“On my hands” è il nuovo album di Fabio Mariani, virtuoso delle sei corde, compositore immerso nel mondo jazz, ma con una presenza costante all’interno del pop che conta.
D’obbligo un po’ di storia - a fine post - che ho estrapolato dal comunicato stampa ufficiale, facilmente integrabile con le ricche informazioni inserite nel sito di riferimento: http://www.fabiomariani.it/Cinquantacinque minuti di musica strumentale, suddivisa su nove tracce, performate da un ensemble di grande qualità, come la line up dimostra:
Fabio Mariani - chitarra Fulvio Palese - sax Mirko Maria Matera - pianoforte Viz Maurogiovanni - basso Gaetano Fasano - batteria
“Contemporary Jazz” è l’etichetta incollata al disco. Le categorie musicali servono a dare indicazioni a chi si avvicina ad una nuova opera, ma sono spesso costruite con larghe delimitazioni, all’interno delle quali si è soliti inserire ciò che non è molto chiaro. Fuggo quasi sempre dall’incasellamento, ma trovo che in questo caso quello scelto sia particolarmente indovinato. Il Jazz è materia che spesso spaventa, genere giudicato a volte troppo complicato, oppure eccessivamente cerebrale, magari illimitatamente libero, adatto ad una nicchia di anime, beate loro, in grado di comprendere. Fior di musicisti, dopo un percorso lungo una vita, compreso tra rock e articolate composizioni “progressive”, trova nel Jazz l’essenza della musica, e da quella non si stacca più, perché è un tipo di espressività - e questo vale anche per il Blues - che riesce a toccare in modo indelebile corde che hanno a che fare con le nostre radici, con la sofferenza e magari con qualche gioia. Trovo fascinoso in genere l’abbinamento titolo/brano musicale, quando si è in assenza di liriche: la fase creativa e compositiva non è mai completa senza un battesimo adeguato. Cosa è accaduto nell’iter evolutivo di Fabio Mariani, in questa occasione? Una musica inventata partendo da un titolo, come la catarsi che avviene quando si fa scorrere la penna al cospetto di un’immagine che colpisce? Oppure un nome che si ritiene appropriato, alla fine di una registrazione riuscita? Poco importa, visto il risultato. Di sicuro tutto è “sulle sue mani”, di Fabio Mariani intendo: l’arte, il talento, l’applicazione, l’esperienza… ogni elemento a disposizione di questo nuovo disco, un sunto di vita che vede convivere magia e concretezza. E ritorno alla mia affermazione iniziale, e alla definizione di Jazz Contemporaneo, che non vado a ricercare su qualche dizionario specializzato e ammodernato, ma che è il mero frutto del mio ascolto. Credo che lo sforzo più grande di Mariani sia stato quello di rendere accessibile a tutti ciò che di base si considera ostico, e la diffusione di questa musica è un obbligo, se si vogliono smontare insensati luoghi comuni: la musica va rivista con forte scopo didattico, non solo per gli addetti ai lavori, ma soprattutto per chi ignora, e potrebbe vedere una scintilla che scocca, quel lampo capace di cambiare il quotidiano. E poi l’applicazione della melodia - tipicamente nostrana - a sonorità internazionali e radicate in culture a noi lontane, è un marchio di fabbrica di questa produzione. “On my hands” non richiede un ascolto fatto di intensa concentrazione, perché è musica che “accompagna”, che si fa amare all’impatto, che può colorare un viaggio o un momento di riflessione. Non mi soffermo sui virtuosismi dei singoli, preferisco considerare l’opera di ogni unità come inserita nel contesto generale, con libertà espressiva messa a disposizione del gruppo, con la certezza che ogni particella potrà emergere, più che in qualsiasi gioco solistico. Mi ha fatto sognare le musica di Fabio Mariani, e mi piace immaginare che i nove pezzi siano legati da un unico filo conduttore, una sorta di viaggio nel tempo e nei luoghi che alimentano la memoria. Anche io ho viaggiato durante l’ascolto, e arrivato alla fine dell’album sono tornato indietro e mi sono soffermato su “Estasi”. Non è un giudizio di merito quello che voglio fornire, ma la musica è un potente stimolatore di immagini ed emozioni pregresse, e in quei cinque minuti ho ritrovato la stessa atmosfera di un album dei primi anni ’70, degli olandesi Focus, e il tocco chitarristico di Mariani si è miscelato con quello di Jan Akkerman. Un lavoro decisamente riuscito, emozionante e oserei dire estremamente intelligente, termine che forse ha poco a che vedere col concetto di musica, ma il rischio che può colpire dei super professionisti, che mettono a disposizione il know how personale all’interno di un contenitore strumentale, è quello della scivolata nell’autoreferenzialità, nello specchiarsi per ammirarsi. Non è questo il caso. Da ascoltare senza pregiudizio alcuno. Nel mese di Maggio sarà possibile incontrare Fabio Mariani al FIM (Fiera internazionale della Musica), che si svolgerà a Genova nei giorni 16-17-18. Mariani sarà presente Domenica 18, in concerto col suo gruppo e come ideatore di un work shop dedicato alla “chitarra contemporanea”.
Un po’ di storia… Autore del “Trattato di Chitarra Jazz” (1984) Carisch e del “Trattato di Chitarra Contemporanea Vol. 1” (2014) Carisch. Ha all’attivo 7 CD come Band Leader.
Ha tenuto concerti e masterclass in molte parti del mondo, da New York a Los Angeles, Chicago, San Francisco, Londra, Parigi, Montreux e tante altre città. Ha collaborato con i più importanti artisti del jazz e del pop come Claudio Baglioni, Teresa De Sio, Bruno Martino, Ivan Graziani, Roberto Gatto, Danilo Rea, Maurizio Giammarco, Massimo Moriconi, Stefano Di Battista, e tanti altri. E’ stato il fondatore dell’Università della Musica (1990). E’ stato Delegato dal Presidente della SIAE Assumma a far parte della Commissione Interdivisionale per la Tutela del Copyright Online (2007-2011). Nel 2014 escono sul mercato una serie di strumenti Signature in collaborazione con importanti aziende italiane: Corde Signature by D’Orazio Strings, Plettri Signature by Essetipicks, Chitarra Signature by LxA. Fabio Mariani è Endorser anche di DV MARK per gli amplificatori e Takamine per le chitarre acustiche.
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