Faccio la scrit-trice!

Da Flavialtomonte

Ho riflettuto sempre sull’idea di scrivere. Scrivere scrivere dico. Ho sempre cercato di assemblare la scrittura con la mia vita, e con il mio modo di fare, di pensare e di dire. Ne è venuto fuori un conglomerato dal sapore di caffè. E il caffè non sempre è buono. Ci son tipi di caffè che anche con tre cucchiai di zucchero sono amari, ma amari amari. Altri pure se ci metti tanto caffè sono lenti, ma lenti lenti che una lumaca li sorpassa. Altri ancora forti sono, e forti rimangono anche a distanza di anni, anche se il caffè è nella mensola, macinato da due anni, ma questo a me non è mai successo. A casa mia si consuma parecchio. Ora per esempio, è l’ora del caffè. Alle tre in punto ci ritroviamo tutti in cucina a bere il caffè, ed è un bel rito, ci si sente inglesi svegli e in anticipo. Capite?

E quindi ogni tanto penso cosa ci faccio io con la scrittura, quanto tempo dedico alla scrittura, e quante scene riesco a trasmettere con la scrittura. Una bella prova del nove, ma anche del dieci che un po’ me lo merito. Precisamente il 13 marzo la mia valigetta di caffè compie un anno. E scusate se uso il diminutivo, che non a tutti fa piacere.
Non so dove ho sentito che i diminutivi a Milano li usano sempre. Ah, al cinema l’ho sentito. Proiettavano ‘Benvenuti al nord’ e in una scena c’era Siani che diceva al barista “Ma qui a Milano chiamate tutte le cose col diminutivo… il caffettino, il frappettino, il mocaccino… e cappuccino che invece è il ‘cappuccino’ lo chiamate cappuccio. Mah”

Ci sono attori che sono anche scrittori, cantanti, acrobati, saltimbanchi, fattucchieri, parrucchieri, calzolai, cantieri, edifici, balconi, spray per le ascelle, smalto per le unghie, Vix, Lisoform, Mesulid… tutto. Ci sono attori che fanno tutto. Io no. Anche se mi sarebbe piaciuto essere balcone, per capire cosa si prova a rimanere appesi. Ho avuto l’esperienza di cadere, ma di stare appesa proprio no. Son caduta così tante volte, da piccola, che ne porto i segni. È proprio vero: gli artisti si portano dietro i segni della vita. Chiari e concisi.
Dunque, io faccio prevalentemente due cose: recito e scrivo, e le due cose insieme potrebbero funzionare, solo che non c’ho mai provato, né sento il bisogno di farlo. Però ammiro chi fa tante cose e riesce a farle coincidere, chiamandosi cant-attore, ball-attore, music-attore e scrit-tore. Eccolo! ‘Sono un genio!’ mi son detta.

Il prossimo che mi chiede ‘Cosa fai nella vita?’ rispondo ‘la SCRIT-TRICE’ e lo scandisco ben bene, così che se mi si domanda ‘Perché lo dice così?’ posso spiegare che sono due cose in una sola: scri-ttrice e a-ttrice. Eh che cavolo!


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