17 agosto 2014 – Dopo una lunga battaglia, la malattia l’ha avuta vinta su Martino Finotto. E’ scomparso all’età di 80 anni probabilmente uno dei più grandi piloti italiani dimenticati. Rievocare la sue imprese non è facile e lo spazio non è forse sufficiente. Ricordiamo però che Martino Finotto arrivò anche in F1.

Agli inizi degli anni ’70 Martino Finotto è già un pilota di successo, che in Italia ha già fatto vedere di cosa è in grado di fare. I tempi del lavoro duro per mettere da parte moneta da spendere nelle corse, sono finiti. Ora si corre per guadagnare e reinvestire nelle corse. Finotto a fine 1973 tenta il grande salto. Vola in Gran Bretagna e torna con due Brabham Bt42 (una ex Wilson Fittipaldi e l’altra appartenuta a Rolf Stommelen) acquistate. Il motore sarà il classico e intramontabile Ford DFV. Nel Novembre dello stesso anno, Martino Finotto svolge un primo test sulla sua Brabham. A sorpresa, decide che la Formula 1 non è roba per lui.

La gara di debutto per il Team Bretscher (leggi Scuderia Finotto) sarebbe il Gp di Spagna del 1974. Moser, solamente 3 giorni prima del tanto atteso debutto , durante la 1000 Km di Monza è vittima di uno spaventoso incidente che lo ha visto uscire vivo ma in condizioni critiche. Poche storie. Finotto decide che non è il caso di debuttare senza uno dei suoi principali sostenitori. Inoltre la Bretscher, senza il suo pilota rappresentativo, rivede drasticamente il piano di fornitura finanziaria. Finotto non si demoralizza. Il team ha solo un meccanico e un’aiutante, mentre le macchine sono custodite in un officina a Buscate e i motori sono revisionati in casa. I ricambi vengono spesso pressi dalla seconda vettura non utilizzata e, quando finiscono, ci si rivolge ad altri team nella speranza che vengano dati in prestito.
Il debutto finalmente arriva sul circuito di Nivelles, in Belgio, Finotto riesce a trovare un pilota: è Gerard Larrousse. Il futuro uomo Renault e futuro proprietario del team omonimo riesce addirittura a qualificare la Bt42. La gara per lui dura ben 53 giri, prima di ritirarsi a causa di una foratura.Sarà l’unica gara per la Scuderia Finotto. Per il Gran Premio di Montecarlo, gli organizzatori pensano che la Scuderia Finotto non abbia speranza di qualificarsi, e rigettano la richiesta d’iscrizione. Brutta notizia, si. Ma poche ore dopo arriva la notizia della morte di Silvio Moser. Finotto ha perso prima di tutto un’amico e poi un pilota. La scuderia, decide di non presentare domanda d’iscrizione per le successive due gare in Svezia e Olanda.

In Austria, Finotto da un volante ad un giovane astro nascente della Formula 1: Helmut Koinigg. Gli organizzatori accettano la domanda di Finotto, ma l’austriaco non riuscirà a qualificarsi, ma girerà molto vicino ai tempi delle Surtees ufficiali. A fine stagione verrà ingaggiato dal team del campione del mondo e troverà la morte a Watkins Glen. Finotto, nella sua breve carriera di team manager da Formula 1, potrà pure definirsi un talent scout. Il destino maledetto è un’altro discorso. Koinigg morirà nella stessa maniera atroce di Cèvert ad un anno esatto di distanza.
A Monza si scrive l’ultimo capitolo nella storia della Scuderia Finotto. Esasperato da queste continue domande rifiutate, Martino Finotto ha già messo in conto la vendita delle due vetture e l’abbandono definitivo al mondo della Formula 1, ma vuole chiudere in bellezza. Chiama a se l’amico di sempre Carlo Facetti (Carma F.F. vi dice qualcosa?) e gli affida una delle due vetture. La seconda, rimessa insieme apposta per il gran finale, dovrebbe andare a Jean-Louis Laffosse, ma anche qui gli organizzatori, inspiegabilmente, rifiutano la domanda d’iscrizione ancor prima che le vetture arrivino nei garage di Monza. La coppia Facetti – Laffosse avrebbe forse potuto dare la svolta che la Scuderia Finotto si meritava. Facetti manca la qualifica ma per soli 8 decimi di secondo. Un vero battito di ciglia per l’epoca. Si chiude qui la storia della Scuderia Finotto. Ormai sfiancato da una politica che premia gli squali, Martino cede le proprie vetture e si dedica ad altro. I risultati saranno solamente e puramente storia dell’automobilismo italiano.
Martino Finotto viene ricordato per ben altro: 6 volte a Le Mans, vinto su piste come il Nurburgring o Sebring e ha guidato sogni dell’epoca come la Lancia Beta Montecarlo o le BMW 3.0. Insieme a Carlo Facetti ha fondato la Carma FF(dall’acronimo di CARlo e MArtino con in più le due iniziali) e ha vinto un mondiale turismo nelle Gruppo C. Per chi è specializzato in F1, ricordare la storia della Scuderia Finotto è più che doveroso. Omaggio a Martino Finotto : uno dei tanti team manager e piloti italiani dimenticati da chi ha dietro si se una storia ricca di trionfi, ma fatica a ricordarla.
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