Magazine Diario personale

Fabiana Schianchi, risponde e chiede…(ultimo capitolo).

Da Gattolona1964

Buona domenica a tutti, spero che siate alzati e che siate di buon umore, nonostante la pioggia di rito e vi sentiate, nell’ottica giusta per leggere il capitolo finale del nostro adorabile, unico e inconsueto protagonista che ci ha accompagnati per tutto questo arzigogolato e scoppiettante percorso.

 

(Non poteva non rispondere, ad un simile accorato appello, non poteva tacere, non sarebbe stato da lei! E siccome due negazioni confermano, quattro ribattono senza pietà.) O mio caro vaso paffuto, vorrei scriverti una lettera di quelle che ti faranno sbriciolare tutto per l’emozione.Te la scriverò su di una carta igienica rosa confetto, adatta per lettere d’amore, cospargendola con qualche goccia di Violetta di Parma. Sopra vi stamperò un bacio dato con le mie labbra non rifatte, sarà di color rosso carminio, come il rossetto che piace a te e quando me lo vedi traballi tutto e ti vorresti alzare da terra per lo sconquasso ormonale che ti provoco. Per questo ti hanno inventato anche sollevato da terra, così non fai danni quando mi vedi. O dolce; nel lungo ma piacevole viaggio che abbiamo intrapreso insieme, ho potuto finalmente conoscerti da vicino. Ti ho toccato, tu non l’hai fatto purtroppo! Ti ho osservato da vicino, ti ho visto con occhi diversi, occhi che sentono prima di vedere. Sentono tutto ciò che emani quando non sei tirato a lucido, ma sai di virile, di water DOC & DOP, sai di water maschile, che se mi prende mi potrebbe, nella furia, far cadere con te addosso. E sarebbero dolori per me e per il pavimento dato il tuo dolce, ma severo peso. Noi tutti chiediamo di te e ti bramiamo, soprattutto in certi giorni dell’anno, quando durante la dieta tisanoreica, dobbiamo correrti dietro lasciando la scia e tu sempre pronto ad accoglierci sulle tue stanche tazze. O oggetto del desiderio! Quanto ti ho sognato e desiderato, mentre ti sparavano in Cielo alla velocità di un razzo, io come una vedova bianca avevo già il velo e gli slip neri in segno di lutto per la tua dipartita. Tu a salutare, con il coperchio alzato sventolando metri e metri di salviette. Poi, come un soldato che ha fatto la guerra, tornasti, tutto livido ed ammaccato, bisognoso di cemento a presa rapida e di coccole. Quante te ne ho fatte, ricordi? Potrai mai dimenticarmi?  Potrai mai perdonare tutte le volte che di te ho abusato, senza chiedere il permesso,disturbandoti anche di notte, quando la pre menopausa imperversava come un acquazzone violento, costringendomi ad alzarmi da letto diverse volte. Ora per cortesia, non  venirmi a dire che ti ho rotto la tazza anche quando ero gravida e per gli stessi motivi correvo da te facendoti fare indigestione, tanta era l’acqua che la mia vescica di futura madre conteneva. Ho anche pensato per un attimo di usare un pappagallo per non rovinare il tuo sonno, ma poi, dato il trambusto, mi sono ricordata che non avrei saputo come e dove metterlo. Ho provato ad infilarlo in un piede, ma ho bagnato il letto e da quella volta non ti ho più tradito. Te lo giuro, è stata la prima e l’unica volta che l’ ho fatta senza di te, mi sono lasciata andare e l’ho pagata a caro prezzo. Erano lenzuola di seta purissima, comperate apposta per la nostra prima notte insieme, quando abbiamo traslocato dalla casa di ringhiera per venire ad abitare in questa graziosa dimora. Non temere mio adorato, niente e nessuno ci separerà mai. Anche se ti verranno a dire che mi han vista in un bagno pubblico o sopra ad una turca, in un orinatoio per soli uomini, in un vespasiano dismesso, tu non ci credere e abbi fiducia in me. Ovunque andrò, me la terrò per me, non la darò mai ad altri, anche se mi sentirò male e mi gonfierò a dismisura, non ti tradirò. Ti chiedo di non fare scenate di gelosia, non sono nel tuo stile, ti domando di non straripare invadendo i territori altrui, ti supplico di mantenere la calma e di non esplodere come un vulcano, cosa che fai invece regolarmente, quando sei arrabbiato. Cerca invece di ragionare, di sincerarti se ero io oppure un’altra che mi somiglia: gli strumenti per capire ce li hai tutti. Ora caro, dolce, amato, usato, decorato, stimato Water, non ne posso proprio più e la faccio qui, questa dichiarazione d’amore per te:

Vuoi sposarmi?

Conclusioni finali e saluti. (Perché l’ho scritto.)

Carissimi amici vicini e lontani, se siete anche voi come me sopravvissuti fin qui, se non avete avuto cali di pressione o giramenti di paggetti per quanto vi siete voluti leggere, ho stimato che abbiate ancora dieci minuti di pazienza, per ultimare la lettura. Metto il timer, tolgo calze, scarpe, maschera,trucco e parrucco, abito della festa e mi confesso. Sono arrivata ad un punto della mia vita, strano per certi aspetti, per molte cosette che non sono più al loro posto. Ma se non volevo farla finita qui e proseguire nel gioco a scacchi della vita, ho dovuto impegnarmi seriamente in un racconto che reputo importante e non scontato. Non ho voluto raccontare banalità da donnetta in crisi, non mi sono dilungata sull’adolescenza snervante dei figli, non mi voglio nemmeno preoccupare della prova costume, che sembra contenere ancora bene le mie rotondeggianti forme. Sarò veloce nel confessarvi che tra una corsa all’Oratorio, un articolo scritto sul Resto del Carlino, un travestimento per i bambini della Scuola Materna, mi sono dovuta fermare di botto quel famoso giorno del ventuno marzo, per evitare un attacco di cuore. E dove sono andata a posarmi? Non avevo alcun dubbio: sul mio water personale, con il mio nome bene scandito, a scanso di altri sederotti che non siano il mio, ridanciano e di compagnia. Dopo diverso tempo, attonita e sbigottita dalle urla dei miei figli, che reclamavano giustamente il pasto, mi è venuta la folgorazione. Naturalmente bocciata subito da marito, figli, conoscenti ed amici che mi guardavano con aria di compatimento, pensando senz’altro: poverina non ce l’ha fatta con le altre porcherie che ha scritto, ora ci prova con un libro di umorismo, facciamola contenta e sorridiamole, assicurandola che lo compreremo senza ombra di dubbio. L’unica a scompisciarsi dalle risa, quando le accennavo a qualche stralcio del libro, è stata mia sorella, l’unica che mi spronava e mi diceva “Vai avanti, falla tutta.. la tua scrittura, non ti fermare”. Fosse stato per gli altri, i letterati veri, i sapienti, i “saponi”, simpaticamente parlando! Non sarei qua a raccontarvelo e voi non lo avreste visto sotto un’altra ottica. Dovevo perciò rassegnarmi, ritornare a fare la torta di mele e le tagliatelle con il ragù alla Fabiana? O sfornare stampi su stampi di pizza per tutta Reggio Emilia? Ma dato che io “non dormo da piedi”, come diceva il mio povero papà, vecchio ma saggio contadino, ma dormo diritta con la testa sul cuscino, ho fatto finta di niente, comunicando che rinunciavo all’idea della stesura. C’è persino stata una persona che è arrivata a dire che se qualche buon’anima avesse il coraggio di pubblicarmi, allora vorrebbe dire che l’editoria italiana è proprio arrivata alla frutta.Candita o essiccata?” Chiedo io! Fosse solo l’Editoria che è arrivata alla frutta, allora sarei più tranquilla. Con il benestare di tutti e l’approvazione della famiglia, finsi di strappare gli scritti. Mai bugia fu più plateale, io che rinuncio a qualcosa che ho già nella mia mente? Io che non porto a termine un progetto nel quale credo e nel quale, fino a che non l’ho raggiunto non ho pace? Non è mai successo e non succederà mai. Ed eccomi qua alla fine del viaggio, adagiata comodamente sul mio amato water. Egli è meglio di un letto a tre piazze, più comodo di una poltrona, più accattivante di un quarantenne in spider con il pizzetto fresco e profumato e la polo azzurra. Avevo voglia di risate, di freschezza e di allegria, si avvicina il mio compleanno e mi sono voluta regalare una valigia leggera. Vorrei trasmettervela tutta questa allegria, contagiarvi con le risate che spero avrete fatto di gusto! Quello che mi sento dentro ora è un’esplosione di colori e di paillettes che mi si attaccano ovunque. Non mi importa se qualcuno mi detesta, guardo oltre. Non mi interessano quei due tre chili di simpatica ciccia contornata da qualche buchino di cellulite, spero che il governo non mi tolga anche questi! Ora vorrei soltanto che Voi foste qua con me, a fare un girotondo a piedi nudi intorno ad un fuoco. E sul fuoco che arde di passione, stanno grigliandosi le braciole tenere di maiale che io amo, mentre tu con la chitarra suoni le canzoni dei Pooh e mi abbracci la schiena. Mi verso un bicchiere di prosecco ghiacciato come piace a me, aspetto di assaporare quei teneri ma croccanti spiedini, poi ti bacio con la bocca che sa di cibo e di te. Ora sì, che ho i miei adorati e mai vissuti sedici anni e li festeggio con voi a cantare e a ballare, naturalmente abbracciata al mio water.

Alla prossima!



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :