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Fabio Zontini, il liutaio

Creato il 09 novembre 2012 da Tipitosti @cinziaficco1

 

Fabio Zontini, http://www.zontiniguitars.com/ un tipo tosto, perché ha fatto una scelta di vita controcorrente. Ha lasciato la provincia di Milano, in cui è nato quarantuno anni fa, per trasferirsi in campagna e ha trasformato la sua passione in lavoro. Fa il liutaio e trova ispirazione negli ulivi, che intravede dalla finestra del suo laboratorio. (vedi foto di Alessandro Selva e Luigi Coppola).

“L’amore per la musica – racconta Fabio – fa parte di me fin da quando ero un bambino. O forse da prima. L’incontro più significativo con quest’arte è avvenuto quando avevo sette, otto anni con un disco di Fabrizio De Andrè. Parecchio tempo dopo sono capitato quasi per caso nel laboratorio di un liutaio, il compianto maestro Carlo Raspagni di Vignate. Ed è stato subito amore per quest’attività”, che rimane costante da vent’anni.

Fabio Zontini, il liutaio
Nel ’92 Fabio si iscrive alla scuola di liuteria di Milano e inizia ad occuparsi di chitarre. Blasonati sono i suoi committenti, per chi se ne intende, “nell’ambito della musica classica – sottolinea – Bruno Giuffredi, Ramiro Martinez, Pina Vladislav Blaha, il Duo Maccari  e Pugliese, i cantautori Max Manfredi e Claudio Sanfilippo. Ho costruito anche vari strumenti per tanti conservatori, fra cui quello di Milano”.

Quello che colpisce della sua attività è il fatto che si ispiri alla tradizione dell’Ottocento e del Novecento. “Ed in particolare – rimarca – ai liutai che hanno fatto la storia della liuteria classica. Chitarristica: Pietro Gallinotti, Francesco Simplicio, Antonio De Torres, Herman Hauser e tanti altri. Penso che grazie a questi abili artigiani quello tra Ottocento e Novecento sia stato un momento luminoso nella storia dell’evoluzione di questo strumento”.

E’ un’attività che rende? “Se fatta con serietà – replica Fabio – e dedizione consente di vivere in modo dignitoso. E di coltivare una passione”.

Fabio Zontini, il liutaio

Fabio costruisce solo con le mani i suoi strumenti. Quindi ne crea pochi, che il mercato assorbe in poco tempo.

Siete in tanti in Italia?  “Ci sono – fa sapere – pochi professionisti, che si dedicano a tempo pieno e un sottobosco piuttosto nutrito di dilettanti. Si tratta di hobbisti, che lo fanno per diletto. In Italia esiste un’associazione di liutai professionisti, http://www.associazioneali.it/soci/3/, di cui faccio parte”.

Da qualche anno per trovare ispirazione Fabio si è trasferito nelle campagne di Olle. “In realtà – afferma – non ho mai amato la grande città. Terminata la scuola di litueria a Milano, ho avuto occasione di trasferirmi in questo posto bellissimo nell’entroterra di Finale Ligure e non ho mai avuto ripensamenti. Il mio mestiere mi consente per fortuna di vivere questa situazione di parziale isolamento senza grossi problemi. Anzi, la solitudine mi aiuta a mantenere la concentrazione quando lavoro. I musicisti che vengono a trovarmi sono felici di trovarsi in un posto come questo tranquillo e poetico. Il laboratorio in cui lavoro attualmente è piuttosto grande e luminoso. Dalle finestre vedo gli ulivi e uno spicchio di mare all’orizzonte. Non chiedo di meglio”.
Fare il liutaio è faticoso? Fabio dice che lo è solo soprattutto mentalmente. “All’inizio della mia attività – rimarca –  il mio impegno era totale. Potevo lavorare tranquillamente anche per dodici ore ogni giorno. Ora con due figli ho dovuto e voluto ridimensionare le ore dedicate alle chitarre”.

Cosa prova quando costruisce chitarre? “L’aspetto meraviglioso – risponde – è la possibilità di immergerti completamente in quello che fai, fino a perdere la cognizione dello spazio e del tempo. E poi mentre lavoro posso fare una delle cose che mi piace di più: ascoltare la musica”. Insomma, nessun aspetto negativo? “Beh – sorride – ce n’è uno. Trovo difficile conciliare la dimensione artistica del mio lavoro con quella più commerciale. Se potessi, rimarrei sempre chiuso nel mio laboratorio a pensare ai miei strumenti”.

Il suo sogno? “Solo – dichiara – continuare a fare quello che sto facendo ora. E a vendere solo a chi sia in grado di comprendere e apprezzare la bellezza di uno strumento musicale fatto a mano”.

Quanta sensibilità c’è in Italia nei confronti di chi fa il suo lavoro? “Da parte delle istituzioni – ancora le sue parole – non molta, purtroppo. D’altro canto siamo in buona compagnia”.

Qualche anno fa Fabio ha realizzato la copia di uno strumento del 1862 molto particolare, fatto dal liutaio Antonio De Torres:  la chitarra Papier Machè.

Si tratta di uno strumento con la tavola armonica di abete, le fasce e il fondo di cartone.  “L’originale è uno strumento molto affascinante – sottolinea – ma anche la mia copia, realizzata con materiali poveri, ha riscosso successo. Per questo sono stato invitato a tenere una conferenza in un festival chitarristico in Messico”. il link al video
http://vimeo.com/52561053

Fabio Zontini, il liutaio
C’ è un particolare che contrassegna i suoi lavori? “I miei pezzi sono unici – dice – Mi piace dare al musicista qualcosa di diverso da quello che ho realizzato in passato. E poi adoro cambiare le decorazioni. E’ una cosa che richiede ogni volta parecchio tempo in più, ma non è una scelta razionale. L’istinto  mi porta a lavorare in questo modo. Diversamente mi annoierei”.

Ma la musica le ha permesso di superare momenti di difficoltà? “Per me gli inizi dell’ attività sono stati piuttosto duri fa sapere- e come spesso capita a molti, ho fatto la classica gavetta. Ho vissuto periodi in cui, contro un impegno totale, non ricevevo  un riscontro adeguato da parte dei musicisti. Trovo che questo mestiere possa essere molto difficile e richiederti notevoli sacrifici. Per certi versi si può dire che sia anche fonte di “sofferenza”, ma la cosa straordinaria è che allo stesso tempo ti dà la possibilità di superare i momenti bui. E sa come? Grazie al fatto che il lavoro manuale non è mai disgiunto da un’ attività di pensiero. La tua fatica porta sempre a qualcosa di positivo”.

                                                                                                                            Cinzia Ficco

 


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