15 luglio 2014 – In molti sono rimasti sconcertati dalla freddezza nei festeggiamenti dei tifosi tedeschi dopo la vittoria all’ultimo mondiale. Vero che i teutonici sono spesso quadrati come i cruscotti delle vetture da loro prodotte, ma c’è un giorno nella storia della Formula 1 nella quale il classico “tedezko di Cermania” ha mollato la sua freddezza tipica ed è corso in pista a festeggiare come un “Signor Brambilla” qualunque in una gara a Monza.
I due podi ottenuti precedentemente avevano anche un gusto di fortunoso, visto che approfittò di problemi avuti alla seconda Williams n tutti e 2 i casi. Nel ’92, fu un azzardato manovra di Patrese a spalancare le porte del podio, mentre nel ’93 ci fu uno scoppio di uno pneumatico alla Williams di Hill a meno di 10 Km dal traguardo. Nel 1994, invece, Schumacher fu esemplare nel lottare come un dannato contro una Ferrari nettamente superiore. A costringere i tedeschi a ricacciare l’urlo in gola ed arrotolare le bandiere tedesche, fu la rottura del motore Ford già messo allo strenuo della sua forza.
I tifosi tedeschi, ora, sognano in grande. Nella loro storia, troppe volte hanno visto piloti di ogni nazionalità imporsi nei loro templi della velocità e del coraggio, ma mai un tedesco. Troppe volte hanno sognato e visto un’uomo che poteva sfatare questo tabù, ma troppo presto l’hanno visto andarsene via prima. Uno su tutti: Bellof.
In quel caldo week end tedesco, la pole va a Damon Hill per soli 0.080 secondi su Schumacher. Un’inerzia, un pensiero, un battito di ciglia. Calma. La gara si corre il giorno dopo. Hill sulla griglia è teso come una corda di violino. E’ conscio che con così poco margine sul giro secco sarà una gara tiratissima per lui. La sua Williams monta lo stesso motore Renault di quella di Schumacher, ma se si parla di telaio e aereodinamica, la Fw-17 non ha rivali. Al via Hill compie il lavoro alla perfezione, staccando subito Schumacher. Il tedesco sembra avere una strategia ben definita in testa, ma il margine è già amplissimo dopo solo 6 Km e mezzo.
Schumacher ora è in testa. Ma ci sono ancora 40 e più giri davanti. Si è solo all’inizio. Dietro di lui, reggono alla grande il passo Coulthard, chiamato al disperato tentativo di soffiare punti a Schumacher, e Berger che nei rettilinei dell’Hockenheimring si trova come in letto con qualche sventola abbordata nei week end di gara. Tra i due Berger è sicuramente quello più pericoloso con cui avere a che fare ma, si sa, quando la storia si deve scrivere, non c’è progetto, tecnica, cilindrata o potenza che tiene. Uno stop & go per partenza anticipata (da lui negata sempre) fa scivolare l’austriaco in 14° posizione, e lo pone di fronte ad una rimonta che di fatto lo toglie dal gioco per la vittoria. Ma è proprio nei momenti di difficoltà che si vede il manico del pilota austriaco, che rende quella che per la Ferrari sembrava una giornata catastrofica (con il ritiro di Alesi, tradito dal V12 della 412T2, come l’anno prima) in un piccolo capolavoro, facendo assaggiare i “cavallini rombanti” del suo 12 cilindri a Frentzen, Herbert, Irvine e molti altri infilandoli quasi senza sforzo e, approfittando anche di alcuni ritiri (a proposito, questa sarà l’ultima gara di Pierluigi Martini), giunge sul gradino più basso del podio.
La gara vede Coulthard sempre in dietro a Schumacher, ma mai in grado di impensierirlo. Solo per una manciata di giri durante il gioco dei pit stop, Coulthard prende la testa della corsa ma non riesce a creare gap a sufficienza per mantenerla. Fine dei giochi. Game over per tutti.
Schumacher guida la Benetton B195 (meravigliosa con la carreggiata larga e gli alettoni sottili per diminuire il più possibile il carico) con la disinvoltura di sempre. Ogni volta che entra nel Motordrome è un concerto di trombette, fischioni, tamburi e chi più ne ha più ne metta. Nessuna orchestra crea così tanta enfasi quanto 4000 tifosi in delirio sportivo e annaffiati da litri di birra.
La storia si è scritta così. In un bollente pomeriggio di fine luglio, anche i tedeschi hanno avuto il loro pilota trionfatore in casa propria. Lui era Micheal Schumacher, e li vincerà altre 4 volte, ma mai nessuna sarà come la prima.
F1 | Storia : Hockenheim 95 : La grande gioia tedesca con SchumacherF1Sport.it - F1 Formula 1 F1 Tecnica F1 News Team Analisi