La storia è questa: una moglie è annoiata, desidera avere nuove emozioni. Il matrimonio non ha concretizzato i sogni di felicità. Per vincere il disagio coniugale la donna si crea spazi di autonomia e soddisfazione personale, a lavoro come in amicizia. L’incontro di un altro uomo in ambiente lavorativo, le consentirà di acquisire maggior fiducia nella propria femminilità: impara a guardare in faccia i desideri, deponendo paure, vergogne e sensi di colpa. Quell’uomo infatti sarà il suo amante e la inizierà ai piaceri dell’amore. Poi, quando la donna chiede qualcosa in più al rapporto, quell’uomo si nega e rivela il carattere esclusivamente erotico della relazione extraconiugale. Nonostante la delusione, la protagonista non torna indietro nel proposito di separazione. Affronta a viso scoperto il marito, va quindi via di casa e dopo le prime difficoltà si adatta felicemente alla vita da single, intraprendendo infine una nuova relazione, che lei non esita considerare frutto di amore eterno. La trama è piuttosto comune, e difatti non è questo il pregio dell’ultimo libro di Fabio Volo, “Le prime luci del mattino” (Mondadori, 2011), se non vogliamo considerare comunque che in questa storia ci si possono specchiare due miliardi di donne. Nella sua struttura portante: noia – amante – divorzio – conquista di felicità. Tutto il fango, lo squallore, l’ipocrisia e il male morale che c’è in questo percorso, viene omesso e censurato, sia dalle lettrici nel ricordo, per non sentirsi giù, sia dall’autore per non spingersi troppo nel particolare ombroso. Adesso vediamo i personaggi. Lei: responsabile settore marketing o qualcosa del genere. Il lavoro le va bene, è soddisfatta. Non ha alcun problema di salute. Non sembra avere parenti. È insoddisfatta del marito. Non fanno più l’amore da tempo. Non si sente desiderata. Non ha figli. Sessualmente non è libera e spontanea nel rapporto. Conoscere un professionista del sesso mordi e fuggi le consente di prendere coscienza di quanto è bello fare l’amore, come scrive l’autore (e qui viene il dubbio che se avesse usato la parola sesso, avrebbe fatto torto ai lettori). In nome della passione, lei decide infine di abbandonare il marito. Non gli rivelerà mai il tradimento. È una donna che guarda la realtà con gli occhi del sogno e delle emozioni. Vuole emozionarsi. E chi riesce a farle venire i brividi, ecco, quello è il suo Amore. A letto sta la prova del nove. Come nella realtà, si dice la lettrice convincendosi di qualcosa di cui nutre dubbi due giorni su tre.
Lui: figura piatta. Lavoro, televisione, divano. Non ha neanche un’amante (è un vero coglione). Non parla. Evita discussioni, legato affettivamente alla mamma, piange quando la moglie va via. Non è cattivo. Non è buono. L’amante: uno che regala orgasmi al primo appuntamento, un professionista che riconosce quando lei sta per averlo e le chiede di aspettare. Non ha relazioni stabili. Neanche lui sa il perché. Vediamo il “come” della storia. La storia è raccontata in prima persona dalla donna, che rilegge pagine di diario e ricorda il passato recente. I dialoghi, le situazioni, i personaggi, sono tipologie narrative a cui associare un repertorio, tipico dei nostri tempi, di pensieri, battute, soluzioni espressive. È questo un pregio del libro. Quello che vivono i protagonisti sono le frasi che ci si racconta tra amici. Massima civiltà dei sentimenti. Nessuno alza le mani, nessuno offende o litiga davvero, nessuno è egoista davvero. Tutto è giusto che sia così, quando ci si racconta senza intimità. Le donne sono come le può pensare un uomo; gli uomini sono come li può pensare una donna quando parla con le amiche. La protagonista è molto confusa, sempre. Non sa neanche lei quello che desidera (molte donne potrebbero rispecchiarsi?). Una cosa è certa, vuole fare l’amore. Parola che lei potrebbe ben sostituire con “scopare”, ma solo per far sorgere uno scrupolo di coscienza all’uomo. È solo una questione nominale. La storia insomma ripropone pensieri e situazioni ammorbiditi da una continua patinata indeterminatezza. Un fantastico repertorio di uscite linguistiche per attirare l’attenzione alla festa di compleanno di qualche amico single. Insomma, libro da leggere per ironia e intelligenza, non per complessità e analisi della crisi di un rapporto di coppia. Poi, un dubbio: perché un libro così maschilista piace alle lettrici? Le donne qui sono proiezione di un’idea maschile di femminilità, e non hanno un desiderio credibile di maternità. Sono donne con appendice riproduttiva di secondo grado. Poi un neo: alcuni passi del romanzo ricalcano certa narrativa erotica francese al femminile. In quei momenti la storia ha il sapore della finzione di una finzione di un’altra finzione…