Collage per “Neoplasie civili”
di FABIO MARIA SERPILLI
Gridai senza voce una qualche ballata
…
Il fango a volte
può diventare cemento
…
Le lacrime di un popolano
scivolano copiose, per un momento;
quelle di una madre
non trovano fine.
…
Perché non ti domandasti perché?
…
Non era stata una di loro
perché era stata una di noi.
…
I bambini rubavano il mare
con gli occhi bagnati.
…
La vittoria è un tramestio di nuvole
…
Il cemento si spaccava
sotto un sole impavido
…
L’orologio indispettito
batteva le ore
al contrario
ed era sempre presto.
Impossibile darsi appuntamento.
…
Mi fingevo altro da me
…
il mondo si mascherava…
nella convinzione di un nulla convinto…
ma ora ricerco una via unica.
…
e Dio piangeva a fiumi
…
Allora bandii le preghiere
da quella terra di pianto
…
e l’oceano mangiò se stesso…
Strozzai un bicchiere d’acqua…
…
Impossibilità di vedere una luce…
…
Non seppi più nulla di quell’immagine
…
Il sole sveniva
…
L’inchiostro strillava indomito
…
Alla fine mi sguaiai su un marciapiede
…
Ho guardato la terra e
le ho chiesto dove andasse…
Nessuna risposta
***
Caro Lorenzo, io spero di aver indovinato qualcosa con queste mie scelte di tuoi versi e di mie parole di commento. Mi sembra abbastanza certo comunque di avvertire in te quell’agostiniano «inquietum cor nostrum donec…» con quel che segue… senza disturbare il “Domine” finale…
Ciao e buon Anno… Fabio M. Serpilli
26-12-2014