16 Novembre 2013 - In Formula 1 esistono le vittorie capolavoro; ovvero piloti che sul gradino del podio ci sono già ripetutamente saliti, ma che in un’unica giornata vincono una gara che gli consegnerà nella storia delle corse.
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Quel sabato le Mclaren fanno l’esatto opposto degli altri: se tutti pensano alla pole, loro pensano alla gara. Gomme dure per entrambi i piloti poi, la domenica, qualche santo sarà! Watson è ventiduesimo, mentre Lauda è subito alle sue spalle. La davanti, Ferrari in prima fila e Williams in seconda.
E’ il 27 Marzo 1983, sulla spiaggia di Long Beach passeggiano sventolone in bikini, i piloti pensano a qualunque cose per non farsi distrarre da cotanta prorompente visione e i ragazzini rimangono a bocca aperta col gelato che cola dal cono direttamente sulla mano che lo impugna. Peccato che sventolone o piloti c’entrino poco o nulla.
Al via Keke Rosberg, terzo, scatta come una pallottola e tira uno schiaffo con la sua posteriore sinistra all’anteriore destra di Arnoux. Per nulla appagato, Rosberg tira la staccata della vita a Tambay, leader, pochi metri più avanti con il risultato di uno spettacolare testacoda completo disegnando una doppia spirale di caucciù sull’asfalto. Keke capisce che se continua così: o si ammazza da solo, oppure gli mette le mani addosso Patrick Head. Meglio darsi una regolata.
Watson rimonta qualche posizione al via e al giro numero 5 si fa passare dal compagno Lauda, ma sembra una mossa strategica. Watson si pianta negli scarichi della Mclaren del compagno e vi resterà a lungo.
Le Mp4\2 disegnate da John Barnard, sembrano mastodontiche e tutt’altro che a loro agio in mezzo al tortuoso circuito di Long Beach, ma dal giro numero 16 le due Mclaren di Watson e Lauda si tramutano. Non più goffe e lente, ma agili e veloci. Per gli avversari non c’è speranza di difesa.
Keke Rosberg da una mano ai due alfieri della Mclaren eliminando Tambay e rompendo il mozzo anteriore destro della sua Williams; tutto a causa di una scellerata manovra di sorpasso ai danni del francese della Ferrari al 26esimo giro. Grazie a questo regalo e ad un ritmo impressionante, le Mclaren di Watson e Lauda si portano a ridosso dei leader Lafitte e Patrese.
La strategia ad un solo pit stop consiglierebbe un “Save the tyres” non dettato via radio come oggi dal proprio ingegnere, ma dalla coscienza che ogni pilota calcolatore (per info chiedere a Niki Lauda) imporrebbe. Watson la coscienza fa finta di averla lasciata in albergo e al 28esimo passaggio attacca e passa Lauda.
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L’obbiettivo ora è Lafitte con la Williams e leader della gara. Watson impiega 11 giri ad agguantarlo e al 45esimo passaggio completa la manova. Dopo una rimonta furiosa: John Watson, nell’incredulità generale, è il leader della gara.
Watson non vuole prendersi rischi e, girando con tempi di 2 secondi più veloci rispetto alla pole, umilia Lauda; rifilandoli quasi trenta secondi e doppiando lo stesso Lafitte. Watson, da un pò di tempo non più barbuto, sale sul podio e porta a casa il 5° trofeo da vincitore di un Gran Premio. A fine anno lascerà la Mclaren e la Formula 1.
Il capolavoro di John Watson è entrato nella storia delle corse come la rimonta più incredibile mai realizzata da un pilota. Molti penseranno a Button nel 2011 in Canada o Hill nel 1993 all’ Estoril ma entrambi ebbero qualifiche ben più fortunate che il pilota inglese. Watson ci ha regalato una gara da antologia e alla Mclaren una delle vittorie più emozionanti della sua storia, ma sopratutto ci ha insegnato il motto di ogni pilota da corsa: “Never give up!” (Non mollare mai!)
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