F1 | Suzuka 2003: Schumacher diventa leggenda

Da Tony77g @antoniogranato

Luca SarperoF1Sport.it

8 ottobre 2013 – Fino a quel momento i 5 mondiali sembravano una barriera impossibile da sfondare, un pò come le colonne d’Ercole nella mitologia. Micheal Schumacher su quelle colonne si era seduto sopra l’anno prima. Arrivò a 5 titoli e a Suzuka, 10 anni fa, decise di scendere dalla parte che, secondo la mitologia, era ignoto. Non è ignoto nei tempi moderni ma è leggenda.

Che il 2003 sia l’anno più indicato per oltrepassare le colonne che separano il conosciuto dall’ignoto, sembra un’altra storia mitologica e impossibile. Tra Micheal Schumacher e la F2003GA si instaura un rapporto difficile, dove le vittorie arrivano a raggruppate ma senza continuità. Come se il pentacampione tedesco riuscisse a sviluppare la macchina per poi trovarsi di fronte una problematica più grossa che lo ributta nelle posizioni da podio. Non di sicuro dove deve essere un mito vivente.

Alla vigilia di Suzuka, Michael Schumacher è lanciatissimo. Due fantastiche vittorie consecutive a Monza e Indianapolis lo hanno proiettato in vetta al mondiale con 92 punti. Kimi Raikkonen lo insegue a quota 83 e Juan Pablo Montoya, ormai fuori dai giochi, è fermo a 82. Al Kaiser Schumy basta un solo punto per diventare il primo a vincere sei volte il mondiale di Formula 1. Schumacher potrebbe prendersi anche il lusso di incominciare a preparare la scala per scendere giù dalle colonne dalla parte del mito ma la sorte delle volte è ironica e beffarda.

In quel sabato delle qualifiche, la sorte, di Suzuka deve aver deciso di farsi un bella panciata di risate. La pioggia, da sempre alleata di Schumacher, bagna l’unico “hot lap” di metà piloti. Il risultato per Schumy è devastante: 14esimo tempo. Il suo rivale Raikkonen è ottavo con davanti un nugolo di piloti, più o meno, trovati li per caso. I grandi miti dell’antichità avevano anche un alleato di cui si fidavano ciecamente e l’alleato del Kaiser è un brasiliano dalla sfiga leggendaria ma dal piede molto pesante: Rubens Barrichello. Rubinho stampa la pole e, se dovesse mantenerla, ogni sforzo di Raikkonen in gara sarebbe vano. Per precauzione, pensiamo che Schumacher la scala l’abbia di nuovo tirata su e stia cominciando a pensare che sulla vetta delle colonne d’Ercole non si stia poi così male.

La domenica la sveglia per milioni di appassionati suona prestissimo. Al via l’alleato Barrichello regge alla grandissima ma solo per un paio di curve. Alla Spoon Curve Montoya passa Rubinho e se ne va. Schumacher parte bene ma è ancora fuori dalla zona punti. Al giro numero 6, il primo colpo di scena. Schumacher azzarda un attacco su Sato (che sostituisce Villeneuve neo appiedato BAR) e danneggia l’alettone anteriore. Fortuna che l’ingresso box è a pochi metri, ma bisogna pur sempre rifar tutto da capo. Intanto l’altro Schumacher, Ralph, scambia la chicane del triangolo per una pista da ballo e comincia a fare giravolte su giravolte.

Al nono giro un altro colpo di scena. Montoya vede fumare il suo motore BMW e si ritira. Passa davanti Barrichello seguito da Coulthard, Raikkonen e  un sorprendente Alonso. Poco dopo lo spagnolo deve ritirarsi, mentre da dietro Schumacher rimonta furiosamente.

Micheal Schumacher è tallonato dal fratello Ralph che cerca di risalire il gruppo e prendere i punti sufficienti a battere la Ferrari nel mondiale costruttori tanto caro a Sir Frank Williams. Ma quel giorno Ralph è in vena di sbagliare la chicane del triangolo e, facendo anche perdere 16 cromatografie ai capelli dei tifosi ferraristi attaccati al televisore, tampona il fratello Micheal. Fortunatamente per il fratello maggiore solo un dritto, per il minore alettone rotto e via di sosta ai box. Intanto la davanti, Coulthard da strada al giovane compagno finlandese nella vana speranza che serva a qualcosa.

La gara non riserva più colpi di scena e il Kaiser Micheal Schumacher, ottavo, scorta fino a fine gara Da Matta, settimo, per non prendersi rischi inutili. Il suo punto, sommato ai 10 punti raccolti da Barrichello fanno si che a Suzuka Micheal Schumacher scendesse definitivamente dalle colonne d’Ercole ed entrasse nel mito e nella leggenda, varcando quel limite che tutti hanno sognato di passare ma nessuno c’è mai riuscito.

Schumacher, quel giorno a Suzuka, andò oltre i 5 mondiali e spiegò a tutti che bello è sentirsi mitologico. Divenne leggenda vivente e i numeri cominciarono ancor di più a dare ragione al kaiser. Come lui nessuno mai ma ancora per quanto tempo non si sa.

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