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Facciamo un po’ di ordine nel nostro cervello (Parte II)

Da Psytornello @psytornello

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Dove eravamo rimasti? Nel post precedente abbiamo accennato a come il nostro cervello filtra le innumerevoli informazioni che gli arrivano ogni secondo, evitando di sovraccaricarsi. Resta che qualcosa dobbiamo comunque tenere a mente, e per farlo in modo efficiente il nostro cervello ha imparato fin dagli albori ad associare la memoria di un oggetto al luogo fisico in cui esso si trovava. Per i nostri progenitori era infatti importante sapere “dove” fossero le cose essenziali (il cibo, i rifugi ecc.): una qualità che può tornare utile a noi oggi per archiviare informazioni. “Non abbiamo bisogno di sapere dove abbiamo messo ogni singola forchetta o coltello o cucchiaio”, esemplifica Levitin, “perché abbiamo un cassetto dove teniamo tutte le posate insieme”. E’ un’idea che va estesa a tutto ciò che le nostre case contengono. Non per nulla, gli oggetti che perdiamo più spesso sono quelli che in genere non hanno una collocazione fissa, come le chiavi o gli occhiali da lettura, che possono servirci in più luoghi diversi, dove poi li abbandoniamo dopo averli usati. La soluzione, in un caso, è tenere una ciotola per tutte le chiavi, possibilmente vicino alla porta d’ingresso, nell’altro avere per esempio più di una copia di occhiali da tenere in posti diversi. Esempi replicabili per altri oggetti.  Nell’organizzare lo spazio intorno a noi, però, bisogna tener conto di una scoperta cui gli esperimenti di neurologia cognitiva sono giunti di recente: la nostra mente non è capace di gestire contemporaneamente più di quattro diverse categorie. Nella pratica di tutti i giorni, ciò significa che è meglio non suddividere mai le nostre cose, siano esse attrezzi da bricolage o i faldoni dove teniamo i documenti personali, bollette e ricevute, in più di quattro, ricordando che l’ultima categoria deve essere sempre mista e contenere tutte quelle cose per le quali, per numero o bassa frequenza di utilizzo, sarebbe poco economico creare un archivio a sé. Se facciamo pochi lavori in casa, sarà inutile separare i tipi di viti e di chiodi che possediamo, se invece amiamo i lavori di falegnameria sarà bene dividerli in categorie per poterli trovare rapidamente.

La regola del quattro è valida anche quando si tratta di organizzare il nostro tempo. Come abbiamo già visto è fondamentale approntare liste di cose da fare e, utilizzando questo nuovo dato, Levitin consiglia di dividere gli impegni in quattro categorie: cose di cui devi occuparti subito; cose che puoi delegare; cose che puoi affrontare in un altro momento; cose che non meritano la tua attenzione.
Un’altra strategia utile è dedicare momenti specifici della giornata a determinate attività, come rispondere alle email. Anche in questo caso, c’è un dato importante da considerare: l’importanza di riservarsi un po’ di tempo libero.
Le indagini di neurologia cognitiva più recenti hanno infatti dimostrato che sono i momenti di sonno o di relax, quando il pensiero spazia senza apparente scopo o filo logico, quelli in cui il nostro cervello riordina ciò che ha appreso e crea categorie e legami tra le cose: “Una grave mancanza di sonno nei primi 2-3 giorni dopo l’apprendimento di qualcosa può seriamente danneggiarne l’acquisizione”, precisa Levitin. Ecco perché diventa importante cercare, ogni giorno, di lasciare qualche minuto libero per noi stessi, ed è fondamentale non intaccare mai le ore dedicate al sonno.
Paradossalmente, lasciare a noi stessi un po’ di tempo libero potrebbe anche aiutarci a vincere quello che probabilmente è il nemico numero uno dell’ordine: la naturale tendenza umana a rimandare le attività meno gradite.

La soluzione a molti problemi che appaiono fuori dalla nostra portata arriva infatti spesso grazie all’attività di riorganizzazione neuronale che avviene durante il riposo. Bisogna assolutamente evitare, quindi, le notti in bianco. La vera svolta in questo campo, però, sta nel comprendere che, per sua natura, il nostro cervello cerca soddisfazioni immediate spingendoci a intraprendere compiti facili e di breve durata. Come aggirare questa predisposizione per ottenere risultati più importanti, che spesso richiedono anni per essere realizzati fino in fondo? Semplice: dividere ogni impresa in parti più piccole e programmarle nel tempo, ottenendo così soddisfazione da ciascuna di esse.
Perché. come insegna Levitin, usare al meglio il nostro cervello assediato dalle informazioni dipende solo da noi.

Fonte: Focus. Scoprire e capire il mondo. N. 265 – Novembre 2014


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