I negazionisti, dopo essere ricorsi alle più diverse strategie per screditare i ricercatori indipendenti, ora adottano sofisticate tecniche di programmazione neuro-linguistica per tentare di ingannare il maggior numero possibile di lettori ed attivisti. In primo luogo, notiamo che l’idea del prelievo in quota è solo un pretesto: quasi tutti gli articoli ed i commenti sono dedicati non al tema decisivo, ma a delegittimare Tanker Enemy, non sempre in modo diretto, ma attraverso insinuazioni ed allusioni.
Sia i titoli sia le foto degli articoli, in un modo o nell’altro, contengono cenni a Rosario Marcianò che, anche quando non è menzionato espressamente, è l’idolo polemico. A lui si attribuiscono commenti pieni di insulti e di diffamazioni. Questo non è per nulla vero, ma è continuamente ripetuto, mentre le smentite non sono state pubblicate. Gli interventi sono dovuti quasi tutti a disinformatori storici: essi ostentano apprezzamento per l’iniziativa che sanno essere una colossale truffa.
Nessuna raccolta di fondi sarà mai eseguita da codesti personaggi, controllati e diretti dai servizi, il cui scopo è pure quello di carpire dati ed informazioni dai cittadini che potranno essere così schedati (lo scandalo noto come “Datagate” insegna).
"Facciamo i test" è una frode, un trabocchetto! Per lanciare le sonde occorre una speciale autorizzazione dall’E.N.A.V. La richiesta va inoltrata con 45 giorni d’anticipo.
La richiesta del NOTAM, disciplinata dalla circolare ENAC ATM-05, oltre a richiedere la presentazione di alcuni documenti allegati, impone un grave limite agli organizzatori: deve essere tassativamente presentata almeno 45 giorni prima del lancio, perciò una volta individuata la “finestra di lancio” ed ovviamente la località da cui eseguire il rilascio, bisogna compilare due “notiziari” sugli appositi moduli: uno speciale, contenente tutti i dati utili (caratteristiche esterne del velivolo, coordinate del sito, limiti laterali e verticali, la durata prevista del volo, la velocità ascensionale, il raggio in cui si presume svolgere l’attività, il nome e recapito del responsabile del lancio, le caratteristiche del trasponder, se previsto) ed uno generale (caratteristiche costruttive, eventuale presenza di equipaggio (!), servizi sanitari e di emergenza ecc).
Bisogna altresì osservare una serie di norme molto vincolanti. Visto il peso della sonda (sopra i tre kilogrammi), su cui deve essere installata l’idonea attrezzatura (payload), compreso il paracadute, sistema G.P.S., computer di bordo etc., è obbligatorio il transponder. Dopo che è stato eseguito il fantomatico prelevamento tramite sonda, è indispensabile portare il campione in un laboratorio specializzato e certificato affinché sia eseguita l’analisi. A questo requisito non si accenna neppure nel sito-civetta.
Senza scendere nello specifico (si vedano i documenti allegati), compiere un prelievo con le sonde atmosferiche, non è una passeggiata, ammesso e non concesso che l’E.N.A.V. accordi l’autorizzazione, sempre che appunto non la neghi per i motivi più disparati. Di solito si accampano non meglio definite "ragioni di sicurezza". Soprattutto la necessità di chiedere il placet con 45 giorni di preavviso è di fatto un ostacolo notevole, in quanto non si può prevedere quale sarà la giornata più idonea per il lancio.
I costi sono molto elevati: solo il trasponder grava con i suoi 1.682 euro. Questo strumento andrebbe comunque perso, insieme con il resto dell'attrezzatura, una volta esplosa la sonda, se, come accade spesso, il paracadute non dovesse aprirsi correttamente. Inoltre sul blog non è stato inserito un modulo per ricevere i contributi e ciò conferma come il sito sia stato creato per ben altri obiettivi.
Gli ostacoli possibili sono legati ad una serie di imprevisti. Si possono incontrare venti fino a 300km/h: i venti possono allontanare il pallone sonda dalla zona di lancio di centinaia di chilometri. Una volta che il pallone è stato lanciato, non si può più intervenire. Possono scaricarsi le batterie e si può perdere il segnale G.P.S. Potrebbero verificarsi malfunzionamenti dell'elettronica, a causa delle bassissime temperature. Potrebbe essere difettoso il pallone e scoppiare prima. Si potrebbero sbagliare i calcoli e ci si ritroverebbe con la sonda sul picco di una montagna. In effetti questi lanci di solito sono compiuti nel deserto o in ampie pianure in cui, bene o male, si sa che si potrà recuperare il pallone. Nel nostro territorio si aggiunge il problema dell'orografia. In parte aiutano le previsioni sulla traiettoria, ma, commettendo anche piccoli errori di calcolo, può accadere che lo strumento precipiti in un luogo inaccessibile.
Si noti che, in una sua risposta, tale Federico Venturi, l’uomo di paglia del sito, asserisce che il prelievo avverrà ad un’altitudine di 6000-8000 metri. Qui casca, anzi vola l’asino! Moltisimme scie sono rilasciate a quote inferiori. E’ evidente che la scaltra proposta segue le orme del falso prelievo compiuto in Germania. Se mai il test sarà attuato, sarà una simulazione, un imbroglio.
Siamo disponibili ad un secondo prelievo in loco, per cui è necessario il seguente supporto tecnico: due piloti, due tecnici specializzati, un notaio, due addetti alle riprese video, un velivolo Pilatus PC 6, le autorizzazioni al volo. Il punto dolente è proprio quest’ultimo: dubitiamo che gli enti preposti, gli stessi che censurano e disinformano, le concedano, intuendo qual è il fine dell’operazione.
Infine l’unico test che sarà svolto sarà un altro: vediamo quanti cadono nella trappola con l’escamotage di un insesistente prelievo in quota. Vogliamo scommettere che dietro questa sceneggiata si nasconde il famigerato C.I.C.A.P.?
Collegamenti utili:
Gli involucri dei palloni-sonda
Autorizzazione al lancio: IL NOTAM
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