generale del popolo imolese, che sente aria di doppietta.

Infatti, c’è un altro pilota che sta mettendo in mostra tutte le sue qualità: il compagno di squadra Jean Alesi, che con la seconda 412T2 sfrutta alla perfezione l’asfalto viscido per inanellare una serie di giri veloci che lo porteranno a insidiare le Williams di Hill e Coulthard. La lotta tra il francese e le Williams arriva fino allo scontro fisico tra la Ferrari numero 27 e la Williams numero 6, dove a rimetterci (con un leggero danno all’alettone anteriore, non riparato) sarà la vettura inglese. Nel corso del pit-stop l’alettone non verrà sostituito, ma proprio la sosta ai box giocherà un  brutto scherzo allo scozzese, entrato insieme ad Alesi, visto che la fretta di uscire prima del transalpino lo porterà a superare il limite di velocità di 80 km/h imposto per il transito in pit-lane e verrà penalizzato.

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Non ci sarà, però, bisogno di alcuna penalità per fermare Berger, che nel corso del pit-stop spegne inspiegabilmente il suo V12. Se ne accorge subito, alza l’indice per chiedere la messa in moto e sollecitare i meccanici a usare l’avviatore; sono attimi di concitazione, con i meccanici che hanno finito di cambiare le gomme e arrivano a tutta velocità, ma ormai quando la Ferrari numero 28 riparte Hill è andato, e con lui Coulthard che si porta dietro Alesi. L’austriaco è quarto, ma ecco che a restituire il sorriso ai ferraristi arriva la notizia della penalizzazione di Coulthard, proprio colui che ha preso il posto di Senna nel 1994. Ad Alesi, così, viene regalato un meritatissimo secondo posto, lo stesso che l’anno prima era toccato a un’altra Ferrari 27, quella di Larini. Ma quella era un’altra atmosfera, di tristezza e dolore per la scomparsa di Senna, mentre stavolta, quando Jean taglia il traguardo, la gioia è incontenibile, come se avesse vinto, come se lui e Berger avessero portato a casa una doppietta. C’è gloria anche per Hill, vincitore un anno dopo sulla pista che l’anno prima fu maledetta per la sua squadra e per il suo ex-compagno Senna, che in quel terribile momento era primo. Damon sembra quindi avere, in piccolo, completato l’opera interrotta da Ayrton, andando anche in testa alla classifica grazie al ritiro di Schumacher.

La festa, però, è tutta per Alesi e Berger, salutati da un’invasione di pista che non si vedeva da tempo e li accompagna sino sotto il podio e Jean si toglie persino il casco. A gioire, alla fine, saranno tutti, con i due ferraristi che, forse, riescono a mitigare un pizzico di delusione per quella che poteva essere una vittoria certamente alla loro portata. E, forse, questa festa era il tributo migliore che Imola potesse offrire ad Ayrton e Roland.

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