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Facciamo che non mi guardi?

Da Caffenero

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Al parco a volte mi diverto, ma solo a volte. Quel clima tra le mamme da “mercato delle zucche” non mi piace. Quanto è alto tuo figlio? Quanto pesa tuo figlio? Che numero di scarpe porta tuo figlio? e non sempre riesci ad attraversarle con un sorriso da ho-posteggiato-l’astronave-dietro-l’angolo-non-capisco-non-parlatemi. In più ci si mettono anche i bambini.

“Mamma, guarda ci sono altre mamme con cui puoi parlare!” No, amore, facciamo che oggi non le guardiamo. Mamma avrebbe voglia di contarsi le dita sul naso, guardare per aria e pensare ai fatti propri, un po’ come fai tu quando ti gira.

“Mamma, hai visto c’è la mamma di G.?” Sì, caro, facciamo che la lasciamo stordire quella che ha di fianco e noi stiamo qui. Un’altra cronistoria della sua vita con salti pintarici tra un’epoca geologica e l’altra magari oggi me la risparmierei.

“Mamma, hai visto che la mamma di L. ha un bimbo nella pancia? anche la mamma di S. all’asilo con me e pure la mamma di M anche lui in classe con me!” A me l’idea delle sezioni separate sembra buona: figli di mamme-che-hanno-già-dato in una classe, bambini con futuri fratelli a venire dall’altra.

Ho indetto una campagna molto personale per rapporti positivi, creativi che non mirino alla competizione e alla critica ingiustificata. Molto spesso si può ribaltare la situazione non dando spazio ad atteggiamenti negativi. A volte, lo so, l’insicurezza tende a confrontare i bambini con i coetanei, ma bisogna saper contenere le conseguenze che questo porta.

No, oggi facciamo proprio che non mi guardi.

(Image from www.freedigitalphotos.net)


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