Facciamo il punto con... Fabio Gremo

Creato il 02 gennaio 2015 da Athos Enrile @AthosEnrile1
Intervista già pubblicata sul web magazine UNPROGGED
 (http://www.unprogged.com)

Il Tempio delle Clessidre è un gruppo genovese che da circa otto anni propone Musica Prog, sintetizzata nei due album sin qui usciti, l’omonimo e alieNa tura. Superfluo ricordare la loro storia agli amanti del genere, ma è bene sottolineare che Il Tempio ha vissuto momenti importanti al di fuori dei nostri confini, dall’estremo Oriente all’Occidente, e di fatto si possono considerare tra i primissimi gruppi del nuovo corso progressivo italiano. Come evidenziato nell’intervista a seguire, strada facendo è avvenuto un cambiamento molto importante, che ha visto l’avvicendamento del vocalist, da Stefano “Lupo” Galifi a Francesco Ciapica, mentre il resto della band è quello originario, con Elisa Montaldo alle tastiere - e voce - Giulio Canepa alla chitarra, Paolo “Paolo” Tixi alla batteria e Fabio Gremo al basso. Ed è proprio a quest’ultimo che Progressive World ha posto qualche domanda, che permette di spaziare sul mondo in transizione del Tempio, e al contempo fornisce un’immagine diversa del bassista… chitarrista, Fabio Gremo.
L’intervista… Il Tempio delle Clessidre è una delle più importanti realtà Prog del panorama attuale, ma occorre partire dalla genesi e proseguire con l’evoluzione, dal momento che il cambio di vocalist non è stato un atto qualsiasi, ma ha portato, forse, a modifiche degli obiettivi: come definiresti in sintesi la vostra storia? Dalla nascita del gruppo nel 2006 ci sono stati alcuni passi cruciali che hanno portato alla veste attuale; tra questi sicuramente passare dalla riproposizione di “Zarathustra” alla composizione di brani originali, ed i primi concerti all’estero, ma in particolare la nuova voce ha avuto il peso di una piccola rivoluzione, cambiando drasticamente l’immagine e l’impronta sonora del Tempio. Nonostante la crisi di partecipazione siete molto attivi nella fase live: è questa la dimensione che preferite? La composizione dei brani permette di affrontare nel profondo tematiche ed atmosfere, liberando la fantasia e curando attentamente ogni dettaglio, ma senza alcun dubbio è nei concerti che si sprigiona la nostra maggiore carica emotiva. Nonostante questo, non possiamo dire di avere una cospicua attività dal vivo, raggiungendo a fatica le dieci esibizioni in un anno. Avete suonato fuori dai nostri confini, dalla Corea all’America: quali sono le maggiori differenze rispetto all’Italia, sia dal punto di vista dell’audience che da quello organizzativo? Non credo si possa tracciare una sostanziale linea di demarcazione tra l’Italia e l’estero su questo argomento, in quanto anche nel nostro Paese abbiamo assistito a manifestazioni organizzate particolarmente bene a dispetto della nomea; nella nostra limitata esperienza abbiamo comunque constatato un diffusa abitudine a frequentare assiduamente i concerti rispetto a qui, inoltre il musicista viene rispettato e considerato alla stregua di un qualunque altro lavoratore. E’ anche vero che concerti organizzati davvero male oltralpe non ne ho mai visti… Elisa Montaldo è uno dei pochi esempi di brava musicista donna dedita, anche, ad un genere così complicato: oltre al suo grande ruolo tecnico e creativo, riesce ad essere determinante - come solo certe donne sanno fare - nel mantenimento degli equilibri interni che, fatalmente, in ogni gruppo, necessitano di continua cura? Elisa ha sicuramente delle pregevoli doti compositive ed esecutive, tuttavia nel gruppo gli aspetti organizzativi sono condivisi e lo stesso si può dire della cura degli equilibri. Di certo Elisa ha un modo tutto suo di interagire con noi e sa farsi voler bene! Quale sono state le difficoltà maggiori e quali le facilitazione nel passare da un mostro sacro come Stefano “Lupo” Galifi al giovane e promettente Francesco Ciapica? Onestamente la difficoltà maggiore è stata digerire alcune importanti partecipazioni dal vivo del rinato Museo Rosenbach, che invece prima erano state prospettate a noi… questo non fa che confermare che nel prog l’interesse maggiore è posto nei confronti dei gruppi storici (quantomeno di origine italiana), piuttosto che nel sostegno delle nuove realtà. Per il resto, lavorare con un cantante capace e versatile come Francesco, più in linea con il nostro stile ed i nostri obiettivi, ha portato una sferzata di energia vitale nel Tempio, dal punto di vista umorale, compositivo e concertistico. Esiste un momento preciso in cui avete avuto la netta sensazione di aver fatto il salto di qualità, non legato alle reazioni del pubblico, ma alla crescita della vostra autostima? Secondo me non abbiamo fatto nessun salto di qualità, nel senso che siamo sempre il solito gruppo amatoriale con velleità professionali, ma dovendo scegliere un momento in cui abbiamo sentito di vivere qualcosa di davvero speciale la mia mente vola sicuramente all’esperienza di Seul: lì ci siamo sentiti un gruppo vero, a tutti gli effetti. Immagino che parlare della Black Widow come vostro supporto continuo sia superfluo, ma… per quale/i aspetti sono stati realmente da 10 e lode? La Black Widow è un’ottima etichetta, che però tratta un genere di nicchia, pertanto non riesce a gestire completamente tutti gli aspetti essenziali (management, organizzazione tour, promozione personalizzata, etc.) che possono effettivamente far compiere ad un gruppo un passo decisivo in termini di carriera professionale. Per qualunque altra attività sono ineccepibili. Mi fai la tua classifica dei migliori tre gruppi prog, al di fuori dei nostri confini? Rivolgendo lo sguardo al passato come al presente scelgo senza esitazione: Gentle Giant, Änglagård, Opeth. Qualche mese fa ho assistito al vostro esordio acustico, in occasione della presentazione della “Passio” dei Latte e Miele, ed il risultato è stato, a mio giudizio, incredibilmente bello: può diventare un progetto da riproporre con continuità? Che cosa toglie e che cosa da, a voi, l’acustico rispetto all’elettrico? Anche per noi è stata una bellissima sorpresa, abbiamo affrontato i nostri brani con un approccio diverso, più intimista, cercando di valorizzare l’aspetto evocativo più che l’impatto energetico. E’ stato emozionante sentire i brani scaturire da un substrato acustico che abbiamo scoperto essere perfettamente adatto se non addirittura congeniale alla nostra musica. Questa sensazione ci ha spinto ad elaborare nuove idee per il prossimo album, oltre ad accendere il desiderio di ripetere l’esperienza dal vivo. Il tuo strumento, all’interno della band, è il basso, ma il tuo approccio è di stampo chitarristico; è uscito ad inizio anno il tuo album “solo”, dove ti esprimi attraverso la chitarra classica, proponendo quindi una versione diversa di “Fabio Gremo”: che tipo di riscontri hai avuto? Quali soddisfazioni? Quali finalità? Sono felice di quanto sono riuscito a fare con il mio primo album da solista, poiché è sostanzialmente una emanazione di me, mi ci ritrovo a tutti gli effetti. La soddisfazione più grande è data dal non essere sceso a compromessi, ho potuto fare tutto secondo la mia sensibilità… ed intendo proprio tutto, poiché oltre ad aver composto ed eseguito le musiche ho anche scattato le fotografie e scritto le didascalie che descrivono i brani, ho seguito i lavori in studio e l’impaginazione, ho finanziato la stampa… in definitiva è un lavoro completamente mio… e ne sono orgoglioso. Chi volesse entrare in contatto con il mio mondo musicale, ma anche emozionale, non potrebbe scegliere un approccio migliore.
Sbaglio o hai recentemente ricevuto un premio importante? Lo scorso settembre sono stato invitato alla Festa della Musica organizzata in Villa Rossi a Genova Sestri Ponente dai ragazzi del Live Club, sia in veste di chitarrista concertista, sia come coordinatore di un seminario sulla storia della chitarra classica. Al termine dell’evento mi è stato conferito un apprezzatissimo riconoscimento per l’attività musicale svolta nella mia città, cosa che ho voluto interpretare come uno sprone per fare sempre del mio meglio per questa passione stupenda. Il Live Club è un locale molto bello ed attivo per quanto riguarda la musica dal vivo a Genova… e come nella migliore tradizione ho scoperto poc’anzi che ha appena chiuso… cosa si diceva a proposito del pubblico estero? Che tristezza. Possiamo disegnare i progetti imminenti de Il Tempio delle Clessidre e quelli personali di Fabio Gremo? Attualmente con il Tempio stiamo lavorando ai brani per il terzo album, che speriamo di pubblicare già entro la prima metà del 2015. Per quanto riguarda il sottoscritto, sono in procinto di completare gli arrangiamenti orchestrali del nuovo album di IANVA, sto componendo musica classica (o quasi) per violoncello ed altri strumenti, ho in progetto un secondo album solista e collaborerò con una o due nuove formazioni, una a carattere cantautorile col mio amico Federico Giacobbe, l’altra… beh, è una sorpresa!


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