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Fa Paura e Rabbia Questa Italia Vista da Berlino

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite

EXILQuesto è un post tra parentesi. È taggato “NonUnPostPolitico”, come chiamavo quegli articoli sul buon vecchio Destinazione Cuore Stomaco e Cervello, quando ero più giovane, ancora non avevo pubblicato Zagreb e mi sbattevo in un gruppo antiberlusconiano di base a Berlino. Era dai tempi di “Riaccendiamo l’Italia” a Bebelplatz, delle proteste contro la politica di un centrodestra populista guidato da un personaggio di dubbia moralità, dai tempi in cui alla Berlinale ci presentammo con un cartello gigante “BASTA” in occasione della prima del film di Albanese (pubblicato anche sulla home page di Repubblica).

Era dai quei tempi, e sono tanti, che non scrivevo di politica.

La preoccupazione dei tedeschi e degli stranieri

Negli ultimi giorni ho ricevuto messaggi di amici stranieri e tedeschi che esprimevano preoccupazione. Nessuno credeva che l’Italia lo avrebbe davvero rivotato, ma nei messaggi si leggeva un’ironia isterica, una patina sopra al sentimento vero: il timore.

Una mia amica diceva: “Ora alla Merkel prenderà un infarto”. Ecco, le rispondevo, è proprio questo il problema: ai tedeschi verrà un infarto, gli italiani andranno al bar a bere caffè, ignorando – o volendo ignorare – di essere su un pericoloso punto di non ritorno.

Gli amici italiani che mi scrivono: c’è posto a Berlino?

“Hai posto a Berlino?”; “Ci offri un divano?”; o ancora, il tweet di TorinoAnni10: “ti sono rimasti due cetriolini dello Sprewald? Presto lì a Berlino ti toccherà metter su una mensa di carità per esuli italiani”.

Si scherza, certo. Ma fino a un certo punto: l’ondata di italiani (e di spagnoli) che travolge Berlino è evidente. E non è solo qui a Berlino. Negli ultimi due anni ho visto decine di amici andarsene via. L’Italia non fa più per noi. Come scrive il Guardian: noi siamo la generazione dimenticata che cerca fortuna all’estero.

Ci meritiamo tutto quello che verrà

Era chiaro che avremmo avuto bisogno di anni di un governo, non dico illuminato, ma almeno decente. Anni di lotta alla corruzione, di regole, di riforme, di normalità, insomma. Io credo che questo 25 febbraio sia una data nefasta, perché segna la scelta degli italiani di virare da una strada piena di buche e in salita, verso una bella strada liscia e in discesa che conduce al baratro. Le conseguenze di questo 25 febbraio le sentiremo negli anni a venire.

La rabbia e la vergogna

Sono questi infine i due sentimenti che mi porto addosso mentre scrivo e con cui dovrò affrontare il mondo oggi. È che in Italia esiste un 30% della popolazione che liberamente sceglie di votare un uomo volgare, disonesto, apertamente sessista e razzista. Lo dicevo già due anni fa alle nostre manifestazioni a Berlino: chi lo vota è complice ed è complice chi tace.

Questo era uno sfogo, non un articolo studiato e pensato. Uno sfogo che nasce dalla rabbia di vedere il mio Paese andare a rotoli e dalla vergogna di riscoprire tanti connazionali senza cervello. Sfracellato sotto il peso dell’ignoranza che si diffonde in Italia giorno dopo giorno.

L’Italia è ormai in un declino irreversibile. E, lo sanno tutti, io sono un ottimista.

 

 



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