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Facciamo finta che sia vero - Adriano Celentano

Creato il 26 gennaio 2012 da Alboino
Facciamo finta che sia vero - Adriano Celentano
Da tempo abbiamo imparato a conoscere Adriano Celentano non solo come uno dei maggiori interpreti della canzone italiana ma come portavoce di un disagio esistenziale ormai latente nel nostro Paese. Ancor più dopo l’uscita di questo suo nuovo lavoro possiamo considerarlo come il portavoce ufficiale di denuncia di tutto ciò che in Italia non va. “Facciamo finta che sia vero” non è solo un disco di musica leggera; è un vero e proprio manifesto che rasenta e detta una linea comportamentale che i cittadini italiani forse da tempo hanno dimenticato. Di più è un capolavoro, una piccola opera d’arte che vanta un parterre di collaborazioni davvero invidiabili. Celentano duetta con Battiato, Jovanotti, Manu Chao, Raphael Gualazzi, Pacifico e poi si avvale della collaborazione di artisti come Trilok Gurtu (percussionista e batterista indiano), Phil Palmer (chitarrista jazz/rock inglese e turnista di fama mondiale) e Nicola Piovani; per finire la partecipazione del filosofo Manlio Sgalambro è la ciliegina sulla torta.
Questo disco è a detta dell’autore “un grido di rabbia” dove la politica, i temi sociali, la rabbia dei cittadini è espressa in maniera forte e in alcuni casi con accuse circostanziate e pesanti. E’ il malumore che in questi tempi serpeggia fra i cittadini espresso in musica, a cominciare dalla title track “Facciamo finta che sia vero”
siamo nelle mani del peggiore stile di vita
nelle mani di insensati governanti
che si danno il turno
mentre navighiamo senza più comando
in preda alla tempesta


i servi del potere si vendono per quattro soldi
pappagalli ammaestrati
che ripetono ossessivamente
sempre le stesse irresponsabili bugie
dobbiamo risvegliare adesso le coscienze

per continuare con il tema del sottosviluppo e dello sfruttamento dei paesi terzi che Adriano canta in  compagnia di Jovanotti, Franco Battiato e Giuliano Sangiorgi in “Non so più cosa fare”
Sento che sto precipitando dentro un acquario senza pesci,
mentre una radio sta annunciando
che la giù la pace ancora non c'è.
C’è poi il tema del precariato e dei giovani senza lavoro o con quel tipo di lavoro definito atipico che altro non è che lo sfruttamento delle persone, il tema seppur nascosto tra le parole e una musica da divertissement è molto pressante e lo stesso Celentano né è consapevole
Anna parte al mattino dal primo binario
al solito orario
Anna dice buongiorno al padrone
per educazione,
e mentre lavora da buona impiegata
non fiata


Anna mette la sveglia e riparte da zero
Altalena di andata e ritorno da un secolo
intero,
dal primo binario e senza scordare l’orario
come repliche di uno spettacolo da oratorio…
Anna cambia le scarpe il vestito… fa gesti di
rito
Anna… all’infinito…
e l’amore è già una mania
un’altra bugia…

Ma le accuse più grosse le troviamo nei due testi più politici dell’intero album: il primo “La cumbia di chi cambia” (testo e  musica di Jovanotti), così recita
i funzionari dello stato italiano
si fanno prendere spesso la mano
inizian bene e finiscono male
capita spesso che li trovi a rubare
e fanno cose che stan bene solo a loro
a usufruire di vantaggi esagerati
così abbandonano ogni tipo di decoro
e si comportano come degli impuniti


i funzionari dello stato italiano
sembrano spesso personaggi da vetrina
sotto alla luce sono belli ed invitanti
quando li scarti poi ti accorgi che eran finti

io non ci credo che tutti gli italiani
sotterrerebbero l’amianto nei campi
infangherebbero il nome degli avversari
al solo scopo di non averli lì davanti
e comprerebbero la partita agli arbitri
ma in quanto arbitri si farebbero comprare
racconterebbero bugie su una disgrazia
è l’occasione che fa l’uomo criminale

io mi inchino ai valori della resistenza
ogni paese ha la sua rivoluzione
Se c’è qualcuno che c’ha voglia ballare
si faccia avanti si faccia avanti

e il secondo testo con parole e musica dello stesso Celentano considerato il capolavoro massimo, racconta
Diffida di chi ti vuole vendere
specie quando dicono:
non importa se ora non paghi
basta mettere una firma
sul mutuo
e diventerai un bel padrone del nulla


ma così non va
ci dobbiamo fermar…
soltanto così
l’Italia si salverà
serve solo un po’ di coraggio
per davvero ricominciare


La solitudine dell’uomo
vive
vive nel marcio
di quelle bustarelle comunali
che concepiscono
quartieri già infettati
ma per cambiare un po’ ci costa

da una globalità
che ama giocare
coi nostri guai
Gli Stati invocano la crescita
ma l’unica via contro lo Spread
per una sana e angelica
economia:
è la decrescita

Senza abbassare lo stipendio
di chi non ci arriva
alla fine del mese
rinunciando a qualcosa
per primi, gli industriali

Per concludere con il vero e proprio manifesto del disco che per l’importanza di quello che dice, Celentano decide di decantarlo piuttosto che cantarlo
E allora l’Italia sarà bella come una volta
senza più nessuno che vuole dividerla…
spaccarla, invocare la secessione…
E la gente sarà felice perché avrà qualcosa da AMARE
qualcosa che è dentro il proprio DNA… la BELLEZZA
La bellezza di un Italia UNITA, dell’ambiente,
di come sono fatte le case, la belleza della gente che si
incontra nelle PIAZZE,
nei BAR, nei piccoli NEGOZI.
La bellezza delle cose fatte a misura d’uomo dove la corruzione
e la violenza non possono attecchire, perché sarebbero
troppo esposte.
Quella bellezza che è dentro di noi, fin dalla nascita
e ci tiene saldamente attaccati alla VERITA’
poiché nasce dalla VERITA’ e non ci permette di fare
cose di cui vergognarsi,
perché la bellezza è ovunque: nell’uomo, nelle donne,
nei vecchi, nei bambini, nelle PIETRE.
Anche se i partiti e i governi arraffoni di tutto il mondo
dopo il famoso Boom economico…
l’hanno mezza massacrata…
Ma noi possiamo ricominciare,
e fare le cose da capo,
perché lei è lì
è lì che ci aspetta
fin dalla notte dei tempi.

Naturalmente ci sono, com’è giusto che sia anche pezzi meno politici, più semplici ma sono brani che seppur parlano d’amore lo fanno con una delicatezza e un approccio difficile da riscontrare nei brani d’autore contemporanei.
In definitiva non c’è molto da aggiungere ad un disco considerato capolavoro se non l’invito ad acquistarlo e ascoltarlo almeno una volta al giorno per prendere coscienza dei nostri guai e dove ci troviamo in questo momento.  

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