Fabrizio Gatti è Bilal: viaggiare, lavorare, morire da clandestini

Creato il 23 aprile 2010 da Kindlerya

Il 12 per cento delle persone che partono dalle coste della Libia e dalla Tunisia non arriva in Europa. Il 12 per cento significa che tra 182 passeggeri su questo camion, 22 moriranno. E se di questo si salveranno tutti, del prossimo ne moriranno forse 44. Oppure 66 di quello che verrà dopo.” Dura novanta minuti ed è lo spettacolo del Terzo Millennio: la cronaca letta, vista, cantata e suonata del viaggio più tragico dei nostri giorni: l'immigrazione clandestina.
E' difficile trasmettere un carico di emozioni così forti come quello che si prova entrando nella Storia dalla porta posteriore, analizzandola nelle sue viscere di ingiustizia e oblio. E' difficile soprattutto quando si tratta di una Storia parallela a quella ufficiale, che nessuno conosce ma che permea alla radice ogni singolo gesto della nostra vita quotidiana.
E' difficile, eppure Fabrizio Gatti ce l'ha fatta. Ha attraversato il Sahara da clandestino, in un viaggio dal Senegal all'Italia senza fine, incontrando affiliati di Al Qaeda e scafisti senza scrupoli, superando le frontiere e infiltrandosi sia nelle organizzazioni criminali africane che nelle aziende europee che sfruttano la nuova tratta degli schiavi. Si è fatto arrestare come immigrato clandestino vivendo sulla propria pelle l’osceno trattamento dei centri di permanenza temporanea.
Ha scoperto i nomi, le alleanze e le complicità dei governi che non fanno nulla contro questo traffico disumano e poi, con il suo stile semplice e profondo allo stesso tempo, ce lo ha riportato con la precisione e la delicatezza di un vero professionista: con cuore, bisturi e clessidra, Gatti ci prende per mano uno per uno, in un appello a cui nessuno può mancare, in un percorso dal libro allo spettacolo teatrale.
Uno spettacolo che non è solo momento di pura arte musicale, grazie al gruppo di suonatori e cantanti guidati da Gualtiero Bertelli che alternano brani sul tema con canti e suoni dei paesi africani, canti tradizionali italiani, ma che è denuncia di crimine contro l'umanità.

[africa]

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