Fabbisogno in nutrienti dell'olivo secondo il COMM. PROF. PIETRO CUPPARI Direttore deIl' Istituto Agrario dell’Università di Pisa
Creato il 02 giugno 2015 da Antoniobruno5
Riunisco qui in uno specchietto il concime, presupponendolo
di stalla di vaccine, consumato da un ettaro di terreno) coltivato a varie
piante, e quello prodotto direttamente dalle piante stesse coi loro resti nel
suolo ec., o indirettamente per mezzo dei foraggi, che porgono, i quali poi
convertonsi in letami.
Per intendere adeguatamente questo specchietto, e per
giovarsene, reputo necessarie le seguenti avvertenze:
1° Si presuppone che le terre si mantengano in mezzane-stato
di fertilità, e quindi di produzione.
2° Il letame consumato da ogni cultura si compone di due
porzioni: del letame vecchio e del letame ultimamente sparso. Se costumasi di
concimare tutte le culture, il letame sparso sarà in quantità eguale al consumato;
perciocché la pianta coltivata ne prenderà parte del vecchio e parte del nuovo
per modo da lasciar la terra presso a poco nello stato, in cui l’ ha trovata;
ma dove concimasi di rado e copiosamente, il letame amministrato volta per volta
supera il letame consumato in quell’anno.
3° L’ eccesso del concime consumato sul prodotto è indicato
colla stanghettina, l’ eccesso contrario è indicato con la crocina.
4° Nello specchietto sono dei vuoti nelle respettive caselle
del concime consumato dal trifoglio pratense e dalla lupinella. Questo però non
vuol dire che le dette due piante non si giovino del grassume della terra; ché anzi
se ne avvantaggiano grandemente, massime il trifoglio, il quale non prova nelle
terre magre; ma significa che, senza contare il letame prodotto del loro
foraggio, bastano i proprii resti in radici e foglie, da essi ceduti al
terreno, per compensare con usura il letame effettivamente appropriatosi. Nel
concime prodotto é computato questo eccesso di fertilità introdotto dalle
piante predette. Notisi intanto che, sebbene la lupinella, la sulla ed il
trifoglio pratense, fertilizzino di per sé il terreno col lasciarlo più ricco
di prima, e ciò senza tener conto del letame prodotto dal loro foraggio, corre fra
le dette piante la seguente notevole differenza. La lupinella e la sulla vegetano
anco in terreni magri, purché calcarei, porgendo un discreto prodotto, mentreché
il trifoglio pratense lo vuol grasso. Adunque per cominciare a fertilizzare le
terre di una magra azienda, valgono la sulla e la lupinella e non mai il trifoglio,
specialmente sui poggi. L’erba medica co’ suoi resti, e colla copia del
foraggio, produce un eccesso di letame, ma richiede ancor essa un terreno
riccamente provveduto di materie assimilabili. Se non che nel trifoglio
pratense, il quale va meno in profondo, fa d’uopo che si trovino in maggior
copia nello strato superficiale, mentre la medica scende a trovarle anco in uno
strato di terreno inferiore a quello vangato per le ordinarie culture. Ora
nelle nostre terre di piano, vangate e concimate, ma sfruttate nello strato
superficiale dalle culture annue, esiste in profondo una specie di deposito di concime
tolto allo strato vangato, e quivi disceso con le acque piovane: l’erba medica
lo può sfruttare. Adunque in una di tali aziende, benché magre alla superficie,
l’erba medica offre il vantaggio di cominciare a procacciar fertilità: fanno il
medesimo la lupinella e la sulla in suolo di peggiori condizioni.
5° Per avere un punto immobile di partenza, le valutazioni
sono state fatte presupponendo fresco il le tame di stalla di vaccine.
6° Nella conversione dei respettivi foraggi in letame vaccino,
si è ammesso in primo luogo che le bestie fossero rifornite mezzanamente di
lettime, tanto che assorbisse una parte delle orine, ed il rimanente si raccogliesse;
e in secondo luogo che tutti i mangimi fossero usati permischiatamente, ma
ridotti a equivalenti di fieno. Da questi equivalenti si è tirata la quantità
di concime, tra solido e liquido, moltiplicandoli per 3 e tre decimi, senza
contare il lettime, che poi si è aggiunto al prodotto della moltiplicazione.
7° Finalmente non debbonsi tenere'le cifre di questo specchietto
siccome assolute. Se trattasi di aziende di mezzana attività culturale, le
dette cifre si dilungano poco dal vero nei casi speciali consimili ai
presupposti nello specchietto; ma in ogni modo son destinate a far comprendere
bene il metodo di operare nelle singole circostanze, in cui sono. poste le
particolari aziende.
Ognuno dovrà compilare per sé uno specchietto consimile a
quello, che gli pongo davanti, ma tirandolo dalle osservazioni raccolte da lui
nella propria azienda per servirsene poi a conoscerla minutamente e dirigerla.
MANUALE ‘DELL’ AGRICOLTORE OVVERO GUIDA PER CONOSCERE,
ORDINARE E DIRIGERE LE AZIENDE RURALI DEL COMM. PROF. PIETRO CUPPARI Direttore
deIl' Istituto Agrario dell’Università di Pisa FIRENZE,G. BARBERA, EDITORE 1870
Pagine 105 - 109
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