Ma oggi abbiamo un esempio ancora più calzante e in qualche modo illuminante: le parole del Capo di stato maggiore Binelli Mantelli alle commissioni difesa di Camera e Senato. L’ammiraglio ha spiegato che abbiamo bisogno degli F35 non per ragioni di sicurezza nazionale, ma per questioni di prestigio nel caso si dovesse intervenire in qualche teatro di guerra, come per esempio la Libia, (che per la cronaca non dispone ormai nemmeno di un piper). Insomma dovremmo spendere cifre colossali per un pessimo caccia solo per fare i fighi in guerra. Immagino che Francesi e Tedeschi faranno la figura dei cioccolatai senza gli F35 le cui ordinazioni calano a vista d’occhio anche in quei Paesi che hanno fatto parte del progetto.
Naturalmente i parlamentari si sono ben guardati dal chiedere al Capo di stato maggiore lumi sulla truffa della ricaduta industriale che è meno di un terzo di ciò che era stato ventilato ed annunciato per rabbonire l’opinione pubblica, spiegazioni sulla impossibilità di utilizzare la versione da portaerei sulle nostre unità che sono di gran lunga insufficienti ad ospitare un caccia a decollo verticale completamente fallito rispetto alle aspettative, qualche giustificazione sul fatto che nessun pilota italiano ha mai pilotato e dunque valutato un F35 il cui acquisto avverrebbe a scatola chiusa. (qui per saperne di più)
Ma nemmeno l’augusto consesso si è alzato e e se ne è andato quando l’ammiraglio ha giustificato l’acquisto con le grottesche questioni di prestigio che evidentemente sembrano affondare le radici in una mentalità arcaica. La complicità non viene meno anche di fronte all’assurdo, anzi più l’insensatezza è palese più la si perdona probabilmente perché si immagina che le vere ragioni siano inconfessabili e dunque appartenenti agli usi e costumi della classe dirigente. L’unica cosa è che ormai il tappeto è troppo stretto per accogliere tutta questa rumenta: si cerca solo di farla passare per altro con l’aiuto dei media o di distrarre l’ attenzione, ma inevitabilmente essa deborda e seppellisce un’Italia in via di decomposizione.