Puntata che parla di musica come il titolo del libro scritto da Stefano Bollani, “Parliamo di musica” , e che vuole spiegare il bello della musica. Con parole semplici, con il suo spirito libero, sfatando insidiosi luoghi comuni e svelando i segreti di un laboratorio fantastico, quello dell’improvvisatore. Un libro che fa cambiare atteggiamneto ver
“Le note dipendono tutte da come vengono usate. L’idea che per capire la musica si debba per forza possedere un certo bagaglio culturale, spesso è una scusa per pigri, o una medaglia acquisita sul campo per chi crede di essere fra quelli che la “capiscono”. Avere gli strumenti per godere della musica non significa conoscere né l’armonia né l’epoca in cui è stata scritta né il retroterra culturale del compositore, ma riconoscere qualcosa che abbiamo dentro e che risuona.”
Un libro che parla di musica comunque e da qualunque punto di vista. ” A me piacciono le voci maleducate, non educate, però personali e alla fine mi piacciono di più del bravo cantante.
Bollani è un vorace ascoltatore, dai Beatles a Frank Zappa, da Elio e le Storie Tese a Giacomo Puccini, da Bill Evans alla bossanova di Antonio Carlos Jobim.
Bollani è un pianista che ci guida nella comprensione dei suoni e delle loro diverse chiavi di lettura, fino a farci scoprire che si tratta di un percorso dentro le nostre stesse percezioni nascoste. È un pianista che critica Beethoven perché anche lui viene venduto. “Io voglio dire, attenzione a non distinguere le cose artistiche da quelle fatte per essere vendute, perché, oggi, viviamo in un mondo dove le cose artistiche vengono vendute a caro prezzo, vedi l’arte contemporanea ma, a volte, le cose fatte per vendere sono di alto artigianato. Voglio dire che spesso si possono confondere. I musicisti fanno musica anche per campare e non c’è nulla di male a vendere la propria musica”.
Musica alta e bassa, un mito da sfatare, perchè ormai camminano insieme.
Bollani è essenzialmente un pianista jazz che non rifugge altra musica, spazia in un repertorio ampio purchè passionale. “Si può cantare con un’intonazione approssimativa anche senza aver studiato canto e le tecniche della respirazione così come suonare, come facevano gli uomini primitivi, cantavano e suonavano, dopo noi abbiamo organizzato tutto. Molti esperti di musica continuano a mantenere in un recinto per pochi la musica. L’unico loro interesse è quello di sentirsi più bravi, e questo vale per tutte le branche della cultura, nel senso che l’interesse per chi scrive un libro e vuole sentirsi un grande scrittore è quello di sentirsi dire che è diverso da Federico Moccia. Essere un musicista è lo stesso. In realtà basterebbe scendere i campo e dimostrarlo. Essere diversi non comporta chiudersi in un palazzo e dire sono bravo”.
Bollani piano piano, prova a smontare una serie di luoghi comuni, che invece di avvicinare la gente alla musica finiscono per allontanarla. Anche perché per Bollani i generi musicali sono nati eslusivamente per poter parlare di musica ma spesso finiscono per creare barriere che spaventano l’ascoltatore. Questa visione della musica limita le nostre possibilità di ascolto. Lasciamo che aumenti il nostro
Forse la vera lezione che ci vuole trasmettere Bollani è che di musica non si dovrebbe parlare, parlandone ce ne allontaniamo. La musica va suonata, va ascoltata e basta.