Intervista a Sandra Ennas – Sardegna Ricerche
di Alessandro Ligas
Essere dei maker vuol dire passare dalla parole ai fatti… [Ci vuole] cervello e fantasia. Ma anche macchine a taglio laser, fresatrici, plotter di stampa e taglio, scanner, altri strumenti hardware e software, Arduino, ad esempio (Sandra Ennas)
Il FabLab è nato a seguito del fenomeno dei makers (artigiani tecnologici) e dall’entusiasmo emerso durante la prima edizione di SINNOVA 2013, il primo salone dell’Innovazione in Sardegna, messo in evidenza sopratutto sulle pagine dei social media dell’ente. Un Fabrication Laboratory in Sardegna con l’obiettivo di promuovere l’innovazione tecnologica offrendo a tutti la possibilità di sperimentare nuove forme di creatività e condividere i propri progetti in rete. Nato con un finanziamento di circa 530 mila euro come “prima opportunità per giocare con le tecnologie e “sporcarsi le mani” senza fare grossi danni e… magari realizzando oggetti utili” dice Sandra Ennas responsabile del FabLab.
Un FabLab, un ambiente, attraverso il quale si possano cogliere e mettere in pratica le opportunità delle idee e dei progetti concreti, altamente innovativi, che nascono nel territorio. Un laboratorio d’incontro tra le botteghe della “tradizione” e il luogo dell’artigiano digitale. Uno spazio suddiviso in tre aree distinte ma collegate tra loro dalla creatività e dalla voglia di fare: area officina: open space dotato di attrezzature (fresatrici, laser cutter, ecc), e attrezzi da assemblaggio e lavoro; area coworking: open space che ospita l’area elettronica (con schede arduino e altri componenti), l’area stampa 3d, l’area vinyl cutter e altre piccole macchine e l’area meeting: spazio attrezzato adatto a riunioni, piccoli seminari, incontri.
Ambiente che grazie alle edizioni del programma “Generazione Faber” ha assegnato, ad oggi, 38 borse del valore di 5.000,00 euro ciascuna a disoccupati o inoccupati residenti in Sardegna che hanno realizzato, ed stanno tutt’oggi concretizzando, i propri progetti di sperimentazione avvalendosi del FabLab di Sardegna Ricerche. Progetti che rispondono a problemi tecnici o risposte ad esigenze realmente avvertite dalla collettività che consistono nello sviluppo di un prototipo o di un processo, nella creazione di oggetti di design, in attività di digital fabrication o nel riutilizzo di oggetti di produzione industriale.
Il laboratorio è aperto a tutti quelli che hanno creatività, immaginazione e voglia di costruire e progettare in uno spazio condiviso. Un luogo di condivisione di spazi, di conoscenze e di relazioni, ma soprattutto di crescita.
Abbiamo incontrato Sandra Ennas responsabile del Settore Trasferimento Tecnologico di Sardegna Ricerche che ci ha spiegato cosa è e come funziona il laboratorio dell’ente regionale.
Cos’è un FabLab
Un FabLab è uno spazio ad accesso aperto construmenti e macchinari per la fabbricazione digitale. Un luogo di incontro tra macchine e creativi.
Come funziona
I FabLab sono una vera e propria risorsa aperta al territorio. Chi vi accede oltre ad avere a disposizione strumenti e attrezzature per la realizzazione di tantissimi oggetti, trova assistenza operativa, formativa, tecnica e logistica. Ad essi si accede facilmente, tutti i FabLab hanno un regolamento. Tutti i FabLab adottano la Fab Charter, ossia un documento che stabilisce le regole elementari di funzionamento e di condotta e garantisce lo scopo etico e sociale delle strutture. Ad esempio molti FabLab (e anche il nostro) prevede una tariffa di iscrizione e dei costi per l’utilizzo delle macchine. Una delle modalità più diffuse per l’utilizzo dei macchinari è l’acquisto di crediti, una sorta di moneta interna con i quali viene pagato il tempo di utilizzo delle macchine. I crediti possono essere oltre che acquistati guadagnati tenendo dei seminari all’interno dei FabLab e in alcuni casi facendo manutenzione alle macchine o comunque aiutando gli altri.
Come, perché e con quali obiettivi nascono?
I FabLab sono nati presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology) e hanno avuto unacostante crescita, a tratti non pianificata.
Nel 1998 un professore del MIT di Boston, Neil Gershenfeld, che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere, al FAb9 in Giappone, tenne un corso intitolato “Come costruire (quasi) qualsiasi cosa”,in cui faceva lezioni sulle tecniche additive e sottrattive di stampa in 3d, su come tagliare e plasmare i materiali, di elettronica e microcontrollori, di programmazione. Si era reso conto che gli studenti del MIT erano sempre più teorici e sempre meno pratici. Se oggi si contano più di 250 FabLab, più o meno distribuiti sui cinque continenti, vuol dire che Neil aveva proprio visto giusto!
Quello vostro, di SR, perché è nato?
Come Neil Gershenfeld ha constatato in quel di Boston, anche i nostri giovani (ingegneri, architetti o meno) sardi hanno poca manualità; il FabLab è una prima opportunità per giocare con le tecnologie e “sporcarsi le mani” senza fare grossi danni e… magari realizzando oggetti utili.
Che differenza c’è tra un FabLab ed un MakerSpace?
Sono tutti e due dei laboratori aperti per la fabbricazione digitale, solo che mentre il FabLab deve essere attivo e partecipe della rete globale dei FabLab, con la quale deve condividere strumenti e processi (ad esempio deve sottoscrivere la Fab Charter), i makerspace sono dei laboratori di making indipendenti.
Un FabLab consente di conoscere e imparare ad utilizzare le nuove tecnologie di fabbricazione digitale, e di realizzare i propri oggetti ed invenzioni in un ambiente “collaborativo”, dove vige il principio della collaborazione reciproca.
Quali sono gli strumenti della nuova rivoluzione industriale?
La cosiddetta “Terza Rivoluzione industriale” si avvale di strumenti che permettono un nuovo modo di produrre digitale (autoproduzione). Chris Anderson nel suo libro “Makers – Il ritorno dei produttori”, predice che nel prossimo decennio gli innovatori potranno produrre le proprie idee e distribuirle da soli, sfruttando il web e le nuove tecnologie. Insomma, anche i “visionari” saranno liberi di realizzare e creare senza intermediatori… e a bassi costi.
Mi ricorda molto Jeremy Rifkin, in “La società a costo marginale zero”, dove dice che “si sta affermando un nuovo sistema economico” che sta trasformando il nostro modo di organizzare la vita economica, democratizzando l’economia globale e dando vita a una società ecologicamente più sostenibile. Una società dove si potrà vivere in comunità sempre più aperte e dove l’Internet delle Cose (IoT) spingerà la produttività fino al punto in cui il costo marginale di numerosi beni e servizi sarà quasi azzerato, rendendoli praticamente gratuiti, abbondanti e non più soggetti al mercato. Un’economia ibrida, orientata sia al mercato capitalistico che al Commons collaborativo…
Estremizzando si. Premesso che non sono un’economista, e la mia opinione sarebbe poco supportata da conoscenze, io penso che il tema delle comunità aperte e collaborative meriterebbe una trattazione separata. Presso Sardegna Ricerche abbiamo uno sportello che assiste i sardi nelle questioni della tutela della proprietà intellettuale, e alla luce della mia esperienza posso dire che il sistema (italiano, ma anche internazionale) non è preparato a dare risposte a tutte gli aspetti cruciali della tutela delle idee in ambienti collaborativi come i FabLab. Insomma c’è ancora tanto da fare.
Foto tratta dal gruppo FB FabLab Sardegna Ricerche
Chi sono i Makers?
I Makers sono gli artigiani curiosi e con tanta voglia di costruire oggetti, e con la passione per la tecnologia digitale.
Cosa vuol dire essere dei Maker?
Vuol dire passare dalle parole ai fatti. Disegnare e costruire, avere passione, saper lavorare con gli altri e naturalmente conoscere la fabbricazione digitale.
Come si diventa maker, che competenze si devono avere?
Oltre alla curiosità e passione… sono avvantaggiati gli smanettoni (informatici) ma anche i designer o gli architetti o semplicemente dei bravi tecnici con tanta voglia di imparare
Che ruolo ha la rete per i Makers?
E’ fondamentale per condividere, promuovere e in alcuni casi anche vendere i prodotti realizzati.
I makers ed il fai da te della tecnologia.
Il movimento dei maker ha scardinato il paradigma della tecnologia ad alto costo, ossia per pochi. Questo è un grande passo avanti. Una vera forma di “democrazia tecnologica”.
Quali sono le tre principali azioni che dovrebbero attuare le istituzioni per supportare lo sviluppo dei Makers.
Le istituzioni dovrebbero:
- Innovare
- Rinnovarsi
- Investire sulle persone
- Sfruttare tutte le risorse europee per favorire la diffusione della cultura e rafforzare le competenze dei giovan
Si dice che i makers e le stampanti 3D siano il veicolo per riuscire ad uscire da questa crisi, e che grazie alla Fabbricazione digitale si sta attuando la terza rivoluzione industriale…
La fabbricazione digitale è solo una bellissima opportunità. Non è certo la sola. Di certo l’acquisire competenze potrà modernizzare la manifattura artigianale creando nuove opportunità di business per le imprese e nuove opportunità spendibili nel mercato del lavoro. Mettiamola così: per vincere e diventare dei bravi artigiani e imprenditori bisogna farsi i muscoli. Il Fablab è un’ottima palestra.
Quanto è importante tarare un FabLab alle esigenze del territorio?
E’ fondamentale per trovare la chiave del successo, come in tutti i business che si rispettano. In Italia non facciamo fatica a declinare le attività di un Fablab, data la profonda vocazione artigianale e la ricchezza di prodotti di alto design.
Aggiungo che per un’istituzione pubblica, che cerca di non fare concorrenza con il mercato, questa impresa è ancora più dura.
Come si può aumentare il tasso d’innovazione di un territorio?
Favorendo la diffusione delle competenze, creando luoghi di incontro e scambio, stando al passo con i tempi. Un “maker” forte e competente oggi ha più speranze di diventare un buon imprenditore domani.
Che difficoltà incontrano i makers e come le risolvono?
Per quanto riguardala nostra esperienza ad oggi il punto critico è la trasformazione dell’idea in business. A questo cerchiamo di dare risposta con altri strumenti finanziari di supporto all’innovazione da parte del nostro ente.
Le stampanti 3D sono il simbolo di questa nuova rivoluzione industriale, quali sono le competenze necessarie per utilizzarle?
E’ fondamentale saper utilizzare i software di progettazione e modellazione 3D compatibili con le stampanti e conoscere le caratteristiche e le possibili applicazioni dei materiali che vengono utilizzati. E poi, tanta manualità e pazienza.
I makers “non sono soltanto” utilizzatori di stampanti 3D, quali altri strumenti utilizzano?
Il cervello e la fantasia. Ma anche macchine a taglio laser, fresatrici, plotter di stampa e taglio, scanner, altri strumenti hardware e software, Arduino, ad esempio.
Quali risultati ha ottenuto il FabLab e quali saranno i suoi prossimi passi?
Inaugurato a febbraio del 2014 il FabLab di Sardegna Ricerche conta ad oggi oltre 100 iscritti tra persone fisiche e imprese. Sono state erogate ad oggi 38 borse del valore di 5.000,00 euro nell’ambito del Bando Borse Generazione Faber destinata a diplomati e laureati sardi inoccupati e disoccupati e finalizzato a favorire la realizzazione all’interno del FabLab di Sardegna Ricerche dei loro oggetti edinvenzioni e ad acquisire competenze nella fabbricazione digitale.
Sono stati organizzati periodicamente, ad ampia richiesta e partecipazione, seminari e workshop sulla stampa 3D, sulla realizzazione di stampanti RepRap, Arduino, Wearable, corsi che stiamo già riproponendo ciclicamente.
E’ stata istituita la Banca Dati Maker, luogo di incontro tra le capacità e le competenze dei maker e le potenziali esigenze di progettazione, prototipazione e sperimentazione provenienti dal mondo delle imprese regionali, che conta ad oggi 86 iscritti e che viene promossaanche attraverso il Bando Microinventivi per l’Innovazione e la Fabbricazione Digitale.
Aggiungo che la gestione del laboratorio è meno banale di quanto si immagini. Pensa che adesso il responsabile del Fablab è un giovane e brillante ingegnere, Fabrizio Sotgiu, cui ho ceduto di recente lo scettro. Ma non opera da solo. Abbiamo dovuto avviare una “macchina organizzativa” strutturata per venire incontro alle esigenze dei giovani maker.
I prossimi passi? Continuiamo così. Nel 2015 rilanceremo altri progetti per i giovani e per le imprese.
Cosa vuol dire, secondo te, innovare?
Per me che lavoro in una Pubblica amministrazione?
Si
Innovare significa spingere l’acceleratore verso tutto ciò che è nuovo e rompe gli schemi. Andare controcorrente. Snellire le procedure e la burocrazia. Ma soprattutto ascoltare i giovani e le imprese.
In un “tweet” cosa consigliate a chi vuol diventare maker.
Vienici a trovare al FabLab di Sardegna Ricerche. In alternativa ..Do it yourself
Ti ringrazio