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Che cosa è successo: il furbetto Mark (che, i maligni hanno prontamente fatto notare, fatica ad avere un'idea originale che sia veramente sua) ha deciso di sfruttare il social network da lui creato per raccogliere idee per la sua sfida personale per il 2015. Gli hanno risposto in 50.000 dei 23 milioni di followers, molti dei quali hanno deciso che al loro idolo non avrebbe fatto male leggere qualche libro in più. Zuckerberg ha deciso di accettare il consiglio, impegnandosi per il 2015 a leggere un libro ogni due settimane e di farlo in compagnia degli utenti di Facebook, creando una pagina ufficiale per il suo book club, A Year of Books, che ad oggi conta 212.167 like. Quanti poi parteciperanno attivamente a lettura e discussioni resta tutto da vedere, visto che questo tipo di progetti raccoglie sempre un discreto entusiasmo iniziale che poi tende a scemare quando gli spiriti si raffreddano.
Al momento il fenomeno è ovviamente in grande ascesa, tanto che il primo libro scelto da Zuckerberg per dare il via al progetto, La fine del potere. Dai consigli di amministrazione ai campi di battaglia, dalle chiese agli stati, perché il potere non è più quello di un tempo. (The End of Power, 2013) di Moises Naim risulta completamente esaurito su tutte le piattaforme di acquisto digitale, compresi i colossi Amazon e Barnes&Noble.; Per questo c'è già chi paragona il creatore di Facebook a Oprah Winfrey, la regina dei talk show americani che nel 1996 ha dato vita a un suo bookclub di enorme successo, dotato da un paio d'anni anche si una sua piattaforma digitale, Oprah’s Book Club 2.0, e di un profilo Twitter (ma non di una pagina Facebook, guarda caso). Come saprete Oprah è da anni diventata l'angelo protettore di ogni scrittore o aspirante tale, dato che l'essere scelti nel suo book club implica automaticamente incrementare le proprie vendite fino all'800% (è capitato a Di' che sei una di loro (Say You’re One of Them,2008)di VUwem Akpan).
A giudicare dai dati di partenza Zuckerberg sembra orientato lungo lo stesso cammino visto che il libro da lui scelto aveva sì beneficiato di discrete vendite ma era decisamente ben lontano dal tutto esaurito, prima di beneficiare del suo sigillo di approvazione.
Naturalmente il ruolo della giornalista come guru della letteratura è stato ampiamente criticato, le sue scelte accusate di qualunquismo, parzialità, dozzinalità. Inevitabilmente, immagino, critiche simili pioveranno sul giovane Mark che già in partenza viene osservato con scetticismo da coloro che considerano i social networks, e Facebook in particolare, principalmente come un mezzo per farsi i fatti degli altri e diffondere globalmente e in modo virale rari esempi di ignoranza. Nonostante l'intento dichiarato del guru di Facebook di privilegiare libri che l'aiutino a "conoscere nuove culture, credi, storie e tecnologie", già sulla prima scelta dell'anno è piovuta qualche critica da chi ha osservato che il libro di Moises Naim sia furbetto quanto la persona che l'ha scelto. L'opera infatti esplora la distribuzione del potere nell'epoca contemporanea, sostenendo la sempre crescente incapacità dei governi nel controllare i cittadini in una civiltà globale e dipingendo questa perdita di potere dei singoli leader come un segno della liberazione dei popoli. Nel farlo però, non solo volutamente ignora gli inevitabili effetti collaterali della globalizzazione esaltando i meriti di un capitalismo senza regole, ma esalta un mondo dove imprenditori nati dalle nuove tecnologie come Zuckerberg la fanno da padrone. Una scelta forse non così casuale o indipendente come il suo autore vuole farci credere, anche se è indubbio che si tratti di un'opera controversa, che ben si presta ad essere oggetto di discussione nel club del libro.
Al di là delle dietrologie sul saggio proposto da Zuckerberg potremmo chiederci se gli intenti del giovane milionario siano poi così puri e "culturali". Da diverse settimane infatti le grandi case editrici americane sono alla ricerca di nuovi sbocchi sul mercato digitale che vadano al di là del monopolio di Amazon. In Italia la polemica Amazon vs Hachette (colosso editoriale terzo al mondo nel campo delle pubblicazioni scolastiche) ha avuto relativamente scarsa risonanza ma le pagine dei giornali americane sono state infiammate per mesi dal braccio di ferro fra le due multinazionali, nel quale la secondo denunciava la prima di imporre agli editori prezzi di vendita troppo bassi per essere sostenibili, sfruttando il suo virtuale monopolio. Ora le grandi case editrici stanno valutando la possibilità di utilizzare i social network come base di vendita per i loro prodotti, indipendentemente da Amazon per cui è abbastanza naturale che a qualcuno sia sorto il dubbio che dietro al nuovo interesse di Mr. Zuckerberg per la carta stampata non ci sia altro che il desiderio di espandere ulteriormente la propria influenza e quella della sua creatura.
Infine, tornando a occuparci più strettamente del tema "book club" sarà interessante vedere come il giovane Mark (o i suoi minion?) intende gestire l'eventuale discussione sul romanzo scelto con potenzialmente migliaia di partecipanti tramite una pagina Facebook: si scateneranno flame? quanto velocemente si andrà fuori tema? e soprattutto ci sarà mai una vera discussione visto che spesso le persone tendono a postare il proprio commento ignorando platealmente quanto gli altri hanno scritto prima di loro?
Se vi piacciono i libri e avete un account Facebook vi consiglio di superare lo snobismo che sempre ci tenta e per lo meno monitorare il fenomeno nel corso di questo 2015. Potreste fare qualche scoperta interessante o, al peggio, farvi due risate!
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