Fabio Cerbone è un romantico del sogno americano. È lui il motore di Roots Highway, il sito web più curato sulla musica americana delle radici, ed è lui l
’autore di un bel mazzo di libri sul sogno americano, da Easy Ryders Sogni e illusioni Americane a Fuorilegge d'America: Hank Williams, Johnny Cash, Steve Earle fino a Levelland, nella periferia del rock americano. Fabio Cerbone è anche un amico, dunque siamo in conflitto di interessi, che di solito nell'ambiente si risolve con una marchetta, nella speranza che alla prima occasione venga ricambiata.Il suo nuovo libro si intitola America 2.0, canzoni e racconti della grande illusione, ed è finalmente una raccolta di racconti della nuova frontiera, un traguardo naturale per un autore "beat americano".
La caratteristica peculiare di questi racconti è quella di essere derivati da canzoni rock, undici canzoni che hanno accesa l'immaginazione non solo Fabio, ma di tutta una generazione di fruitori del rock’n’roll.
Un’idea di fascino, che negli anni era passata in mente anche a me, quando scrissi (negli ottanta) il racconto Pretty Flamingo e poi il racconto di Natale di un paio di inverni fa.
Il problema però dei racconti di Cerbone, dal mio punto di vista, è quello di non essersi solo ispirati, ma di diventare una versione in prosa delle canzoni in oggetto. E la prosa, non c'è verso, è sempre più debole della poesia. Cento parole non ne varrano mai quattro messe nell'ordine giusto, capaci nella loro semplicità ed essenzialità di evocare emozioni e immaginazione nell’ascoltatore.
Hai presente un verso come: “Now mister the day the lottery I win, I ain't ever gonna ride in no used car again” (stammi a sentire, il giorno che vinco alla lotteria non metterò mai più piede su una macchina usata) - qualsiasi parola tu possa aggiungere può solo diluire. Ognuno di noi ha un film su queste canzoni, guardare quello di un altro è pericoloso come andare al cinema a vedere il film di un libro che ami...
“Si può raccontare un'idea di America partendo dalle suggestioni letterarie che sprigionano da alcune canzoni? E soprattutto lo può fare un autore italiano, dal suo punto di osservazione, al tempo stesso distante e vicino all'oggetto? In "America 2.0" Fabio Cerbone raccoglie per strada le sue short stories, ispirate dal suono e dalle parole di composizioni della tradizione folk-rock americana. Cercandole in quella irripetibile generazione di musicisti, sbocciata a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, e influenzata tanto dalla letteratura e dalla poesia dei Beat, quanto dalla rivoluzione elettrica di Bob Dylan e dalle note fuorilegge di Johnny Cash, l'autore fotografa i margini del cosiddetto sogno americano, mostrandone il tradimento e l'illusione. Suggestioni musicali, geografiche e letterarie: le storie diventano così un album perfetto, in equilibrio tra musica e sensibilità narrativa, secondo lo sguardo degli artisti che hanno firmato i brani originali, da Bruce Springsteen a Kris Kristofferson e Tom Waits, passando per eroi di culto come Townes Van Zandt o John Prine. Due ideali facciate che al ritmo delle chitarre sostituiscono quello della pagina scritta.
11 short stories - 11 canzoni
Side One
"Heartland"
1. Michigan Avenue (Used Cars, Bruce Springsteen)
2. La scheggia (Sam Stone, John Prine)
3. Nella valle di Tecumseh (Tecumseh Valley, Townes Van Zandt)
"Down to the Promised Land"
4. Per battere il diavolo (Sunday Morning Comin’ Down/ To Beat the Devil, Kris Kristofferson)
5. La Cadillac di Elvis (Tennessee Plates, John Hiatt)
Side Two
"Drive South"
6. Il ballerino degli Honky Tonk (Mr. Bojangles, Jerry Jeff Walker)
7. Qualcosa di grande (Something Big, Tom Petty)
"Into the Desert"
8. I pozzi di Monahans (Desperados Waiting for a Train, Guy Clark)
9. Frequenze cladestine (Fourth of July/ Border Radio, Dave Alvin)
10. Johnny (Where’s Johnny, James McMurtry)
"Way Out West"
11. Ventinove dollari ($29.00, Tom Waits)”
Fabio Cerbone : America 2.0