Fabio Zuffantiritorna a scrivere dopo lo “sfogo” di “O Casta Musica”.
Musicista dedito al Prog, ma non solo, può vantare una
carriera ventennale caratterizzata da infiniti progetti paralleli, una lunga
lista di trame che si intrecciano e che sono il simbolo dell’iperattività,
della varietà di idee, dell’intraprendenza, della tenacia e, aggiungo io, del
coraggio, perché scegliere di vivere di musica, di questi tempi, è decisione da audaci.
L’ultimo libro da lui scritto, “Ma che
musica suoni?”nasce forse per caso, e coincide con un
cambiamento personale che porta Zuffanti a realizzare un nuovo disco “solo”, che
ha significato soprattutto il dedicarsi ad un progetto musicale di cui è l’assoluto
conduttore, più regista che protagonista sul campo. Il prodotto tangibile è l’album
“La
quarta vittima”, rilasciato nel Gennaio scorso, che nel suo iter
realizzativo è stato accompagnato dalla stesura di una sorta di diario che,
step by step, è diventato il mezzo per raccontare gli elementi significativi di
un percorso di vita, alcuni dolorosi, tutti decisivi per arrivare a scelte e a pianificazioni
future.
Non esiste una cronologia dei fatti, ma un continuo mix di
situazioni che allacciano il passato remoto agli accadimenti presenti, questi
ultimi essenzialmente legati al confezionamento del nuovo disco, non mero fatto
tecnico, ma susseguirsi di incontri e stagioni che convivono con i ricordi,
spesso duri da rivivere.
Fabio Zuffanti si mette a nudo, rivelando parte della sua
sfera intima, sottolineando episodi che tutti nel tempo accumulano, ma che
pochi decidono di regalare al mondo.
Trovo che il raccontare quello strato del passato vissuto
come negativo sia terapeutico, una sorta di liberazione, un esorcizzare qualche
“fastidio” che si è riusciti a superare e che proprio grazie al cambio di stato ci ha regalato forza e
consapevolezza dei nostri mezzi.
La lettura di “Ma che
musica suoni” scorre piacevole, con la sensazione di essere davanti allo
schermo intenti a guardare delle immagini che passano, a volte sentendole
proprie, spesso provocatrici di immedesimazione. Che bel film potrebbe nascere!
Un libro per pochi? Adatto ad una nicchia di persone? Beh,
Zuffanti è abituato alle situazioni esclusive, visto il genere che ama e
propone, ma sono certo che anche il lettore casuale, lo “spettatore” non
musicofilo, potrà apprezzare uno spaccato di vita che è molto comune nella sua
descrizione, non esclusivo di una città o di un’espressione culturale.
La presentazione avvenuta alla Libreria Ubik di Savona si è
dimostrata una piacevole occasione per
parlare di musica, di vita, di progetti, di personaggi più o meno famosi e,
come è normale fare quando ci si confronta con Fabio Zuffanti, della nuova idea
che sta nascendo dietro all’angolo, in attesa di essere colta e sviluppata.
I primi dieci minuti dell’incontro alla Ubik, sono
testimoniati dal filmato a seguire.
Magazine Cultura
Fabio Zuffanti: “Ma che musica suoni?”- Presentazione alla Ubik di Savona
Creato il 09 novembre 2014 da Athos Enrile @AthosEnrile1
Fabio Zuffantiritorna a scrivere dopo lo “sfogo” di “O Casta Musica”.
Musicista dedito al Prog, ma non solo, può vantare una
carriera ventennale caratterizzata da infiniti progetti paralleli, una lunga
lista di trame che si intrecciano e che sono il simbolo dell’iperattività,
della varietà di idee, dell’intraprendenza, della tenacia e, aggiungo io, del
coraggio, perché scegliere di vivere di musica, di questi tempi, è decisione da audaci.
L’ultimo libro da lui scritto, “Ma che
musica suoni?”nasce forse per caso, e coincide con un
cambiamento personale che porta Zuffanti a realizzare un nuovo disco “solo”, che
ha significato soprattutto il dedicarsi ad un progetto musicale di cui è l’assoluto
conduttore, più regista che protagonista sul campo. Il prodotto tangibile è l’album
“La
quarta vittima”, rilasciato nel Gennaio scorso, che nel suo iter
realizzativo è stato accompagnato dalla stesura di una sorta di diario che,
step by step, è diventato il mezzo per raccontare gli elementi significativi di
un percorso di vita, alcuni dolorosi, tutti decisivi per arrivare a scelte e a pianificazioni
future.
Non esiste una cronologia dei fatti, ma un continuo mix di
situazioni che allacciano il passato remoto agli accadimenti presenti, questi
ultimi essenzialmente legati al confezionamento del nuovo disco, non mero fatto
tecnico, ma susseguirsi di incontri e stagioni che convivono con i ricordi,
spesso duri da rivivere.
Fabio Zuffanti si mette a nudo, rivelando parte della sua
sfera intima, sottolineando episodi che tutti nel tempo accumulano, ma che
pochi decidono di regalare al mondo.
Trovo che il raccontare quello strato del passato vissuto
come negativo sia terapeutico, una sorta di liberazione, un esorcizzare qualche
“fastidio” che si è riusciti a superare e che proprio grazie al cambio di stato ci ha regalato forza e
consapevolezza dei nostri mezzi.
La lettura di “Ma che
musica suoni” scorre piacevole, con la sensazione di essere davanti allo
schermo intenti a guardare delle immagini che passano, a volte sentendole
proprie, spesso provocatrici di immedesimazione. Che bel film potrebbe nascere!
Un libro per pochi? Adatto ad una nicchia di persone? Beh,
Zuffanti è abituato alle situazioni esclusive, visto il genere che ama e
propone, ma sono certo che anche il lettore casuale, lo “spettatore” non
musicofilo, potrà apprezzare uno spaccato di vita che è molto comune nella sua
descrizione, non esclusivo di una città o di un’espressione culturale.
La presentazione avvenuta alla Libreria Ubik di Savona si è
dimostrata una piacevole occasione per
parlare di musica, di vita, di progetti, di personaggi più o meno famosi e,
come è normale fare quando ci si confronta con Fabio Zuffanti, della nuova idea
che sta nascendo dietro all’angolo, in attesa di essere colta e sviluppata.
I primi dieci minuti dell’incontro alla Ubik, sono
testimoniati dal filmato a seguire.
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